Iniziamo

Arrivo tardi come al solito nel mondo informatico e mi cimento
cosi' per la prima volta con un Blog ....
Ma come dice il famoso detto popolare "Meglio tardi che mai".
Il seguente Blog tratta pertanto svariati argomenti: si va dalla vita personale a Fotografie, dalla Letteratura all'Arte in generale (Musica, Teatro, Cinema), dalla Storia alle Biografie di personaggi famosi, Viaggi, Ricette di Cucina, Eventi e notizie in generale.
Percio' Benvenuto a chiunque voglia seguire queste pagine.

mercoledì 30 luglio 2014

Cane di Quartiere.

Il titolo che leggete sopra potrebbe sembrare appartenere ad uno di quegli orribili incipit di copertina dei romanzi estivi che si propinano ai lettori, in realtà esso rappresenta tutt'altro e spinta da un brutto fatto accaduto ieri ho deciso, dopo essermi informata, di riportare oggi anche all'attenzione generale di chi legge il blog questa storia.
Racconto subito quanto successo per aprire poi ad una vera e propria discussione.
Nella foto che vedete sotto, alla fine del post, vi viene mostrato un bellissimo cane di nome Ciccio.
Ciccio rientra purtroppo in quella categoria di cani sfortunati che nato randagio non ha mai conosciuto l'amore di una famiglia e di una casa che lo accogliesse.
Nonostante ciò scopro che questo cucciolo è stato "adottato" da un intero quartiere diventando così il cane della zona di Calderà (in Sicilia, nei pressi di Barcellona Pozzo di Gotto, provincia di Messina) dove della gente di buona volontà si è impegnata, pur lasciandolo libero di vivere la sua vita in giro per le strade, a dargli da mangiare, qualche coccola e se non ricordo male qualcuno ha pure messo per lui una cuccia sotto un balcone per ripararsi alla meglio negli inverni piovosi.
Ho scritto i verbi che lo riguardano al presente ma sarebbe stato più giusto usare il passato in quanto purtroppo ieri Ciccio è stato investito da un auto che non si è fermata a soccorrerlo lasciandolo sull'asfalto agonizzante.
Inutili gli sforzi di alcune ragazze e ragazzi che non appena hanno saputo sono corsi per tentare di salvarlo portandolo dal veterinario dove è stato operato di urgenza senza però purtroppo farcela.
Così Ciccio ora non c'è più e per chi gli voleva bene seriamente ora quel posto che occupava nel quartiere sembrerà vuoto.

Ho voluto scrivere della storia di Ciccio perché (qui ammetto tutta la mia ignoranza) non sapevo esistessero i "Cani di Quartiere" e così dopo una serie di ricerche ho trovato il sito della LAV (Lega Antivivisezione) che spiega chi sono gli animali di quartiere, perché esistono, quali le leggi in proposito ed altro ancora.
Si legge sul loro sito, in un articolo intitolato "Liberi ma accuditi":

C'è una alternativa alla vita da reclusi, anche per i randagi che non trovano una famiglia disposta ad accoglierli in casa: la figura del "cane libero accudito".
Prevista da alcune leggi regionali di attuazione della Legge Quadro n. 281/91 e della circolare n. 5 del 14 Maggio 2011 del Ministero della Sanità, può essere istituita dal Sindaco, primo responsabile del benessere di tutti gli animali presenti sul territorio comunale.
Il cane viene microchippato e sterilizzato. Fatto ciò l'animale può tornare libero nel quartiere di provenienza affidato alle cure di un tutore.
Una soluzione che garantisce ai cani una vita dignitosa ed un notevole risparmio economico per la collettività rispetto alla detenzione a vita dei randagi nei canili.

Esiste quindi una legge in cui si dichiara che cani e gatti presenti sul territorio, sotto responsabilità dei Comuni e quindi del Sindaco, devono essere sterilizzati, microchippati (a nome del Comune) ed affidati alle cure di un tutore; tutto ciò, secondo tale legge, garantirebbe una vita dignitosa all'animale e risparmio economico per la collettività.
Leggendo altri siti ne ho trovato uno dove invece viene scritto:

Quali sono i requisiti affinché un randagio possa diventare un cane di quartiere ?

