Iniziamo

Arrivo tardi come al solito nel mondo informatico e mi cimento
cosi' per la prima volta con un Blog ....
Ma come dice il famoso detto popolare "Meglio tardi che mai".
Il seguente Blog tratta pertanto svariati argomenti: si va dalla vita personale a Fotografie, dalla Letteratura all'Arte in generale (Musica, Teatro, Cinema), dalla Storia alle Biografie di personaggi famosi, Viaggi, Ricette di Cucina, Eventi e notizie in generale.
Percio' Benvenuto a chiunque voglia seguire queste pagine.

martedì 28 aprile 2015

Billy compie un anno. Gli Auguri sul blog.

Cinque mesi fa (esattamente in data 24 Ottobre 2014) avevo scritto un primo post sull'arrivo in famiglia di un nuovo componente a quattro zampe che ha rivoluzionato le nostre esistenze.
Il cucciolone, che come ormai ben sapete si chiama Billy, da allora ne ha fatta di strada e giorno dopo giorno ha imparato cose nuove e altrettante ne ha insegnate lui a noi.
In sostanza è stato fin da subito un rapporto che ci ha permesso di crescere tutti insieme (ho sempre pensato e continuerò a farlo per tutta la mia vita che dagli animali possiamo imparare tanto).
Come intitolava quello stesso post quindi "un cane ti cambia la vita ... in meglio" e questa cosa continuo a riscontrarla ancora oggi.
Billy che cinque mesi fa è arrivato, in quel giovedì pomeriggio di Ottobre, dalla Sicilia e da "La casa di Milly" presso cui era ospite, direttamente a casa nostra e che ci ha subito regalato amore incondizionato.
Allora lui aveva solo 6 mesi e al suo arrivo pesava solo 17 chili (mentre dall'ultima visita veterinaria, effettuata la settimana scorsa, ad oggi siamo invece già a quota 30 chili).
Billy che fin da subito, non appena messa la sua zampotta in casa per la prima volta, si è appropriato del divano facendone suo "lettino" personale (divano a tre posti che palla di pelo spilungone occupa ovviamente per intero).
Billy che ti segue ovunque con quei suoi occhioni grandi e dolci (soprattutto nelle fasi di preparazione del cibo) e che ha distrutto numerosi teli copridivano personalizzandoli con il suo tocco di artista e lasciandoli con dei buchi così grandi che si possono riutilizzare come costumi da fantasmi per Halloween.
Billy che non è solo Billy ma che è stato soprannominato in tanti modi da parte mia e di chi lo conosce (avete presente tutti i nomignoli che si usa dare ai nostri amici a quattro zampe da "amore mio" fino a "brontolo", per il suo modo a volte di sbrontolare controvoglia, da "geometra" oppure "ombra" perché ti segue ovunque fino a "crocca" perché goloso di crocche per cani).
Billy, che come scritto nel post del 14 Gennaio 2015, cresce sempre di più e regala grandi soddisfazioni.
Grandi soddisfazioni soprattutto oggi che siamo al 28 di Aprile e che compie finalmente 1 anno esatto !!!
Ecco perché il post di oggi è dedicato a lui "piccolo e già grande Billy" e non mi importa se ci saranno persone che non comprenderanno questo mio amore profondo e che magari sorridendo penseranno questa è proprio scema che dedica un post solo al suo cane (non mi curo fortunatamente di ciò che pensa chi non può capire di cosa scrivo e cosa intendo dire).
Billy oggi fa un anno e questo (insieme a una doppia razione di crocchette per cani e a un grande osso come regalo) ci riempie di buon umore e ci permette di festeggiarlo a modo nostro.
Concludo quindi il post con i migliori Auguri al piccolo pelosone di casa e vi lascio con alcune sue foto che testimoniano quanto sia cresciuto intanto.


