Iniziamo

Arrivo tardi come al solito nel mondo informatico e mi cimento
cosi' per la prima volta con un Blog ....
Ma come dice il famoso detto popolare "Meglio tardi che mai".
Il seguente Blog tratta pertanto svariati argomenti: si va dalla vita personale a Fotografie, dalla Letteratura all'Arte in generale (Musica, Teatro, Cinema), dalla Storia alle Biografie di personaggi famosi, Viaggi, Ricette di Cucina, Eventi e notizie in generale.
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giovedì 23 gennaio 2014

Storia del Teatro Italiano Moderno e Contemporaneo. Quarta ed ultima parte: 1980-2000. Qualche vecchio appunto universitario.

Come promesso in precedenza (nel post del 3 Dicembre 2013) con oggi arriviamo al discorso conclusivo sul Teatro Italiano Moderno e Contemporaneo, fermo restando però che in futuro (neanche tanto lontano) non si approfondisca o si tratti ulteriormente argomenti in materia teatrale, come del resto è stato già fatto qualche volta con qualche biografia o similari (vedi ad esempio post su Harold Pinter, su Julian Beck o sullo spettacolo di Leonardo Manera a Bologna).
Chi ha letto tutti i post è consapevole del fatto che ho diviso in 4 parti gli argomenti sul teatro in Italia, partendo dagli inizi del Novecento fino ad arrivare ai nostri giorni.
Il primo post risale al 23 Settembre 2013 e vedeva proprio l'introduzione all'argomento puntando sul periodo storico che partiva dalla fine dell'Ottocento ed arrivava alla data del 1936.
Era seguito un secondo post, in Ottobre, che riprendeva dal punto lasciato, ossia dal Teatro degli anni '30, ed arrivava fino agli inizi degli anni Sessanta.
Nel terzo e penultimo post invece, quello datato 3 Dicembre 2013, vi avevo lasciato prima con un rapido e schematico riassunto dei punti precedenti e poi ripartendo proprio dal teatro italiano degli anni '60 fino ad arrivare a quello di inizi anni '80.
Si era inoltre dato spazio alle figure di alcuni personaggi, scelti tra migliaia, che più hanno rappresentato e dominato le scene del periodo in analisi; personaggi noti a molti, come ad esempio: Dario Fo e Franca Rame, il regista Luca Ronconi ed infine la complessa ma geniale figura di Carmelo Bene.
Prima di riprendere il discorso dal punto in cui lo avevamo interrotto la volta scorsa, ovvero dal teatro italiano a partire dagli inizi degli anni '80, voglio ricordare come sempre in maniera veloce che se ci fossero persone interessate ad approfondimenti sugli argomenti o che si fossero perse qualche post precedente, possono benissimo trovare nella colonna a fianco, denominata "Etichette", alla voce "Teatro", quanto fino ad oggi è stato argomentato.
 
Scritto ciò, dopo questa introduzione, mi pare che si possa anche iniziare.
Si è visto in precedenza che il teatro che va dal periodo degli anni '60, fino ad arrivare agli inizi degli anni '80 appunto, sull'onda delle agitazioni del periodo (ricordate il 1968 ? l'anno delle contestazioni e dei cambiamenti) si scopre molto più politico di quanto non lo si considerasse prima ed invitava anche i protagonisti dell'epoca e tutti coloro che in qualche modo ve ne facevano parte ad alzare la testa e a lottare per difendere le proprie idee che si volevano nuove e pensate fuori dai soliti schemi e dai canoni più classici del termine.  Per fare ciò occorreva portare il teatro fuori dai luoghi convenzionali e mostrarlo apertamente al pubblico (nel post precedente si è portato l'esempio delle Cantine, ma si possono portare anche altri esempi come le Soffitte, i Magazzini, le Piazze pubbliche e persino gli Appartamenti, basta pensare in tal senso all'America e al Living Theatre che proprio in appartamento ha iniziato a muovere i primi passi fino ad essere conosciuto ed apprezzato in tutto il resto del mondo). Occorreva quindi portare il teatro in mezzo al popolo in modo che anche la gente comune potesse iniziare a guardare e riflettere sul mondo intorno a sé (non più un teatro solo d'élite).
Erano anni in cui dominavano sulle scene opere di satira farsesca che prendevano in giro la politica e chi la faceva (in tal senso abbiamo visto in precedenza Dario Fo e Franca Rame); nascevano nuove forme di sperimentazione (esempio portato in precedenza è stato quello del Teatro Laboratorio di Carmelo bene, fatto chiudere presto per i suoi continui scandali)ed il Teatro Occidentale andava incontro per le prime volte ad altri possibili mondi culturali, come il Teatro Orientale (Cina, Giappone, India e altri) e quello d'oltre Oceano (Americano in particolar modo).