1- Non deve essere un cane aggressivo;
2- Non deve aver subito segnalazioni in quanto autore di molestie;
3- Non deve appartenere a razze ritenute pericolose: pit-bull, dobermann, rottweiler, dogo argentino; 4- Deve sussistere la eco-eto compatibilità del cane nel quartiere dove è inserito.
Ora, arrivati a questo punto, vivendo al Nord da una quindicina di anni (dove ho conosciuto in parte quanto accade nei canili e dove vi assicuro che nella maggioranza di queste strutture, cani e gatti, sono trattati con amore, cura e dedizione, almeno nella mia provincia di residenza, Bologna) ed avendo ancora la famiglia al Sud dove torno quando posso (in particolare nei mesi estivi) e dove ho visto con i miei occhi quanti randagi in giro si sono accumulati negli ultimi dieci anni lungo le strade (un numero veramente impressionante che cresce di anno in anno) e avendo visto gli sforzi sovraumani che i volontari fanno per aiutare queste creature, non ho potuto non fare a meno di pormi alcune domande. Ad esempio: Si può parlare veramente ancora di vita dignitosa libera ? Esistono razze di cani pericolose (per quello che conosco l'unica razza capace di uccidere e compiere crudeltà è quella del cosiddetto essere umano) ? Dove vogliamo andare veramente a finire ?
Se Ciccio invece di vivere in giro per un quartiere fosse stato dentro una struttura o con una famiglia l'incidente si sarebbe probabilmente potuto evitare.
E poi se al volante invece di uno stronzo qualunque che non si è fermato ci fosse stato invece qualcuno che magari sterzava bruscamente per evitarlo e si andava a far male ? Magari coinvolgendo anche qualche altro passante ? Sono tutte ipotesi plausibili mi pare.
Ricordo ancora un altro fatto, accaduto nel 2009 nelle zone dell'agrigentino, dove un branco di cani maltrattati ed affamati ha attaccato ed ucciso un bambino di dieci anni e subito dopo ricordo ancora le immagini dei telegiornali nazionali che mostravano gruppi di esseri "umani" che andavano in giro a sparare ed uccidere questi cani definiti pericolosi. 
Si potrebbero portare alla luce migliaia di esempi di diverso tipo che vedono coinvolti gli animali ma che vedono ancor più coinvolta la stupidità dell'uomo. Ho ripetuto più volte in post precedenti che gli animali non sono giocattoli ed ogni volta che leggo di notizie simili mi viene il nervoso.
Ancora mi chiedo: Esistono tanti terreni abbandonati (quelli confiscati alle mafie ad esempio) grandi e liberi in giro dove invece di fare l'ennesimo palazzo abusivo si potrebbero costruire dei canili seguiti da volontari. Perché non accade ciò ? Se veramente ci sono leggi in materia di tutela degli animali perché non sono rispettate ? Chi deve controllare seriamente (quindi da quello che ho capito dai vari siti internet, i vari Comuni e i Sindaci) cosa fanno di concreto per arginare il fenomeno ?
Anche se le galere sono piene si potrebbe credo comunque mettere qualche essere dis-umano che ha mostrato crudeltà nei confronti di un animale in una bella cella. Nell'articolo della LAV si parlava di risparmio economico per la collettività non costruendo canili ma invece paghiamo tasse per mantenere chi commette reati di ogni tipo. La verità è che spendiamo il nostro denaro pubblico a mantenere poltrone di politicanti e politichesi che non solo ci costano di più di quanto servirebbe a fare un canile ma che seduti sui loro seggi non fanno nulla per cambiare le situazioni.
Penso che ci costerebbe meno pagare per avere un sistema ordinato e funzionante piuttosto che arrivare a situazioni limite da cui poi non si torna indietro.
Non mi dilungo oltre con tale post perché come ben immaginate si può dare ampio spazio a discussioni che non finirebbero più e che ne aprirebbero anche altre. Mi piacerebbe però almeno per una volta sentire di notizie che parlano di fatti reali e di concreti atti che risolvono i problemi e non di continui incidenti causati dalla incuria e dalla stupidità umana.
Questo post lo dedico a Ciccio, spero solo che possa trovarsi ora in un luogo migliore rispetto a questo nostro pianeta.
 
Fonti:
 
 
 
 
 

lunedì 28 luglio 2014

La migliore offerta. Il film di Tornatore.

Preparate il popcorn e sedetevi comodi sul divano perché il film che voglio consigliarvi per stasera è uno di quelli che impegna il cervello a prestare avida attenzione fino alla sua fine.
Parlo de "La Migliore Offerta", thriller uscito nelle sale nel 2013, con la regia di Giuseppe Tornatore ed un cast di attori che parlano inglese (il film è prodotto da Paco Cinematografica S.r.l. in collaborazione con Warner Bros Italia) e che possiedono uno straordinario talento.
Presenti infatti nel cast ci sono: Geoffrey Rush (attore e produttore australiano, ha vinto numerosi premi, tra cui dei BAFTA Award, due Golden Globe ed il prestigioso Premio Oscar per l'interpretazione del pianista David Helfgott nel film Shine nel 1996); Jim Sturgess; Silvia Hoeks e Donald Sutherland (la famiglia Sutherland è famosa da generazioni nel campo dello spettacolo, ad esempio Kiefer rimane uno dei volti più noti ed è figlio di Donald).
Le riprese del film (girato l'anno prima, nel 2012) sono avvenute tra Trieste, Roma, Milano, Praga ed alcune scene a Vienna.