Billy da cucciolo (mentre dorme sul gradino de "La Casa di Milly")

Ancora una foto in prestito da "La casa di Milly" di Billy cucciolo

Aspettando il rientro del suo papà da lavoro

In attesa che si inizino le operazioni culinarie

con uno dei suoi giochini (palla a corda che può distruggere)

sull'attenti (o gioca a far la statua non si capisce bene)

guardando il tramonto dal terrazzo di casa

gli occhioni dolci stile "gatto con gli stivali"
 
Un saluto finale dal suo musino

lunedì 20 aprile 2015

Viaggio in un mondo storto. Impressioni sullo spettacolo presentato il 17 aprile a Marzabotto con Mauro Corona e Ginevra Di Marco

Venerdì scorso, presso il teatro di Marzabotto, si è svolto lo spettacolo intitolato "Viaggio in un mondo storto" (spettacolo che rientra nell'ambito di una rassegna spettacoli in  appennino intitolata "Parole e Musica 2015") e che vedeva protagonisti lo scrittore friulano Mauro Corona (in questo blog a lui è stato dedicato un post l'undici marzo del 2014, con la recensione di uno dei suoi libri) e un gruppo musicale, al cui interno erano presenti due degli ex componenti del famoso gruppo CSI (alias Consorzio Suonatori Indipendenti), dove l'aggraziata voce di Ginevra Di Marco dominava la scena.
Ho usato il termine "dominava" perché, a mio avviso, quello che doveva essere un incontro equo tra Dialogo e Musica alla fine si è rivelato essere maggiormente un vero e proprio concerto.
Procediamo per ordine o si crea confusione.
Avevo saputo della presenza di Mauro Corona a teatro dal giornaletto informativo del comune di Marzabotto (conferma poi avuta durante la visione di un precedente spettacolo con Simone Cristicchi protagonista e di cui vi ho parlato il mese scorso).
Spinta quindi dal piccolo trafiletto introduttivo, dal fatto che di Corona ho letto svariati testi e dalla curiosità di vederlo di persona su un palcoscenico e non, come di tanto in tanto accade, di fronte alla telecamera di una televisione, sono andata a vederlo.
Riporto brevemente, prima di commentare lo spettacolo, quanto scritto sul trafiletto di cui poco sopra ho accennato:

La più bella voce della musica popolare italiana incontra lo scultore, alpinista, scrittore del Vajont...
Percorsi tra canzoni popolari, canzoni d'autore (alcune inedite) e le parole di un poeta della montagna.
Raccontano le anime inquiete che popolano le valli, i burroni, i sentieri di un mondo quasi scomparso ma che resiste. Un mondo oggi storto ma che vuole sopravvivere e creare una nuova società con nuovi valori a partire dal rapporto dell'umanità con le proprie radici e con la natura.

Scritto ciò, credo che quanto uno (inteso come spettatore) si aspetta è che ci sia una sorta di comunicazione tra Musica e Narrazione, cosa che, come accennavo sopra in realtà c'è stata ma solo in minima parte.
Lo spettacolo, iniziato tra le altre cose con mezz'ora di ritardo (ma passiamoci pure sopra, visto che ci può stare a causa della numerosa gente in sala da sistemare e dell'accordare magari gli strumenti sul palco), non aveva, giustamente, alcuna scenografia particolare.
Sul piccolo palcoscenico infatti, stavano semplicemente poste due sedie, una sul lato destro e una dalla parte opposta, ed in centro gli strumenti musicali (una batteria, un piano e una chitarra).
Su quelle due sedia, come ben immaginate, da una parte Mauro Corona, dall'altra Ginevra Di Marco.
Sin da subito la bellissima voce della cantante, accompagnata dai suoi compagni della band, ha incantato il pubblico con due canzoni di apertura che riguardavano il tema della Natura (fiumi, boschi e quant'altro) e alla fine si è presentato lui, Mauro, visibilmente intimidito dal rapporto diretto con il pubblico di un teatro (ben altra cosa rispetto a quello di uno studio televisivo) che ha parlato proprio del suo rapporto con madre terra e delle sue origini.
Lo spettacolo è andato avanti così con molte canzoni popolari (dalle svariate tematiche) e i piccoli dialoghi che lo scrittore andava facendo alla fine di ogni due canzoni.
Piccoli dialoghi perché, nonostante con il passare del tempo sul palcoscenico Corona si sia poi abituato al pubblico e sia riuscito ad attirarlo a sé grazie alla sua capacità di narrare storie di altri luoghi e di altri tempi in modo semplice e simpatico), era appunto la Musica la vera regina della serata.
Probabilmente mi aspettavo più Parlato e meno Sonoro e magari, vista la fragilità di quest'uomo nel rapporto con il pubblico, avrei anche introdotto un presentatore (magari poteva essere la stessa cantante) che lo stimolasse di più al dialogo, al racconto.
Credo che Corona, proprio come nei suoi libri, abbia tante storie da poter dare al pubblico e mi è dispiaciuto un poco vederlo in quel piccolo angolo intimidito.
In conclusione quello presentato venerdì sera sul palcoscenico è stato un bello Spettacolo Musicale con un teatro veramente strapieno di gente (pubblico che si è comunque divertito e che sul finale ha persino ballato e cantato la canzone "Malarazza") ma, almeno per quanto mi riguarda, deve e può ancora migliorare qualcosina dei suoi dettagli per poter essere presentato poi nella sua piena totalità.