 
Durante gli anni '80, influenzato da quanto visto fino ad ora, il teatro italiano oltre ad andare alla ricerca di nuovi spazi drammaturgici, va soprattutto alla ricerca di nuove giovani menti da formare e grazie a ciò, poco per volta nel corso degli anni, si è fatto strada persino nelle scuole.
Sul finire degli anni '80, si parla infatti di "Gioco della Rappresentazione" che viene portato ai ragazzi di ogni fascia di età (dalla scuola dell'infanzia fino alle Superiori) e che si pone come evento alternativo di incontro tra le varie generazioni.
Il Teatro-Scuola affronta tematiche coraggiose che riprendono però la funzione ludica o civile del teatro in modo così da non appesantirlo e da renderlo gradevole ed istruttivo alle giovani menti.
Questo progetto, cioè quello del connubio tra Teatro e Scuola, è durato per tutti gli anni '90 ed è arrivato fino ai giorni nostri.
E' stata soprattutto l'ETI (Ente Teatrale Italiano), in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione e le singole Regioni, ad occuparsi di portare avanti il progetto educativo teatrale nelle scuole del territorio italiano e a finanziarlo in qualche maniera.
Attraverso il gioco, che coinvolgeva gli alunni di svariate classi, si è riusciti ad occuparsi di lavori teatrali che non solo recuperavano il valore espressivo dei dialetti e delle lingue, ma che avevano anche una funzione di Memoria della Tradizione (esempi rappresentativi che la mia generazione conosce bene, oltre alle più classiche forme di teatro di burattini, infatti si recitava fin da bambini di fronte a un pubblico, di norma composto dai familiari degli alunni, poesiole o filastrocche della nostra tradizione, oltre a favolette e storie con relativa morale finale).
Inoltre, grazie a questo nuovo modo di fare e pensare il teatro, sono nate anche nuove figure professionali specializzate nel settore, come ad esempio: l'Operatore Culturale Teatrale, una sorta di mediatore indiretto che finanzia o promuove le attività in ambito scolastico.
Il Teatro Scuola degli inizi degli anni '80 e '90 si vuole Ludico e Didattico, finalizzato all'Apprendimento e all'Informazione.
 
Insieme al Teatro-Scuola, visto poco sopra, negli stessi anni chi si è occupato di recuperare una funzione della Memoria è stato anche il: Teatro di Narrazione.
Diffusosi in Italia intorno alla metà degli anni '80, il Teatro di Narrazione trova fama grazie a nomi di grande risonanza, come quelli di: Dario Fo e Franca Rame, Marco Baliani, Marco Paolini, Laura Curino, Gabriele Vacis, Ascanio Celestini e tantissimi altri ancora.
L'intento è appunto quello di portare il pubblico, attraverso la sola narrazione, alla conoscenza di storie di ogni tipo che però per lo più si rifanno a fatti realmente accaduti nel nostro paese, come ad esempio: la strage del Vajont; biografie di spicco come quella di Olivetti; o altre tragedie che hanno segnato la nostra nazione (e purtroppo sono tante).
E' grazie alla bravura dei singoli attori che si viene così a conoscere di fatti italiani che costituiscono la nostra memoria e che altrimenti resterebbero nell'ombra più totale. Tutto ciò viene pensato e riproposto di fronte al pubblico attraverso la singola narrazione in una sorta di monologo/canto fatto dall'attore.
Tra i tanti studiosi che in Italia si sono occupati del Teatro di Narrazione vi è anche il professor Gerardo Guccini che nel suo saggio "Teatro e Narrazione: Nuova frontiera del dramma" riporta in quattro parti (più un finale di Appendice) le origini, i contesti e le pratiche espressive di cui il Teatro di Narrazione si è andato a delineare nel corso del tempo.
Scrive a pagina 5 del suo saggio:

Il mio intento è riportare il "Teatro di Narrazione" ad una categoria di eventi più larga e rappresentativa, come la concomitante rinascita dell'oralità e della drammaturgia scritta nel nuovo teatro degli anni '80.