La Trama (non tutta ovviamente):

Virgil Oldman (interpretato da Rush) è un ricco e potente battitore di aste che con la complicità del suo vecchio amico Billy (Donald Sutherland) riesce ad impossessarsi a costo inferiore di tele che hanno in realtà valore inestimabile.
Le tele che colleziona e che tiene custodite gelosamente in una stanza segreta della sua villa sono soprattutto ritratti di figure femminili che si sofferma la sera ad ammirare per riempire il vuoto della sua vita sentimentale.
Oltre ad essere battitore d'asta, Virgil è anche catalogatore su commissione presso le dimore dei ricchi che vogliono vendere i propri cimeli o che semplicemente ne vogliono far stimare il valore.
Una mattina pertanto arriva la telefonata di una ragazza che chiede esclusivamente di parlare con lui per offrirgli una valutazione importante da effettuare presso una antica villa che è stata proprietà dei suoi genitori e che sono morti da poco.
Dopo alcuni battibecchi (dovuti al caratteraccio di lui) e su insistenza della ragazza, che si chiama Claire (interpretata da Silvia Hoeks), Oldman decide di accettare l'incarico.
La ragazza però non compare mai fisicamente di fronte all'uomo e comunica con lui solo attraverso il cellulare o messaggi affidati al custode della villa.
Questa mancanza fisica e le mille scuse che lei trova per non vederlo direttamente mettono in sospetto Virgil che le comunica che se non si farà vedere lascerà l'incarico.
Tra sospetti e tira e molla Oldman scopre che la ragazza del mistero, una giovane donna di bell'aspetto, si nasconde all'interno della villa, anche lei in una stanza segreta, perché soffre di una grave malattia di carattere psicologico (agorafobia per l'esattezza, la paura degli spazi aperti e dei luoghi pubblici).
Scoperto ciò inizia pian piano a prendere sempre più confidenza con lei e a far cadere così le sue barriere protettive ed inizia inoltre a provare sentimenti che prima non aveva mai sentito per nessun altro.
Degli strani incontri tra i due ne è a conoscenza solo Robert (Jim Sturgess), un giovane restauratore che aiuta Virgil nella sistemazione di un antico automa meccanico (l'automa di Vaucanson, il celebre inventore francese del Diciottesimo secolo che sbalordiva il pubblico con le sue complesse macchinazioni) ritrovato all'interno della villa.

Conclusione della recensione:

Non svelo oltre così che possiate iniziare a vedere il film e a farvi una vostra idea personale.
Certo è che questa rimane una delle opere più ambiziose di Tornatore e rappresenta diverse tematiche anche se la principale è quella riguardante il rapporto filosofico, artistico, letterario, umano e non che vede Verità e Falso contrapporsi tra di loro.
Non a caso una delle frasi che ritorna nel film è "In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico".
L'interpretazione di Rush è veramente maestosa, sembra di vedere un vero battitore d'asta vecchio, freddo e solo e con le sue strane fobie (la mania di non toccare nulla senza guanti, anche quando cena, per paura dei germi) che cambia poco per volta quando incontra l'amore.
A questo punto ci si chiede però se le donne che lui osserva di sera nei quadri appesi nella sua stanza saranno sufficienti per Virgil.
Oppure deciderà di aprirsi all'amore e a una donna reale fatta di carne ed ossa ?
Cosa accadrà tra i due realmente ? Quale il finale ?
Credetemi il finale è tutto meno che scontato.
Sorprendente e affascinante è un film che non deve mancare alla vostra visione.

lunedì 21 luglio 2014

A tavola con Montalbano. L'articolo del Resto del Carlino sul personaggio tanto amato e creato da Camilleri.

