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mercoledì 26 settembre 2012

Un classico della letteratura Americana sempre attuale: Il Giovane Holden, di J.D. Salinger.


Qualche tempo fa rovistando tra  i vari libri della biblioteca di casa di un amico (amico che per l’inciso avrebbe dovuto fare il bibliotecario con tutti gli scaffali e le librerie Ikea “Billy” che si ritrova) ho recuperato e preso in prestito quello che viene considerato dai critici letterari, ma anche da chi avuto il piacere di leggerlo, uno tra i romanzi capolavori della Letteratura Americana.
Parlo del libro scritto dallo statunitense J.D. Salinger  nel 1951: Il giovane Holden.
Questo romanzo se viene letto con dedita attenzione, pagina dopo pagina, riga dopo riga, appare come un racconto profondo, e particolarmente più complesso del solito; dove delle tematiche delicate come quella dell’adolescenza, della religione, del sesso sono trattate in maniera originale e sensibile dallo scrittore.

Prima di descriverne il contenuto, come sempre, riporto una veloce biografia dell’autore, perché son convinta che sia importante (alle volte anche utile nel capire certi contesti e certe situazioni) conoscere qualche notizia in più riguardo a chi ha concepito una certa opera.
 


JEROME  DAVID  SALINGER:



Nato a New York (come Holden il protagonista del libro) il 1° Gennaio del 1919        da famiglia benestante (il padre Sol era commerciante americano di origini ebraiche, mentre la madre Mary, convertitasi alla religione del marito, cambia il nome in Miriam, era una casalinga dalle origini anglo-tedesche).
Dopo aver frequentato il liceo pubblico, la McBurney School, nella zona di Manhattan, Salinger si iscrive prima al Valley Forge Military, un’Accademia della Pennsylvania, e poi all’Università di New York.
Abbandonati gli studi tenta, nel 1938, di svolgere lo stesso lavoro del padre e viene mandato dalla famiglia alla filiale dell’azienda di Vienna, dove impara a parlare francese e tedesco. L’esperienza dura però pochi mesi poiché a causa dell’avanzata di Hitler verso l’Austria, Salinger, abbandona la nazione ospite e ritorna in America.
 
Tornato a casa inizia a frequentare un corso serale di scrittura presso la Columbia University  dove insegnava il signor Burnett, direttore della rivista americana “Story Magazine”, che leggendo dei brevi racconti del giovane ne intuisce  il potenziale talento e lo aiuta a pubblicare nella primavera del 1940 sulla propria rivista un racconto intitolato “The Young Folks”.
Nel 1942 è chiamato alle armi ed è così costretto a prendere parte (arruolato nel 12° reggimento di fanteria degli Stati Uniti) alla crudele battaglia della Seconda Guerra Mondiale.
Durante questo periodo, la conoscenza delle lingue di Salinger viene sfruttata dai superiori che lo assegnano al controspionaggio e agli interrogatori dei prigionieri di guerra. Tra le esperienze di vita di quel periodo vissuta ve ne fu una in particolare che lo segnò nell’anima in quanto finì in un campo di concentramento da dove venne in seguito liberato dagli alleati.
A guerra finita conosce in Germania  una donna tedesca di cui si innamora e che porta con sé in America come moglie.
Il matrimonio tra i due dura però ben poco, circa 8 mesi, e la donna divorzia dallo scrittore per tornarsene nella sua nazione.

Intanto Salinger continua a collaborare con svariate riviste e nel 1948 pubblica un breve racconto sul  The New Yorker” che affascina i suoi lettori e che si intitola     Un giorno ideale per i pesci banana” (titolo originale inglese “Bananafish).
Come si legge su Wikipedia:

La redazione Newyorkese, visto il successo e il talento dello scrittore, decise di fargli firmare un contratto in cui veniva loro concesso il diritto di prelazione su tutti i lavori futuri.