Guccini scrive "rinascita dell'oralità" proprio perché il Teatro di Narrazione, seppur ritrovato negli anni '80, trova le sue origini in una radice ben più profonda e più lontana che risiede addirittura nell'oralità delle storie che si raccontavano già prima del Medioevo (basti pensare ad esempio a Boccaccio e al suo Decameron).
Sul discorso riguardo al Teatro e Narrazione non mi dilungo più di tanto, ma possiamo comunque dire che questo tipo di esperienza teatrale ha aggirato quella che è stata una sorta di crisi della drammaturgia degli inizi anni '80, ritrovando spunti testuali in fatti storici e sociali reali.
Tra i nomi degli attori che hanno più valorizzato il Teatro di Narrazione degli anni '80 e quello odierno (nomi che abbiamo già visto e citato poco sopra) indubbiamente quelli più conosciuti al pubblico sono quelli di: Marco Paolini e Ascanio Celestini.


Marco Paolini, nasce a Treviso nel 1956 ed è indubbiamente una delle figure più interessanti del teatro odierno.
Attore, Autore e Regista, il suo modello di riferimento narrativo è Dario Fo.
Paolini, proprio come Fo, racconta in scena vicende autobiografiche e in particolare quelle riguardanti la sua terra di origine.
I suoi esordi in teatro sono quelli del teatro politico, che pratica dal 1974 fino al 1982, passando poi nell'area denominata "Terzo Teatro" (definizione che indica un universo teatrale costituito da un gruppo attoriale che vuol portare messaggi di etica sociale, si distingue dal teatro tradizionale e da quello di avanguardia, perché vuol dare più importanza a un teatro costruito sulla ricerca di una tecnica sincera. Il Manifesto del Terzo Teatro è stato scritto da Eugenio Barba nel 1976) e lavorando con il gruppo di Pontedera e persino con Eugenio Barba (di cui in futuro scriverò qualche post).
A far conoscere Paolini al pubblico è stato soprattutto il suo spettacolo basato sul romanzo di L. Meneghello ed intitolato "Libera nos a malo". Altro racconto famoso di Paolini è "Vajont", la tragica vera storia della frana di una diga che ha procurato migliaia di vittime innocenti e spazzato via diversi paesi tra cui quello di Longarone.
Con i racconti del Vajont, Paolini, vince il premio speciale Ubu nel 1995 e il premio Idi nel 1998 (spettacolo che è diventato fenomeno televisivo l'anno prima, grazie anche all'adattamento di Felice Cappa e Gabriele Vacis, dove Paolini recitava proprio nei luoghi in cui è avvenuta la tragedia).
Ancora oggi, Paolini gira per teatri, piazze e tutti gli ambienti che lo vogliono ospitare, portando in scena storie di grande interesse narrativo.
 
Con il nome di Marco Paolini è stato fatto poco fa anche quello di Ascanio Celestini (che personalmente ho avuto il piacere di vedere in palcoscenico a Bologna con il suo spettacolo "Scemo di Guerra", dove Celestini ha mostrato tutta la sua abile maestri di narratore incantando ogni singola persona presente).
Nato a Roma nel 1972, dopo la laurea in lettere con indirizzo antropologico si avvicina al teatro.
A partire dalla fine degli anni '90 collabora come attore presso alcuni spettacoli del Teatro Agricolo o di Montevaso e dopo anni di gavetta scrive ed interpreta, in collaborazione con l'attore e autore Ventriglia (o come si definiscono loro due "attautore", termine che coniano per indicare che sono entrambi le cose cioè sia autore che attore) il suo primo lavoro teatrale, nel 1998, intitolato "Cicoria. In fondo al mondo, Pasolini".
La storia racconta di un padre (interpretato da Celestini) e di un figlio (interpretato da Ventriglia) che compiono un viaggio da Foggia a Roma e mangiando cibi poveri (come pane e cipolla), sullo sfondo di un mondo di delicata poesia, portano una lezione pasoliniana sulla vita e sulla morte.
Con quest'opera ha inizio per Celestini tutta una serie produttiva più matura che coinvolge la sua prima fase artistica, che avviene tra il 1998 e il 2000, e che sfocia in composizioni narrative teatrali quali la trilogia intitolata "Milleuno" in cui l'attore affronta il tema della sofferenza del vivere riscattato da una sottile ironia di fondo.
Nel 2000 avviene la svolta nella sua carriera artistica dove progetta, scrive e infine interpreta "Radio Clandestina" in cui tratta delle Fosse Ardeatine; seguono poi opere come "Fabbrica" (nel 2002), "Scemo di Guerra. 4 Giugno 1944" (presentato nel 2004 ed arrivato anche alla Biennale di Venezia) in cui si narrano le vicende personali del padre di Celestini con sullo sfondo l'ingresso degli americani a Roma durante la seconda guerra mondiale; altro spettacolo è "La pecora nera. Elogio funebre del manicomio elettrico (anno 2005 con tematica sui manicomi).
Gli spettacoli di Celestini sono caratterizzati da scenografie semplici (neutre o quasi nulle) e dalla sola sua presenza (al massimo quella di un altro attore o di qualche musicista) sulla scena, di modo che così lo spettatore possa concentrarsi solo sull'ascolto di ciò che l'attore narra/recita con la sua abilità di incantatore (buon uso del ritmo vocale, che risulta rapido e senza pause, che velocizza in tal maniera la narrazione e si pende dalle labbra dell'attore.
Tra i premi ricevuti da Ascanio Celestini ci sono: Premio Ubu (nel 2002 e l'altro nel 2005); Premio Gassman (nel 2004 ricevuto come attore emergente); Premio per la Satira politica; Premio Histryo; Premio Bagutta; Premio Fiesole Narrativa under 40; Premio Flaiano; Premio Tabucchi alla passione civile e nel 2009 Premio Cultura dell'incontro.