Oggi riporto sul blog un articolo che serve a distrarre la mente sotto l'ombrellone (per chi già si trova in vacanza, beato lui/lei) e che si può anche far rientrare nella sezione "tempo libero".
Non si tratta di gossip estivi (odio quel genere di riviste) ma bensì di un articolo pubblicato in data mercoledì 9 Luglio 2014 (lo so, lo riporto tardi ma è tornato sotto mano mentre sistemavo varie carte), scritto da Giorgio Caccamo per l'inserto settimanale del quotidiano "Il Resto del Carlino".
Il titolo dell'articolo è: A tavola con Montalbano>>.
Devo ammettere che in un certo senso in questo campo gioco a mio favore in quanto, come già spiegato nel trafiletto di presentazione di questo blog (nella colonna a fianco), la mia tesi di laurea si è svolta proprio sul papà di Montalbano: ovvero su Andrea Camilleri.
La mia passione per lo scrittore Andrea Camilleri non è nata, come per molti, leggendo il ciclo dei romanzi che riguardano il commissario Montalbano ma bensì con quelli che vengono classificati come "romanzi storici".
Da allora ho voluto sempre più scoprire i capolavori di questo genio della letteratura contemporanea italiana e raccogliendo fonti, notizie e quant'altro, alla fine, come era inevitabile, sono andata ad imbattermi anche nei romanzi polizieschi che tanta fama gli hanno regalato.
Vorrei pertanto far notare un primo errore, presente in tale articolo, già nel trafiletto del sottotitolo dove si legge:

Dalla tazza di caffè al momento sovrano del pranzo il poliziotto siciliano a tavola non si accontenta e preferisce non parlare tranne che non sia in buona compagnia, ovviamente femminile.

L'errore sta semplicemente nel fatto che è vero che il caro commissario Montalbano ha un rapporto tutto particolare con il cibo ma è altrettanto vero che preferisce mangiare senza essere disturbato da nessuno (femmine oppure no, può certamente capitare che sieda a tavola a cena o a pranzo in compagnia, ma non vuole assolutamente che gli si parli mentre degusta il cibo).
Ora prima di proseguire con l'articolo, vorrei velocemente spiegare a chi legge il perché nella narrativa di Andrea Camilleri il cibo diventi una delle tematiche ricorrenti.
Si può affermare infatti che nello scrittore siciliano sono due gli elementi particolari che ne caratterizzano le opere: il primo è un forte legame che lo lega alla tradizione letteraria di altri grandi scrittori siciliani (la Sicilia vanta infatti una serie di scrittori fortemente connotati in senso regionale), come ad esempio Pirandello, Verga, Tomasi di Lampedusa, Brancati, Sciascia, Capuana, che hanno sentito la condizione umana dell'isola come mondo a sé e che hanno saputo rendere la loro lontananza geografica dal centro letterario (esempio Roma era il mondo letterario primario nel Novecento) il punto di forza della propria identità.
L'altro elemento si identifica con la originalità linguistica della scrittura isolana.
Posta al centro del Mediterraneo la Sicilia è stata infatti attraversata da più culture diverse tra loro, le cui origini sono rimaste nella psicologia degli isolani e nel loro modo di comunicare.
Scritto tutto ciò, arrivo a svelarvi la risposta a quella che era la domanda iniziale: Perché nella narrativa di Camilleri il cibo diventa una tematica ricorrente ?>>.
Sulla base di quanto avete letto è semplicemente perché esiste nell'autore la voglia di trattare il cibo come espressione della storia e della cultura siciliana a cui l'autore ovviamente è fortemente legato.
In fondo Camilleri non è il primo ad adottare il cibo come tema di fondo per la letteratura poliziesca (esiste un bellissimo saggio di Gianfranco Marrone che si intitola "Intorno alla tavola del Commissario Montalbano" in cui si nota come il cibo svolga una funzione essenziale per alcuni personaggi del genere poliziesco, come ad esempio il Commissario Maigret, Nero Wolfe o Pepe Carvalho). Solo che come già detto sopra Camilleri lo fa per mettere in luce una identità regionale ben precisa ed anche, come scrive Ornella Palumbo nel suo saggio "Camilleri e il rifocillo", per mettere in mostra le emozioni di Montalbano.
Aperta questa lunga mia parentesi personale (del tema del cibo nei romanzi di Camilleri ho infatti discusso in alcune pagine della tesi di laurea ed ho appena voluto riassumere giusto qualche tratto da condividere con voi) proseguo con l'articolo del Resto del Carlino dove si legge ad un certo punto:

A cena mangia nella sua casa di Marinella, su quella verandina che la fiction ha reso così ammirata: il menù lo decide la cameriera Adelina. Parmigiana, pasta "ncasciata" (un timballo di pasta fatta nel forno con melanzane, carne e formaggio), la caponata immancabile e poi naturalmente gli arancini.
Per quelli di Adelina rinuncia addirittura un capodanno a Parigi con la sua bella Livia.