 
 
IMMAGINI   REPERITE   DA:

http://www.e20bo.it/events/viaggio-in-un-mondo-storto/

http://viviappenninobolognese.it/forum/fotografia/12-viaggio-in-un-mondo-storto

http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/musica/2015/02/17/parolemusica-9-concerti-in-appennino_89e40c3c-49ac-4cfc-a739-298776afd775.html

http://www.radiobruno.it/eventi/ginevra-di-marco-canti-richiami-damore/

http://www.comune.castiglionedeipepoli.bo.it

venerdì 17 aprile 2015

La danza della realtà di Alejandro Jodorowsky

"Le definizioni sono soltanto approssimazioni.
 Qualunque sia il soggetto, il predicato è sempre la totalità dell'universo.
 In questa realtà "impermanente", quello che immaginiamo essere la verità assoluta diventa impensabile.
Le nostre frecce non colpiscono mai il centro del bersaglio perché esso è infinito.
I concetti che la ragione esprime sono veri per me qui, in questa precisa data. Per un altro, più in là, più tardi, possono essere falsi ..... "

Questo pezzo scritto è tratto dal libro di Alejandro Jodorowsky intitolato "La Danza della Realtà".
L'edizione che ritrovo tra le mani è quella della casa editrice Feltrinelli, pubblicata nel 2004 e poi riedita anche nel 2007.
Da questo stesso libro ne è stato tratto anche un film, ma oggi qui scriviamo solo del testo.
Per chi non lo conoscesse Jodorowsky è un personaggio davvero unico e singolare nel suo genere che possiede alle proprie spalle una lunga vita difficile da cui ha saputo trarre il meglio.
Ne "La danza della realtà" è proprio di questa sua vita così particolare che si parla.
Nato nel Cile del Nord nel 1929 e figlio di immigrati ebreo-ucraini, nel 1953 si trasferisce a Parigi dove fonda, insieme a Fernando Arrabal e Roland Topor, il movimento di teatro "panico".
Sintetizzata così potrebbe sembrare una vita come tante ma nel libro si capisce che già dalla sua nascita Jodorowsky è stato destinato all'invenzione di materia nuova, artisticamente parlando, ed inventando nel tempo il concetto di psicomagia.
Per comprendere meglio quanto scritto fino ad ora, riporto quelle che sono le parole del trafiletto di presentazione al testo, scritto dalla traduttrice Michela Finassi Parolo:

La danza della realtà è senza dubbio l'opera più importante, rivelatrice ed ipnotizzante di Alejandro Jodorowsky.
E' una autobiografia che va letta come il romanzo di una vita sorprendente, un'opera che scandisce il percorso di un uomo alla ricerca delle verità ultime e fornisce le chiavi del suo universo filosofico e sciamanico.
L'infanzia dolorosa che aprì la sua sensibilità all'esistenza delle cose, la militanza a Parigi nelle file del surrealismo, la stregoneria medioevale scoperta attraverso lo studio dei tarocchi, la magia degli sciamani messicani, il taoismo zen, la scorribanda tra le arti e i saperi in tutte le latitudini delle culture.
Da queste vicende e da un'infinità di altre esperienze deriva la psicomagia, una pratica che restituisce all'arte e all'immaginazione la loro primitiva funzione curativa dell'animo umano.