Nel 1942, sul giornale, compare per la prima volta il racconto “Slight Rebellion off Madison” in cui fa capolino per la prima volta un personaggio, Holden Caulfield,  che sarà destinato in seguito a diventare il protagonista principale di un ulteriore racconto a sé che darà la notorietà a livello mondiale a Salinger.
Infatti, nel 1951, Salinger si decide finalmente a scrivere e a pubblicare il romanzo de “Il giovane Holden” che sin da subito riscuote un  “discusso” successo di pubblico e tutto ciò grazie non solo al suo personaggio principale (complesso e ironico)  ma anche al suo potenziale descrittivo così preciso e minuzioso dei luoghi che lo circondano e dei dettagli che ne fanno la storia, con una New York come ambiente di fondo.
Come ho scritto poco sopra, il romanzo ha riscosso un “discusso” successo in quanto venne vietato dalla censura in alcuni paesi degli Stati Uniti a causa del linguaggio giovanile scurrile utilizzato dal suo autore e dalle tematiche complesse e delicate quali la religione e il sesso.
A partire dagli anni ’50, Salinger, inizia a chiudersi sempre più in se stesso e decide di trasferirsi nel New Hampshire dove conosce e sposa (nel 1955 all’età di 36 anni)  la studentessa universitaria Claire Douglas da cui avrà due figli: la primogenita Margaret, nata nel 1960, e Matt.
Vivere con uno scrittore così isolato in sé stesso e dal carattere così particolarmente difficile non ha reso di certo una passeggiata la convivenza coi familiari, tanto che sarà Margaret, la figlia, a raccontare tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del nuovo millennio, nel suo libro “Dream Catcher: A Memoir” (titolo tradotto di “l’Acchiappatore di Sogni: Una Memoria”), notizie riguardanti il terribile controllo che il padre esercitava sulla famiglia, oltre a sfatare alcuni miti che ruotavano intorno alla figura dello scrittore.
Tra il 1961 e il 1963, Salinger pubblica altri racconti ed in particolare: Franny e Zooey; e una saga di racconti in cui narra le vicende della “Famiglia Glass”.
Nel settembre 1966, Claire chiede ed ottiene il divorzio dallo scrittore.
Salinger però non resta turbato più di tanto da questa rottura (segno che oramai tra i due coniugi la relazione non era più sopportabile), ed instaura nuove relazioni con altre donne come ad esempio quella che lo vede all’età di 53 anni, nel 1972, al fianco di una giovane scrittrice diciottenne: Joyce Maynard (love story che dura solo una decina di mesi circa e che termina perché pare lei volesse dei figli e lui no); o ancora la relazione avvenuta nel corso degli anni ’80 con una attrice televisiva.
Dagli anni ’70 fino agli anni ’90 il romanziere non scrive e non pubblica quasi più nulla (eccetto rarissime introduzioni o lettere che vengono in seguito usate dai suoi destinatari in  articoli e che sono poi oggetto di cause legali portate in tribunale dallo stesso Salinger che non vuole si pubblichino in quanto epistole personali).
Salinger si ritira così a vita privata e muore, malato di tumore al pancreas, il 27 gennaio del 2010 all’età di 91 anni.



IL GIOVANE HOLDEN:

Dopo questa visita biografica veniamo al romanzo che ha reso celebre lo scrittore Jerome David Salinger.
Definito come “Romanzo di Formazione” (dove con tale termine si intende un genere letterario in cui si racconta l’evoluzione di un dato personaggio dall’adolescenza verso la maturità e l’età adulta), la storia de “Il giovane Holden”, scritta nel 1951, narra in chiave autobiografica di Holden Caulfield, giovane sedicenne inquieto che sente l’esigenza di cercare e di trovare una propria identità opposta da quella che gli viene offerta dal college in cui si trova, dal mondo degli adulti e dalla società stessa che lo circondano.
Holden fin dall’introduzione del libro si dimostra un ragazzo particolarmente attento e sveglio, pronto ad abbandonare l’istituto Pencey, da dove è stato espulso a causa del suo scarso rendimento di studi, e a gettarsi a capofitto in una avventura che lo vede vagabondare per tre giorni lungo la grande città di New York (sua città natia) prima di poter tornare a casa ad affrontare la famiglia.                                                           
Si legge così nelle pagine di apertura del libro:

Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio d’infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattutto mio padre. Carini e tutto quanto – chi lo nega - ma anche maledettamente suscettibili. D’altronde, non ho nessuna voglia di mettermi a raccontare tutta la mia dannata autobiografia e compagnia bella. Vi racconterò soltanto le cose da matti che mi sono capitate verso Natale, prima di ridurmi così a terra da dovermene venire qui a grattarmi la pancia. Niente di più di quel che ho raccontato a D. B., con tutto che lui è mio fratello e quel che segue. Sta a Hollywood, lui. Non è poi tanto lontano da questo lurido buco, e viene qui a trovarmi praticamente ogni fine settimana. Mi accompagnerà a casa in macchina quando ci andrò il mese prossimo, chi sa. 
Ha appena preso una Jaguar. Uno di quei gingilli inglesi che arrivano sui trecento all’ora. Gli è costata uno scherzetto come quattromila sacchi o giù di lì. E’ pieno di soldi, adesso. Mica come prima. Era soltanto uno scrittore in piena regola, quando stava a casa. Ha scritto quel formidabile libro di racconti, Il pesciolino nascosto, se per caso non l’avete mai sentito nominare. Il più bello di quei racconti era Il pesciolino nascosto. Parlava di quel ragazzino che non voleva far vedere a nessuno il suo pesciolino rosso perché l’aveva comprato coi soldi suoi. Una cosa da lasciarti secco. Ora sta a Hollywood, D. B., a sputtanarsi. Se c’è una cosa che odio sono i film. Non me li nominate nemmeno.Voglio cominciare il mio racconto dal giorno che lasciai l’Istituto Pencey.                                        
L’Istituto Pencey è quella scuola che sta ad Agerstown in Pennsylvania.                  Probabile che ne abbiate sentito parlare. Probabile che abbiate visto gli annunci pubblicitari, se non altro. Si fanno la pubblicità su un migliaio di riviste, e c’è
sempre un tipo gagliardo a cavallo che salta una siepe.                                             
Come se a Pencey non si facesse altro che giocare a polo tutto il tempo. Io di cavalli non ne ho visto neanche uno, né lì, né nei dintorni.                                                   
E sotto quel tipo a cavallo c’è sempre scritto: « Dal 1888 noi forgiamo una splendida gioventù dalle idee chiare».
Buono per i merli. A Pencey non forgiano un accidente, tale e quale come nelle altre scuole. E io laggiù non ho conosciuto nessuno che fosse splendido e dalle idee chiare e via discorrendo. Forse due tipi. Seppure. E probabilmente erano già così prima di andare a Pencey.
Il racconto ha quindi inizio nella cittadina di Argestown, in Pennsylvania, dove Holden è prossimo a lasciare l’istituto Pencey, il college in cui la famiglia la iscritto (già in questa prima parte si possono quindi riscontrare alcuni elementi in comune tra il personaggio e il suo autore, Salinger, in quanto entrambi hanno frequentato una scuola che non volevano costretti dalle loro famiglie, nel caso di Salinger si trattava però di una scuola militare).                                                                                                  E’ la Vigilia del Natale lo si capisce non solo dalle descrizioni della neve che cade e del freddo gelido che punge l’aria ma anche dal fatto che è Holden stesso a rivelarlo al lettore nel momento in cui scrive: Vi racconterò soltanto le cose da matti che mi sono capitate verso Natale…
Salinger concentra quindi le avventure del ragazzo nell’arco di un solo fine settimana ed esse hanno inizio il sabato sera in cui egli decide di abbandonare il Pencey College.
La sera stessa in cui decide di mollare tutto, Holden litiga nel dormitorio con un suo compagno di stanza, tale Stradlater, un impenitente donnaiolo snob dal fisico piacente, verso cui il giovane nutre invidia e risentimento in quanto ha saputo che una ragazza a cui lui teneva molto, una specie di ex fidanzata, Jane Gallagher (figura femminile che ritornerà spesso durante le pagine del libro, tra le memorie di Holden) è uscita con quest’ultimo.                                                                                                  
Livido di gelosia e immaginandosi mentalmente scene erotiche avvenute tra i due, Holden insulta pesantemente il compagno che a sua volta reagisce tirandogli un pugno e spaccandogli il naso.                                                                                   
Questa è la goccia che fa traboccare il vaso, stanco di quel luogo falso e ipocrita, stanco dell’intera scuola che non lo ha realmente mai compreso in fondo (la svogliatezza nello svolgere i compiti da parte di Holden è infatti solo apparente, in realtà tra le righe del romanzo, ad esempio alle pagine 22, 23 e 34 dell’edizione Einaudi, si capisce benissimo che potrebbe applicarsi molto di più in qualunque materia ed in particolare nell’ambito letterario, in quanto grande divoratore di libri e romanzi), stanco dei suoi compagni ancora così immaturi, stanco di ogni cosa persino della vita decide di fare le valigie e lasciare con tre giorni di anticipo il college per andarsene verso casa sua, New York.                                        
Nell’abbandonare quel posto di notte, lungo la discesa delle scale urla trionfalmente con tutto il disprezzo che porta nel petto: Arrivederci Stronzi !
Si chiude così una prima parte del libro, dove l’autore fornisce al lettore le prime nozioni base riguardo all’ambiente, al carattere (abbastanza complesso) e al fisico del suo personaggio. In realtà una prima descrizione fisica di Holden la si trova a pagina 12 (sempre edizione Einaudi degli anni ’90) dove è il personaggio stesso a scrivere:

…Sono alto un metro e ottantanove e ho i capelli grigi. Sul serio. Da un lato, il destro, sono pieno di capelli bianchi. Li ho sempre avuti, anche quando ero bambino. Eppure certe volte mi comporto ancora come se avessi si e no dodici anni…
Holden è quindi un ragazzo con i capelli ingrigiti nonostante i diciassette anni che gli consentono così di mentire sulla sua vera età, di fumare e di bere alcolici nei locali.
Abbandonato il Pencey College, il ragazzo prende il treno e si dirige a nella grande capitale.
La narrazione passa così ad un secondo stadio e ad un secondo ambiente quello dell’area metropolitana di Manhattan (tra la parte sud di Central Park e il Greenwich Village). Area geografica conosciuta al protagonista perché vicinissima a casa sua.
In quest’area si svolgono le avventure successive di Holden dove, una volta arrivato, inizia a girovagare senza meta e senza un alloggio momentaneo visto che ancora i genitori non sono a conoscenza del fatto che sia stato espulso e che sia scappato.
Si procura in seguito un posto provvisorio in cui restare, una camera dell’albergo Edmond, fino a quando non sarà giunto il momento di far ritorno a casa.                                
L’hotel è però un posto di infima categoria che porta sin da subito nello stato d’animo del giovane una certa tristezza e così per non riflettere e non sentirsi solo, Holden esce iniziando a girovagare senza una vera e propria meta per i locali di New York.
Si reca al locale di Ernie, un noto pianista della città dove può bere alcolici e fumare in tranquillità perché nessuno in quel posto chiede documenti. Mentre siede al suo tavolo da solo con le sue riflessioni, per una parte sconclusionate come quelle di qualsiasi adolescente per altro verso invece a tratti argute e brillanti, incontra una donna, una vecchia amica di suo fratello D.B., che lo invita a sedersi al tavolo con lei e i suoi amici.                                                                                            
Holden rifiuta e apparentemente pare anche seccato da quell’incontro pertanto decide di far ritorno a piedi verso l’albergo in cui alloggia.      
                         
Mentre sale in ascensore per tornare in camera sua, Holden viene avvicinato da un ragazzo del personale dell’albergo, tale Maurice, che gli propone di portare una
prostituta in camera per il suo piacere personale per soli 5 dollari.                                 Il giovane, ubriaco, stanco e solo, senza rifletterci poi tanto accetta questa bizzarra proposta e così poco dopo di fronte alla porta di camera sua si ritrova la promessa prostituta: Sunny.                                                                  
Questa scena letteraria descritta da Salinger, ha destato grande clamore nel finto perbenismo dei lettori degli anni ’50 che hanno criticato questa parte del romanzo (così come hanno censurato anche altre scene, quali quelle riguardanti il tema della religione o il linguaggio scurrile usato che però è tipico di un adolescente).                           
Si legge nel romanzo:
…. Sapevo che non c’era bisogno di mettersi tanto in ghingheri per una prostituta o quello che era, ma almeno avevo qualcosa da fare. Ero nervoso. Iniziavo a sentirmi abbastanza eccitato e via discorrendo, ma ero lo stesso nervoso. Se proprio volete saperlo sono vergine. Sul serio. Le occasioni di perdere la mia verginità non mi sono mancate davvero, ma ancora non mi è riuscito…..