Anche qui voglio aggiungere del mio a quanto letto sull'articolo e precisare che quella che si attua con le pietanze della cameriera Adelina può essere definita come una vera e propria comunicazione non verbale che avviene tra i due.
La donna riesce infatti a far trovare nel frigorifero piatti che non sono stati richiesti su ordine preciso del commissario ma che lo soddisfano ugualmente.
Come leggete dall'articolo con il tema del cibo l'autore mostra al lettore una identità culturale ed alimentare ben precisa (quella siciliana) dove esiste anche una certa ritualità di preparazione, come ad esempio nei famosi arancini di Adelina, di cui (non l'ho riportato sopra)  l'articolo ricopia la ricetta avendola ripresa dal romanzo del 1999 intitolato "Gli arancini di Montalbano".
Concludo scrivendovi che l'articolo di Caccamo riporta poi un veloce glossario di quelli che sono i termini oramai più famosi (come ad esempio: cabbasisi; camurria, smorcare il pitito, cicaronata, adenzia, busillisi e tanti altri che mostrano una precisa origine linguistica) e finisce in bellezza mostrando quelli che sono i luoghi del Commissario Montalbano (di cui vi ho parlato già in un post precedente e che ritrovate nella sezione di lato alla voce viaggi).
Andrea Camilleri merita di essere visionato con attenzione è uno scrittore che riserva sempre nuove sorprese e capace di coinvolgere il lettore in un turbinio di emozioni diverse.
Ho voluto pertanto oggi riportarvi un breve articolo e giocare con quelle che sono state le mie memorie e le mie conoscenze di studi su tale argomento.
Provate a leggervi almeno una volta un Montalbano (fatelo con il primo romanzo della serie) e sono certa che appassionerà pure voi.
A presto e buon proseguimento di serata.


FONTI ED IMMAGINI:

Articolo reperibile su Settimanale del Resto del Carlino- La Nazione - Il Giorno, "A tavola con Montalbano", scritto da Giorgio Caccamo, datato mercoledì 9 Luglio 2014.

http://sicilitudine.blogspot.it/2014/07/a-tavola-con-montalbano.html

G. Marrone, Incontro alla tavola di Montalbano, relazione del XXXI Congresso dell’associazione italiana di studi semiotici, Catiglioncello, ottobre 2003.
Anche sul sito: http://www.digilander.libero.it/marrone/pdf testi/intorno alla tav montalb.pdf

O. Palumbo, Camilleri e il “rifocillo”, ovvero cibo e risate nella narrativa di Andrea Camilleri, in
S. Cirillo, Il comico nella letteratura italiana. Teorie e poetiche, Donzelli, Roma 2005, pp 583-597.

Camilleri, Gli Arancini di Montalbano, Mondadori, Milano 1999


 
 

martedì 15 luglio 2014

Il Capitale Umano il film di Virzì da vedere.

Finite finalmente le partite dei Mondiali (di cui a me fregava sinceramente il giusto, praticamente nulla) ieri sera ho potuto riprendere possesso della televisione in sala (nelle famiglie, almeno nella mia, si fanno anche i turni per la Tv) e vedere un film in dvd che mancava ancora all'appello delle visioni.
Il film in questione è del 2013 e si intitola "Il capitale umano", regia di Virzì, tratto dal libro dello scrittore, critico e filosofo statunitense Stephen Amidon.
Edito da Mondadori ed uscito in Italia nel 2004, il regista Virzì ha giustamente pensato che tale romanzo ben si poteva adattare a quanto anche in casa nostra accade negli ultimi anni e così ha trasposto il luogo di ambientazione da quelle che sono le sponde americane e ha optato per una non ben definita ed inventata località del Nord di casa nostra (una cittadina di fantasia, Ornate, che ha collocato in Brianza).
Il film, che vanta un cast di eccezione con attori del calibro di Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio, Bebo Storti e due giovani esordienti quali Matilde Gioli e Giovanni Anzaldo, lascia ampi spunti di riflessione a chi si avventura nella sua visione.
Velocemente vi riassumo la trama:

Ad Ornate, cittadina della Brianza, le vite di due famiglie differenti si incontrano in seguito all'investimento di un ciclista.
Giovanni (interpretato da Fabrizio Gifuni, premiato con il David di Donatello) è un uomo di affari arrogante e senza scrupoli, troppo concentrato sui soldi e su sé stesso, che coinvolge Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio), inconcludente e sprovveduto agente immobiliare, padre di Serena (fidanzata del figlio di Giovanni), in un fondo di investimento finanziario al di sopra delle sue possibilità e di cui conosce benissimo i rischi negativi.
Al fianco di Giovanni c'è la moglie Carla (una bravissima Valeria Bruni Tedeschi), una donna distrutta dal denaro e dal potere del marito, senza un futuro certo, debole e depressa schiacciata da qualcosa che in realtà non le appartiene e incapace di liberarsi di questo finto mondo dorato che la circonda. Non sapendo come sfogare la sua inerzia, Carla, trova un teatro che sta per essere distrutto, il Politeama (Teatro che esiste seriamente e che veramente ha un futuro incerto) e cerca di finanziarne la sua rinascita con i soldi del marito che lo compra solo per lei.
Vicino a Dino invece, c'è la compagna Roberta (Valeria Golino), psicologa e aiuto concreto per i ragazzi con problemi di droga.
Infine c'è Sara (la giovane Matilde Gioli), la figlia di Dino, protagonista che tiene il filo della storia tra le due famiglie.

