Iniziamo

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domenica 12 aprile 2015

Il romanzo e la fine della materia. Massimiliano Parente e l'articolo per Le Scienze.

Ancora articolo interessante dalla rivista "Le Scienze" che riguarda stavolta il collegamento tra l'arte, in particolare la letteratura, e la realtà del materialismo della vita.
L'articolo in questione si intitola "Il romanzo e la fine della materia" (pagine da 72 fino a 79) ed è stato scritto da Massimiliano Parente (scrittore e autore di romanzi come "Incantata o no che fosse", "Contronatura" ed il saggio su "Proust e l'evidenza della cosa terribile").
L'incipit mi sembra eloquente e cita così:

Noi siamo polvere di stelle: è un'immagine molto poetica e vera dal punto di vista scientifico.
La materia che compone il nostro corpo è composta di atomi che si sono formati in qualche supernova miliardi di anni fa.
Se vi osservate una mano, come faceva ossessivamente il Monsieur Teste di Paul Valéry, nelle vostre cinque dita non vedrete solo l'arto di un mammifero imparentato con le ali di un pipistrello, le pinne di un pesce o le zampe di un coccodrillo.
Non è escluso, anzi, che nella vostra carne ci siano atomi appartenuti ad un T.Rex, o ad altri esseri umani vissuti milioni di anni prima di voi.

Quanto vuol far capire lo scrittore all'inizio del suo articolo è come l'esistenza, ridotta alla sua realtà molecolare, ci renda come oggetti e come l'uomo, parole dello stesso autore, "abbia dovuto inventarsi un'anima per sopravvivere al proprio triste destino cellulare: la decomposizione".
Sempre tra l'introduzione alle pagine si legge anche:

La scienza moderna ha posto gli esseri umani di fronte all'ineluttabile realtà del materialismo della vita quotidiana e quindi alla sua finitezza. Fino a che punto le arti e la letteratura sono riuscite a rappresentare ed elaborare il problema ?

Nel post di oggi ci si limita a riportare l'articolo perché il discorso è ovviamente ampliabile e se approfondito diventerebbe qualcosa da scrivere a puntate (ovviamente puntate con un proprio inizio e una fine, per restare in tema).
Abbiamo quindi una mente fatta per concepire le cose con un proprio inizio ed una sua fine (credo che lo stesso concetto di universo non ci è ancora chiaro nella sua infinitezza).
L'autore si chiede quindi come l'arte aiuti a comprendere o come abbia per lo meno tentato di risolvere questo problema.
Scrive ancora nel suo articolo:

.... si apre un'altra questione, già accennata addirittura da Galileo Galilei: o l'arte è importante per la conoscenza, o non è poi così importante. In realtà le cosiddette "due culture" (quella umanistica e quella scientifica, riprendendo l'analisi sviluppata da Charles Percy Snow in un suo famoso saggio) hanno cominciato a separarsi solo in tempi recenti. Ma solo perché fino a Darwin, scienza, filosofia e teologia erano una cosa sola. Neppure Newton ha mai pensato ad un mondo "senza Dio"....

E più sotto ancora si legge:

Il dualismo cartesiano, che separa la sostanza della mente da quella del corpo è di nuovo il rifiuto platonico di essere organismi mortali alla deriva in un universo senza scopo. Tuttavia, al contrario, non si dà vera tragedia nell'immortalità e persino il mondo di Shakespeare è un mondo mistico dove mal che vada si diventa fantasmi.

Scienza e Letteratura quindi nel corso dei secoli sono passati dall'essere unite alla separazione, prendendo strade differenti.
Massimiliano Parente porta l'esempio in arte di Marcel Duchamp che ha attaccato l'idea di rappresentazione alla sua base, smettendo di dipingere (perché riteneva la pittura visione superficiale) e inventando un nuovo modo di concepire l'arte facendosi arte stessa.
Credo che gli studiosi d'arte lo chiamino "readymade" ovvero qualsiasi oggetto scelto dall'artista può diventare arte.
Ma se il mondo dell'arte ha accettato il disfacimento dell'arte e quindi la sua finitezza (non perdiamo il concetto base di fondo), come invece la letteratura ha reagito in tal senso ?
Accetta oppure no il suo essere finito ?
In particolare l'autore si rifà al mondo letterario del Romanzo che (se si escludono autori come Proust e Ian McEwan) è rimasto lontano dalle scoperte scientifiche.
A tal proposito si legge nell'articolo:

Così il mondo delle lettere è rimasto pregiudizialmente, ottusamente impermeabile alle scoperte scientifiche, pur di non fare i conti con la fine della speranza della sopravvivenza individuale a lungo termine...

I letterati umanisti quindi voltano la testa dall'altra parte di fronte ai progressi della scienza rifiutandosi di accettare la realtà e cioè che tutto ha una fine e che siamo materia.
La frase dello scrittore Emile Cioran che cita "La morte, che disonore, diventare di colpo oggetto!" e che l'autore dell'articolo riporta chiarisce altrettanto bene il discorso.
Si capisce quindi come sia difficile trovare scrittori che siano realmente consapevoli della realtà evolutiva.
Massimiliano Parente riporta poi un lungo trafiletto sul discorso dell'Entropia e un lungo esempio significativo sullo scrittore già citato a metà del post: Ian McEwan.
Conclude invece poi il suo articolo citando un artista italiano, Gino De Dominicis, che nel 1970 ha pubblicato un testo intitolato "Lettera sull'immortalità del corpo" in cui chiama in causa proprio l'arte, la scienza e il dramma delle cose destinate a finire.
Si legge:

De Dominicis dice: un bicchiere, un uomo, una gallina non sono veramente un bicchiere, un uomo, una gallina, ma solo la verifica della possibilità di esistenza di un bicchiere, di un uomo e di una gallina.
Per esistere veramente le cose dovrebbero essere eterne, immortali>>.

Finiamo qui questo post per oggi.
Chiaro il messaggio dell'autore dell'articolo che da bravo letterato analizza con critica coscienza e lucidità un fatto scientifico, un dato reale che occorre accettare facendo buon viso a cattivo gioco.
Ovviamente nel presente post sono riportate solo minime parti di un articolo che è in realtà più approfondito di così e che riporta svariati esempi di letteratura tutti molto validi e chiarificatori.
E per restare in tema, così come tutto ha inizio ed anche una fine, anche con questo post abbiamo concluso per oggi.
 
FONTI ED IMMAGINI:

Articolo di Massimiliano Parente intitolato "Il romanzo e la fine della materia" pubblicato sul mensile "Le Scienze" di Maggio 2013, pp. 72/79

http://www.lescienze.it/archivio/articoli/2013/05/03/news/il_romanzo_e_la_fine_della_materia-1635471/

http://www.nuoviargomenti.net/il-romanzo-e-la-fine-della-materia/

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