In questo trafiletto è spiegato chiaramente di cosa parla il libro e con quali occhi occorre leggerlo.
E' quindi una autobiografia sorprendente quella che si scopre pian piano tra le pagine del libro e dalla quale non si può non restare in qualche modo affascinati.
Lungo i 9 capitoletti si passa così dall'infanzia cruda fino alle esperienze vissute nel percorso di crescita ad uomo, dagli approcci e i lavori nel mondo del teatro per arrivare poi alla fine alla parte sulla psicomagia e allo psicosciamanesimo.
E' un testo che consiglio di leggere agli appassionati di teatro ed arte e anche a chi vuol ritrovare una filosofia di vita differente, profonda e acuta.
"La danza della realtà" di Jodorowsky prende vita proprio dal suo reale, una danza che coincide con gli eventi della sua vita che si incastrano come in un puzzle di una esistenza in cui ogni tassello ha trovato posto con il tempo dopo accurata analisi filosofica temporale.
E' un vissuto artistico quello di Jodorowsky misterioso e profondo che lo stesso artista dopo fatiche iniziali è riuscito a sistemare in qualche maniera in un quadro esistenziale unico nel suo genere.
Lo stile narrativo è comunque scorrevole anche se, a mio avviso, occorre come spesso si fa con libri simili leggerlo con la dovuta calma ed attenzione perché tra le sue righe si possono ritrovare e scoprire perle di saggezza che non devono essere perse nel vuoto.
Consigliato vivamente.
A presto.


 

FONTI ED IMMAGINI:

A. Jodorowsky "La danza della realtà" Feltrinelli editore 2004.

http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/la-danza-della-realta/

http://adriani.altervista.org/author/stuff/jodorowsky_01.pdf

domenica 12 aprile 2015

Il romanzo e la fine della materia. Massimiliano Parente e l'articolo per Le Scienze.

Ancora articolo interessante dalla rivista "Le Scienze" che riguarda stavolta il collegamento tra l'arte, in particolare la letteratura, e la realtà del materialismo della vita.
L'articolo in questione si intitola "Il romanzo e la fine della materia" (pagine da 72 fino a 79) ed è stato scritto da Massimiliano Parente (scrittore e autore di romanzi come "Incantata o no che fosse", "Contronatura" ed il saggio su "Proust e l'evidenza della cosa terribile").
L'incipit mi sembra eloquente e cita così:

Noi siamo polvere di stelle: è un'immagine molto poetica e vera dal punto di vista scientifico.
La materia che compone il nostro corpo è composta di atomi che si sono formati in qualche supernova miliardi di anni fa.
Se vi osservate una mano, come faceva ossessivamente il Monsieur Teste di Paul Valéry, nelle vostre cinque dita non vedrete solo l'arto di un mammifero imparentato con le ali di un pipistrello, le pinne di un pesce o le zampe di un coccodrillo.
Non è escluso, anzi, che nella vostra carne ci siano atomi appartenuti ad un T.Rex, o ad altri esseri umani vissuti milioni di anni prima di voi.

Quanto vuol far capire lo scrittore all'inizio del suo articolo è come l'esistenza, ridotta alla sua realtà molecolare, ci renda come oggetti e come l'uomo, parole dello stesso autore, "abbia dovuto inventarsi un'anima per sopravvivere al proprio triste destino cellulare: la decomposizione".
Sempre tra l'introduzione alle pagine si legge anche:

La scienza moderna ha posto gli esseri umani di fronte all'ineluttabile realtà del materialismo della vita quotidiana e quindi alla sua finitezza. Fino a che punto le arti e la letteratura sono riuscite a rappresentare ed elaborare il problema ?