Ora scritta così questa trama può sembrare inconcludente e banale ma vi assicuro che non è così.
Dietro le storie dei singoli protagonisti esiste molto di più e Virzì ha sapientemente diretto un romanzo dallo sfondo narrativo complesso cogliendone ogni aspetto psicologico in pieno.
La storia, che poteva benissimo adattarsi a qualsiasi paese italiano, mostra l'avidità e le menzogne che queste persone sono pronte a raccontare a sé stessi senza tenere in conto dei sentimenti di chi è vicino.
Come i cavalli, i protagonisti portano un paraocchi che non mostra loro le cose a tutto tondo ma le fa vedere in unica direzione e quasi sempre quella direzione coincide con i propri interessi personali.
L'unico personaggio che rompe gli schemi e grida a gran voce è quello di Sara che ancora giovane e inesperta crede in qualcosa che forse oggi è difficile trovare in giro.
Non mi dilungo sulla conclusione lascio a voi il compito di guardare il film (per chi non lo avesse ancora visto) e se volete anche commentare lo spazio sotto è disponibile.
Buon proseguimento di serata.

Video trailer ripreso da youtube

venerdì 11 luglio 2014

Torta Rustica con Albicocche

Riporto oggi la ricetta del mese di Luglio che vede protagoniste le buone albicocche che già da un mese sono in giro nei vari reparti di frutta e verdura dei supermercati.
Anche stavolta ho seguito la ricetta da una rivista mensile di cucina e alla fine il tentativo non è venuto poi così male, anzi direi proprio che è perfettamente riuscita.
Parlo della "Torta rustica con albicocche".
Avviso subito che la foto che ritroverete sotto non è mia ma anche questa è ripresa dalla stessa rivista (la mia torta aveva un aspetto più piatto del solito, come alla fine sono tutte le torte fatte nelle tortiere lisce normali e non un impatto visivo ondulato come quella della foto).
Bene iniziamo con la descrizione degli ingredienti che occorrono e passiamo poi alla sua preparazione.

INGREDIENTI:

140 gr. di Farina; 50 gr. di Burro; 50 gr. di Zucchero di canna; 60 gr. di Farina di Mandorle; 2 Uova; mezza bustina di Lievito per dolci; 8 Albicocche; 1 cucchiaio di Zucchero (sempre di canna); 1 altro cucchiaio di Burro ammorbidito.

PREPARAZIONE:

Inserite la farina, il burro ammorbidito, lo zucchero, la farina di mandorle e le uova in una terrina e mescolate con una frusta elettrica fino ad amalgamare insieme tutti gli ingredienti.
Aggiungete il lievito e continuate a mescolare per bene.
Lavate e dividete in due le Albicocche, eliminate e gettate via loro il nocciolo, mettetele in una padella (meglio un pentolino) con il cucchiaio di burro e un cucchiaio di zucchero di canna e fate cuocere a fuoco vivo per 5 minuti avendo cura di girarle.
Appena pronte tenetele da parte.
Versate una parte di impasto in una teglia rivestita di carta forno, adeguate le albicocche e ricopritele con l'impasto rimanente.
Infornate in forno preriscaldato a 180° per circa 30 minuti o fino a quando comunque non notate che il suo interno è pronto (fate la famosa prova dello stuzzicadenti).

Servite come dessert :)



Fonti ed Immagini ripresi da:

Rivista "Vegetariana. Mangiare in modo sano e gustoso" Maggio 2014; pagina 63; Editoria Europea.

lunedì 7 luglio 2014

Ancora un appello affinchè Jack venga adottato. Diffondete la notizia grazie.

Con il post di oggi voglio rinnovare un appello per un simpatico amico a quattro zampe di nome Jack.
Di questo cucciolone vi avevo già descritto nel post del 28 marzo (ritrovate la voce nella colonna a fianco dedicata a La casa di Milly e ai suoi ospiti). Da allora, purtroppo, ancora oggi Jack è fermo li in cerca di una famiglia che lo adotti.
Il problema è che quel povero cane soffre senza compagnia umana al suo fianco e così il mese scorso in un momento di euforia in cui i volontari del rifugio erano andati (come tutti i giorni comunque fanno) per farlo uscire, giocare, curare, coccolare e quant'altro dal suo box (una stanzetta piccola in alto), ha deciso che non voleva più restarsene chiuso e calcolando male le distanze in un momento di slancio (dovuto forse al voler seguire i ragazzi) ha fatto un salto giù dalla finestra e si è rotto una zampina.
Fortunato per aver subito solo un lieve danno, ora è nuovamente guarito, sta bene ed è sano, solo che è dovuto ritornare nella sua stanzetta e tutto questo perché nessuno lo cerca in adozione.
Questo cane ha solo bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui adottandolo e dandogli una casa accogliente e l'amore che merita.
Il suo musino dolce e simpatico e i suoi occhioni grandi e tristi parlano per lui.