Ecco così presentata al pubblico una parte intima del vero Holden, un giovane che si finge arrogante e sicuro con le belle donne (come nelle scene del  Night Club in cui balla con una giovane ragazza bionda o ancora nell’attrazione che prova nell’incontrare, lungo la sua fuga in treno, la madre quarantenne di un suo compagno di college) ma che in realtà è ancora incerto e bisognoso di esempi maturi da seguire. Una volta conosciuta Sunny però Holden non se la sente di proseguire per quella via e così dopo l’imbarazzo iniziale, trascorsi quindici minuti, e dopo una veloce discussione sul prezzo pattuito con l’inserviente, il ragazzo le paga 5 dollari e le chiede di andarsene.                                                                                                       
Nel corso della notte però Maurice si presenta di fronte alla camera del giovane e con insistenza chiede altri 5 dollari affermando che lui aveva chiarito fin da subito che il prezzo era di 10 dollari.                                                                                                     Holden rifiuta e viene così messo Ko da un altro pugno nello stomaco.                        La mattina seguente il ragazzo lascia l’albergo, lascia nel deposito della stazione i propri bagagli e decide di contattare una sua amica: Sally Hayes.
Sally è stata compagna di scuola di Holden ed è descritta come una ragazza carina ma decisamente snob e smorfiosa, dall’aria di intelligenza solo apparente nonostante fosse interessata alla letteratura, al teatro e alle commedie. I due ragazzi escono insieme e lui la porta a vedere uno spettacolo che sapeva le sarebbe piaciuto.
Dopo un lungo pomeriggio passato insieme, Holden le chiede se vuole scappare insieme a lui in qualche posto isolato e lontano da New York ma lei non lo prende seriamente.                                                          
Indispettito dalla reazione di Sally, il ragazzo bisticcia con lei e la lascia lì. Nuovamente solo, Holden, decide di chiamare così un altro amico di scuola del suo passato, Carl Luce e di incontrarlo in un Bar. Purtroppo però anche con questo nuovo amico gli avvenimenti durano poco tempo. Infatti nei ricordi del giovane Holden, Carl compare come una persona intellettuale con molte conoscenze di storie e barzellette sul sesso, ma oramai invece Carl non è più come prima in quanto è cambiato grazie al college divenendo più maturo e meno grezzo.    
Anche con Carl, Holden, si lascia in maniera cattiva, tanto che l’ex amico prima di andar via gli consiglia di rivolgersi a uno psicanalista.
Ancora una volta solo e non sapendo cosa fare, il protagonista del libro si ubriaca nuovamente tanto da decidere di fare una improvvisa pazzia e di recarsi di nascosto verso casa sua per poter incontrare la sorella minore Phoebe. Phoebe Caulfield, sorella minore di Holden, è infatti l’unica presenza della famiglia a cui il ragazzo sia seriamente legato da un affetto profondo.
Phoebe è solo una bambina di dieci anni, molto magra, chiacchierona e dai capelli rossi e probabilmente Holden è molto unito a lei proprio per questo suo essere così genuinamente infantile. 
Le prime descrizioni di Phoebe (ma anche degli altri due fratelli) compaiono già a pagina 78, quando ancora Holden si trova in albergo.                    
Si legge infatti:

Dovreste vederla. Garantito che in tutta la vostra vita non avete mai visto una ragazzetta tanto carina e sveglia. E’ veramente sveglia. Da quando va a scuola ha preso tutti dieci. In realtà io sono l’unico deficiente della mia famiglia. Mio fratello D.B. è uno scrittore e via discorrendo, e mio fratello Allie, quello che è morto e di cui vi ho parlato, era un fenomeno… Ma dovreste vedere Phoebe. Ha due orecchie carine piccole piccole. Ha solo 10 anni ed è magra magra. Però è carina.  
Holden rischia e si reca di nascosto in casa sua e nella camera della sorella dove la sveglia e le parla a lungo e dove la piccola capisce che il fratello è nuovamente nei guai perché espulso anche stavolta da una scuola.                              
Ritornano però improvvisamente i genitori a casa e Holden si nasconde nell’armadio mentre Phoebe li distrae per non far capire loro che lui è lì in casa.
Non appena ha un momento libero il ragazzo riesce silenziosamente a riscappare e una volta fuori di casa si reca a chiedere ospitalità a un suo amico professore: Antonioli.                          
Il professore  è stato suo insegnante di inglese a New York ed è una persona colta e saggia capace di far ragionare Holden con la propria testa.                                  
Dopo una discussione in cui Holden viene convinto ad uscire allo scoperto con la sua famiglia, il ragazzo si addormenta.                                                 
Viene però svegliato ad un certo punto dal tocco del professore che gli sta accarezzando la testa.                                     
Confuso, Holden, che teme delle avances da parte dell’uomo, induce una nuova scusa e riesce, con la promessa che sarebbe tornato subito, ad allontanarsi.
Scoraggiato il ragazzo decide di fuggire da New York e da quella società ambigua e gretta.                                                                                                         
Prima però vuol salutare per l’ultima volta la piccola Phoebe e così le telefona dandole appuntamento per mezzogiorno nei pressi del museo.                                      
Intuendo le intenzioni del fratello, Phoebe si presenta però all’appuntamento con una grande valigia decisa ad andare via con lui.               
Holden però non vuole che ciò avvenga e la inganna distraendola con una giostra di cavalli di cui ha comperato i biglietti per farle fare un giro.
Sotto la pioggia il giovane osserva felice la piccola sorella.                                            Il romanzo si conclude così con questa scena e con queste frasi:

Ecco tutto quello che sono disposto a raccontarvi.                                                      Probabilmente potrei dirvi quello che feci quando andai a casa, e come mi sono ammalato e via discorrendo, e a che scuola dovrei andare in autunno quando sarò uscito da qui, ma non ne ho voglia. Sul serio. Ora come ora, queste cose non mi interessano molto. Un sacco di gente, soprattutto questo psicanalista che c’è qui, continuano a domandarmi se quando tornerò a scuola a settembre mi metterò a studiare. E una domanda così stupida, secondo me. Voglio dire, come fate a sapere quello che farete, finché non lo fate? La risposta è che non lo sapete.                          Credo di si, ma come faccio a saperlo? Giuro che è una domanda stupida.                 D. B. non è tremendo come gli altri, ma anche lui continua a farmi un sacco di domande. L’altro sabato è venuto in macchina con quella bambola inglese che prenderà parte al nuovo film che lui sta scrivendo. Era una posatrice fenomenale, ma bella da morire. Ad ogni modo, quando a un certo momento è andata alla toletta delle signore, che sta a casa del diavolo nell’altro reparto, D. B. mi ha domandato che cosa ne pensavo io di tutta questa storia che ho appena finito di raccontarvi.                    Non ho saputo che accidente dirgli. Se proprio volete saperlo, non so che cosa ne penso. Mi dispiace di averla raccontata a tanta gente.                                                  Io, suppergiù, so soltanto che sento un po’ la mancanza di tutti quelli di cui ho parlato. Perfino del vecchio Stradlater e del vecchio Ackley, per esempio.                           Credo di sentire la mancanza perfino di quel maledetto Maurice. buffo.              
Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.
Conclusione:

La storia di Holden Caulfield, di questo adolescente in crisi, di questo ribelle, annoiato ma anticonformista, alla ricerca della verità pura, lontano dal mondo adulto e dalla finta società, ancora oggi a distanza di oltre cinquant’ anni, continua ad essere attuale nonché al centro di accese discussioni nelle scuole statunitensi dove viene consigliato come libro di lettura per ragazzi.                                                                             Probabilmente perché questo romanzo di Salinger, così realista, non solo pone il problema dell’adolescenza e del disagio giovanile in sé, ma vuole anche essere un modo per far riflettere su quelli che sono i metodi educativi giusti o sbagliati da parte di quel mondo adulto che ha l’obbligo di formare i propri giovani.                
Insomma il libro del Giovane Holden vuole essere una lettura consigliata per fare riflettere a grandi e ragazzi senza discriminazione alcuna.

Come sempre Fonti di riferimento sono:
J.D. Salinger, "Il Giovane Holden", Einaudi 1999.


 

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