Nel post di oggi ci si limita a riportare l'articolo perché il discorso è ovviamente ampliabile e se approfondito diventerebbe qualcosa da scrivere a puntate (ovviamente puntate con un proprio inizio e una fine, per restare in tema).
Abbiamo quindi una mente fatta per concepire le cose con un proprio inizio ed una sua fine (credo che lo stesso concetto di universo non ci è ancora chiaro nella sua infinitezza).
L'autore si chiede quindi come l'arte aiuti a comprendere o come abbia per lo meno tentato di risolvere questo problema.
Scrive ancora nel suo articolo:

.... si apre un'altra questione, già accennata addirittura da Galileo Galilei: o l'arte è importante per la conoscenza, o non è poi così importante. In realtà le cosiddette "due culture" (quella umanistica e quella scientifica, riprendendo l'analisi sviluppata da Charles Percy Snow in un suo famoso saggio) hanno cominciato a separarsi solo in tempi recenti. Ma solo perché fino a Darwin, scienza, filosofia e teologia erano una cosa sola. Neppure Newton ha mai pensato ad un mondo "senza Dio"....

E più sotto ancora si legge:

Il dualismo cartesiano, che separa la sostanza della mente da quella del corpo è di nuovo il rifiuto platonico di essere organismi mortali alla deriva in un universo senza scopo. Tuttavia, al contrario, non si dà vera tragedia nell'immortalità e persino il mondo di Shakespeare è un mondo mistico dove mal che vada si diventa fantasmi.

Scienza e Letteratura quindi nel corso dei secoli sono passati dall'essere unite alla separazione, prendendo strade differenti.
Massimiliano Parente porta l'esempio in arte di Marcel Duchamp che ha attaccato l'idea di rappresentazione alla sua base, smettendo di dipingere (perché riteneva la pittura visione superficiale) e inventando un nuovo modo di concepire l'arte facendosi arte stessa.
Credo che gli studiosi d'arte lo chiamino "readymade" ovvero qualsiasi oggetto scelto dall'artista può diventare arte.
Ma se il mondo dell'arte ha accettato il disfacimento dell'arte e quindi la sua finitezza (non perdiamo il concetto base di fondo), come invece la letteratura ha reagito in tal senso ?
Accetta oppure no il suo essere finito ?
In particolare l'autore si rifà al mondo letterario del Romanzo che (se si escludono autori come Proust e Ian McEwan) è rimasto lontano dalle scoperte scientifiche.
A tal proposito si legge nell'articolo:

Così il mondo delle lettere è rimasto pregiudizialmente, ottusamente impermeabile alle scoperte scientifiche, pur di non fare i conti con la fine della speranza della sopravvivenza individuale a lungo termine...

I letterati umanisti quindi voltano la testa dall'altra parte di fronte ai progressi della scienza rifiutandosi di accettare la realtà e cioè che tutto ha una fine e che siamo materia.
La frase dello scrittore Emile Cioran che cita "La morte, che disonore, diventare di colpo oggetto!" e che l'autore dell'articolo riporta chiarisce altrettanto bene il discorso.
Si capisce quindi come sia difficile trovare scrittori che siano realmente consapevoli della realtà evolutiva.
Massimiliano Parente riporta poi un lungo trafiletto sul discorso dell'Entropia e un lungo esempio significativo sullo scrittore già citato a metà del post: Ian McEwan.
Conclude invece poi il suo articolo citando un artista italiano, Gino De Dominicis, che nel 1970 ha pubblicato un testo intitolato "Lettera sull'immortalità del corpo" in cui chiama in causa proprio l'arte, la scienza e il dramma delle cose destinate a finire.
Si legge:

De Dominicis dice: un bicchiere, un uomo, una gallina non sono veramente un bicchiere, un uomo, una gallina, ma solo la verifica della possibilità di esistenza di un bicchiere, di un uomo e di una gallina.
Per esistere veramente le cose dovrebbero essere eterne, immortali>>.

Finiamo qui questo post per oggi.
Chiaro il messaggio dell'autore dell'articolo che da bravo letterato analizza con critica coscienza e lucidità un fatto scientifico, un dato reale che occorre accettare facendo buon viso a cattivo gioco.
Ovviamente nel presente post sono riportate solo minime parti di un articolo che è in realtà più approfondito di così e che riporta svariati esempi di letteratura tutti molto validi e chiarificatori.
E per restare in tema, così come tutto ha inizio ed anche una fine, anche con questo post abbiamo concluso per oggi.
 