La sua giovane età, la sua taglia media con pelo corto di un simpatico colore bianco a macchioline marroni e la sua energia fanno di Jack un cane adatto a tutti, soprattutto a famiglie con bambini o a sportivi che possono portarlo con sé.
La casa di Milly ha tanti ospiti che vanno e vengono (i più fortunati, soprattutto cuccioli vengono richiesti in adozione) ma Jack (così come un altro bellissimo cane di nome Giulio) invece no; tutto ciò accade perché, anche se ha solo un anno, è già troppo vecchio secondo la logica malata di una mentalità sempre più diffusa in questo paese che vuole che i cucciolini appunto si sistemino subito mentre i cani anziani o già grandi restano in lunghe code di attesa o possono pure morire all'interno di una gabbia.
Vi prego di fare in modo che questo non accada anche con Jack.
Condividete tutti questo annuncio affinché si possa trovare finalmente qualcuno degno per lui.


Alle volte basta semplicemente un piccolo gesto per aiutare il prossimo a salvarsi, quindi se potete diffondete l'appello per l'adozione di Jack nella speranza che qualcosa si possa muovere per questo amore di cucciolo.
Forte, Energico, Solare, Giocherellone e con tanta voglia di amare e conoscere il suo futuro padrone ecco chi è Jack.
Come sempre se volete ulteriori informazioni potete contattare il sito:

Ulteriori contatti li ritrovate nei post precedenti, specie nel post di presentazione iniziale su La casa di Milly.
Nella speranza che condividiate e che si possa far qualcosa per Jack, ringrazio in anticipo quanti diffonderanno questo appello e vi auguro una Buona serata.

venerdì 4 luglio 2014

Morto Giorgio Faletti artista e scrittore.

La notizia ormai è purtroppo confermata. Il mondo dello spettacolo e della letteratura piange la scomparsa, a soli 63 anni a causa di un tumore, dell'artista Giorgio Faletti.
Non riporto nel post la sua biografia semplicemente perché quella la ritrovate ovunque oggi.
Semplicemente lo voglio ricordare con tre video che lo ritraggono in tre momenti diversi della sua vita artistica.
Addio Giorgio e grazie per aver portato un sorriso nelle case degli italiani.






Milan Kundera e il suo libro "L'Ignoranza".

Da tempo non recensivo qualche bel libro di qualche noto autore, presa come sono stata da tante altre cose per la testa.
L'ultima recensione (solite Etichette a fianco alla voce Libri) risale a Marzo e vedeva una critica positiva dello scrittore Mauro Corona e del suo "Canto delle Manére".
Bene, dopo il blocco di alcuni mesi, eccomi nuovamente in campo a divorare gli amati libri, nella speranza di essere tornata al bel ritmo di un tempo passato (punto molto sul periodo di Agosto per questo, magari sotto l'ombrellone di fronte al mare).
Ancora una volta, seppur in maniera totalmente differente da quella trattata da Corona, si portano alla luce tematiche importanti quali: l'Esilio, la Memoria, il Ritorno e le Speranze che coinvolgono la vita dell'essere umano.
Edito da Adelphi, nella collana Fabula (anno 2001), il libro in questione si intitola "L'ignoranza" ed è stato scritto da Milan Kundera .
Ora giusto per iniziare a dare un'idea generale del testo, prendo un attimo a prestito quanto riportato nel trafiletto laterale introduttivo della casa editrice che lo ha pubblicato dove si legge:

Un uomo e una donna si incontrano per caso mentre tornano al loro paese natale, che hanno abbandonato venti anni prima scegliendo la via dell'esilio.
Riusciranno a riannodare i fili di una strana storia d'amore appena iniziata e subito inghiottita dalla palude stigia della storia ?
Il fatto è che dopo una così lunga assenza i "loro ricordi non si somigliano".
Crediamo che i nostri ricordi coincidano con quelli di chi abbiamo amato, crediamo di aver vissuto la medesima esperienza, ma è un'illusione.
D'altro canto cosa può fare la nostra flebile memoria ? Del passato non ricorda che una "insignificante minuscola particella senza che nessuno sappia perché proprio questa e non un'altra".
Viviamo sprofondati in un immenso oblio e ci rifiutiamo di saperlo...