Dopo aver visto almeno due nomi di rilevanza (ovviamente come sempre scelti tra migliaia; ad esempio altra persona in campo teatrale che ha lasciato e lascia ancora ora il segno è Emma Dante; ma in un solo post è ovvio che non si possa scrivere di tutti dovendo fare delle semplici delineazioni e per lo più storiche) ritorniamo e concludiamo con il discorso sul teatro che va dagli inizi degli anni '80 ed arriva ai nostri giorni.
Fino ad ora abbiamo visto che il teatro sposta i propri orizzonti altrove già dalla fine degli anni '70 e si porta persino nelle scuole dove viene usato come mezzo ludico per uno scopo che cela una situazione più seria quale quella di non perdere la Memoria della nostra nazione; altro mezzo espressivo che si muove su questa linea di pensiero appena vista è anche il Teatro di Narrazione.
Ora racchiudere il teatro degli anni '80 e quello dei nostri giorni in qualcosa di definito come si è fatto per il teatro negli altri anni non è ancora del tutto possibile, vuoi perché ancora oggi attingiamo a repertori più classici (anche se li stravolgiamo e rimodernizziamo), vuoi perché ancora il teatro si pone come mezzo espressivo di Ricerca continua (ma questo lo fa in ogni secolo in cui vive), vuoi perché il Teatro è una forma espressiva di origini talmente antiche (a partire dai Greci ai nostri giorni si parla di interi secoli) che ogni volta muta la propria pelle (inoltre a partire dagli anni '90, incontra e collabora anche con altre forme artistiche espressive differenti e di nuova nascita, quali i Video - televisivi o cinematografici poco importa - e la Radio) che non si potrà mai avvolgere il Teatro in un contenitore preciso e ben definito.
Certo che il Teatro oggi, quello che ci arriva nelle sale, è un teatro che parte dalle basi tradizionali e poi le stravolge e le rimodella a suo uso e consumo, magari giocando anche su quella che è la richiesta del mercato del consumo oggi.
Ad ogni modo il Teatro (almeno per quanto mi riguarda) resta una perenne magia che cattura la mente e i cuori di chi l'apprezza con sincerità e di chi lo vive e lo conosce a fondo.
Detto ciò chiudo questo post nella speranza che vi abbia fatto piacere leggere qualche riga di tanto in tanto sull'argomento e con la gioia di aver potuto condividere una delle mie più grandi passioni con chi segue questo blog.

Fonti ed Immagini:

L. Perissinotto, Teatro a Scuola. Aspetti, risorse, tendenze, edizioni Utet, anno 2001.

Gerardo Guccini, Teatro e Narrazione: nuova frontiera del dramma, dispensa scritta dal professore per il corso di Storia del Teatro e dello Spettacolo I, Università degli studi di Bologna, anno accademico 2001/2002.
 
 
 
 
 
http://www.klpteatro.it/fabbrica-ascanio-celestini-recensione

 
 
 







 




 

 
 

 
 

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