FONTI ED IMMAGINI:

Articolo di Massimiliano Parente intitolato "Il romanzo e la fine della materia" pubblicato sul mensile "Le Scienze" di Maggio 2013, pp. 72/79

http://www.lescienze.it/archivio/articoli/2013/05/03/news/il_romanzo_e_la_fine_della_materia-1635471/

http://www.nuoviargomenti.net/il-romanzo-e-la-fine-della-materia/

mercoledì 8 aprile 2015

Ricetta con gli avanzi delle Uova di Pasqua: Il Salame di Cioccolata.

Rieccomi nuovamente qui e come promesso tre giorni fa, il primo post di questo mese di Aprile vede la ricetta preparata con quelli che sono gli avanzi di queste feste pasquali appena trascorse.
Come sempre, in casa nostra, sono entrate le famigerate (almeno per me) Uova di Pasqua e puntualmente, come ogni anno, avendone tante e non sapendo bene cosa inventare le riciclo per fare dei dolci che posso godermi senza sentirmi troppo in colpa (tarlo di noi donne purtroppo).
In un post dell'Aprile del 2012, sempre su questo blog, avevo riportato la ricetta della "Torta al Cioccolato", stavolta invece sono andata a ripescare vecchi quaderni di appunti di ricette e la mia attenzione è caduta sul classico ma conosciutissimo ed efficace: Salame di Cioccolata.
Vediamo quindi come prepararlo.

INGREDIENTI:

80 gr. di Burro o Margarina; 30 gr. di Cacao Amaro; Gli avanzi delle Uova di Cioccolata tagliati o rotti a pezzettoni (ne ho usato circa un tappo, intendo lo stesso bicchiere di plastica che di solito serve a tenere su l'uovo); 400 gr. di Biscotti Secchi; 1 bicchierino (stile tazzina piccolina di caffè) di Marsala (io invece in questa qui ho usato il Brandy non avendo il Marsala in casa sul momento).

Due delle Uova presenti in casa (ne manca una)


PREPARAZIONE:

Solitamente faccio così: rompo pezzi grossolani di Uova di Cioccolata in uno dei tappi di plastica che di solito servono a tenerli dritti (come questi che vedete in fotografia per intenderci) e dopo trasferisco la cioccolata rotta in un pentolino per farla fondere a bagnomaria.

tappi con avanzi di Uova di Cioccolata

pentolino in cui la faccio fondere

fase di fusione

Mentre la cioccolata si scioglie vado spezzando i Biscotti secchi in un piatto o in una ciotola (come preferite) e li lascio momentaneamente da parte.
Intanto faccio anche sciogliere in altro pentolino il Burro.


biscotti secchi spezzati


Alla fine non appena la cioccolata è pronta (ossia si è sciolta completamente, così come anche il burro), in una terrina inserisco tutti gli ingredienti, ovvero i Biscotti secchi con poi la mezza tazzina di Marsala (nel mio caso il Brandy), la cioccolata fusa, il burro sciolto, il cacao e mescolo tutto per bene.


Cioccolata sciolta

Biscotti secchi con prima parte di Cioccolata

Brandy al posto del Marsala

Una volta ottenuto un composto mixato di tutti gli ingredienti prendo della carta antiaderente spalmo sopra poco burro affinché il composto in seguito non si appiccichi troppo, la cospargo con del cacao in polvere restante ed arrotolo la carta dandole la forma di un salame.


carta antiaderente con cacao in polvere e burro


forma di salame

Lascio l'involucro in frigorifero per qualche ora e in serata, in genere, lo servo tagliato a fettine con della panna spray spruzzata di lato.
Purtroppo mio marito non mi ha dato il tempo di finire il mio lavoro con ulteriori fotografie finali in quanto ha deciso di finirlo prima del tempo.
Ah so che molti usano le uova (quelle di gallina intendo e non di cioccolata) per questa ricetta nella mia invece non le trovate perché sto tentando di eliminare il loro consumo.
La ricetta viene buona ugualmente.
Buona preparazione se decidete di fare questo dolce e buon proseguimento di giornata.

domenica 5 aprile 2015

Auguri di Buona Pasqua

In attesa di riprendere a scrivere sul blog (annuncio sin da subito che prossimamente posterò altre ricette con gli avanzi delle uova di pasqua, visto la quantità industriale che ogni anno entra in questa casa) Auguro a tutti una Buona Pasqua e Arrivederci a presto.