Ora non continuo oltre con il trafiletto (molto più lungo di così) e mi soffermo prima sulla presentazione generale dei due personaggi, di quest'uomo e di questa donna introdotti all'inizio.
Lei è Irena che lascia Parigi e la Francia, in cui era scappata venti anni prima, insieme al defunto marito Martin, per fare ritorno nella sua città natia.
Lui invece è Josef, veterinario rimasto vedovo, che rientra dalla Danimarca (nazione presso la quale era esiliato), dopo venti anni di assenza al suo paese di origine.
La città in questione è Praga, abbandonata da entrambi in un periodo storico non facile (quello dell'occupazione russa della città); solo che nel caso di Irena si è trattato di un esilio forzato (ha dovuto seguire il marito per non lasciarlo solo), mentre per Josef è stato invece un atto volontario.
L'esilio dei due protagonisti finisce quindi ed entrambi fanno "ritorno" a qualcosa che un tempo gli apparteneva.
Si legge a pagina 11 del libro:

In greco "ritorno" si dice nóstosÁlgos  significa "sofferenza". La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare.
Per questa nozione fondamentale la maggioranza degli europei può utilizzare una parola di origine greca (nostalgia - nostalgie), poi altre parole che hanno radici nella lingua nazionale; gli spagnoli dicono añoranza, i portoghesi saudade.
In ciascuna lingua queste parole hanno una diversa sfumatura semantica.
Spesso indicano esclusivamente la tristezza provocata dall'impossibilità di ritornare in patria...

Il Ritorno quindi alle proprie radici, alle proprie origini, così fin dalle pagine iniziali Kundera lo affronta con la sua lucida filosofia (riportando anche l'esempio, a pagina 13, del grande eroe di tutti i tempi: Ulisse), ed avendo egli stesso vissuto in prima persona l'esilio dalla sua patria conosce bene la materia di cui tratta.
Ma al tema del Ritorno, con le sue grandi illusioni, aspettative ed attese, si contrappone quello della dura realtà per i protagonisti del libro che sono perseguitati da incubi continui (vedi le pagine 20/21) si ritrovano a dover fare i conti con un passato che ormai non riconoscono più e che quasi non gli appartiene.
Il Ritorno a casa non è quello che si aspettavano e non fa comprendere ai due protagonisti il contrasto delle emozioni che al loro interno provano: Amano oppure Odiano quel paese ? E' ancora vivo oppure no il senso di appartenenza a quei luoghi ? Cos'è la Patria dopo venti anni di separazione ?
In pochissimo tempo dal loro rientro, Irena e Josef, si rendono conto che non è quanto loro speravano.
Tutto è cambiato ma pur sempre uguale, oppure è solo parvenza ?
I due "Ignorano" (tema di fondo come si capisce dallo stesso titolo) quanto avvenuto in venti anni e quanto ciò abbia toccato chi prima era loro molto vicino (famiglie, amici e affetti vari) e che ora invece è così lontano.
Non è quindi il Grande Ritorno in cui speravano Josef e Irena e i loro amici di un tempo a loro volta li "ignorano" pensando che alla fine non gli interessa di come hanno vissuto altrove, di cosa hanno fatto in così tanti anni di lontananza.
Sullo sfondo, tra le tante tematiche che si possono ritrovare leggendo il libro, anche la storia d'amore tra i due protagonisti, iniziata in un tempo lontano, non precisato, spezzata dagli eventi e dal loro stesso egoismo di gioventù e ritrovata per un attimo o forse più con il rientro, già da quell'incontro casuale in aeroporto con il volo che li riconduce alle origini.
Potrei proseguire all'infinito a descrivere delle tante argomentazioni che si ritrovano volendo all'interno di questo libro scritto da Kundera (prendete anche solo ad esempio i numerosi riferimenti artistici che l'autore pone come sottofondo al libro, come la Musica, elemento che ritorna spesso e volentieri) ma direi che arrivati a questo punto può anche bastare così per il momento o il rischio è che si arrivi a svelare un finale che sembra scontato, ma che è in realtà ben più complesso.
Concludo solo scrivendo che questo libro ha una scrittura che viene recepita velocemente (qui sta la bravura di Kundera, che pur trattando di tematiche profonde riesce a farvi restare concentrati e vi appassiona andando avanti con la lettura) e che quindi sarete in grado di leggerlo in un fiato.
Lo consiglio soprattutto a chi vive lontano dalla propria terra di origine. Sono certa che apprezzerà questo romanzo.

Immagine tratta dal sito: http://www.ibs.it/code/9788845916328/kundera-milan/ignoranza.html