Iniziamo

Arrivo tardi come al solito nel mondo informatico e mi cimento
cosi' per la prima volta con un Blog ....
Ma come dice il famoso detto popolare "Meglio tardi che mai".
Il seguente Blog tratta pertanto svariati argomenti: si va dalla vita personale a Fotografie, dalla Letteratura all'Arte in generale (Musica, Teatro, Cinema), dalla Storia alle Biografie di personaggi famosi, Viaggi, Ricette di Cucina, Eventi e notizie in generale.
Percio' Benvenuto a chiunque voglia seguire queste pagine.

lunedì 23 febbraio 2015

Addio a Luca Ronconi genio incompreso della regia teatrale italiana

E' morto ieri, all'età di 82 anni, il regista e maestro teatrale Luca Ronconi.
Di Ronconi avevo già scritto in passato su questo blog (post del 3 Dicembre 2013 intitolato "Terza parte di Storia del Teatro Italiano Moderno e Contemporaneo dal 1960 al 1980") ma non si era trattata la storia del maestro in maniera del tutto completa in quanto dovendo restringere il campo in così poco spazio gli era stato dato solo un piccolo trafiletto generico.
Rimediamo pertanto oggi con questo doveroso post dedicato esclusivamente al suo ricordo.
Prima di iniziare, segnalo, per chi fosse interessato ad un rapido ripasso e ad argomenti sul teatro, che nella sezione di lato, quella denominata "Etichette", alla voce "Teatro" o anche "Teatro/Biografie" si possono ritrovare spunti (spero per voi utili ed interessanti) ed argomenti che trattano appunto della materia in questione.
Veniamo quindi ora a descrivere del genio di Ronconi.


LUCA RONCONI:

Nato in Tunisia nel 1933 e diplomatosi all'Accademia Nazionale di Arte Drammatica di Roma (anche di Silvio D'Amico e della nascita dell'Accademia abbiamo già trattato in post del passato) nel 1953. Esordisce prima come attore in "Tre quarti di luna" di Luigi Squarzina e co-diretto da Vittorio Gassman, per poi lavorare con altri registi quali: Orazio Costa, Giorgio De Lullo e Michelangelo Antonioni.
Il successo però arriva nel 1969 quando da attore diventa regista e porta in scena "L'Orlando Furioso" (poema cinquecentesco di Ludovico Ariosto, riportato però nella versione di Edoardo Sanguineti) con le scenografie di Uberto Bertacca.
Lo spettacolo, rappresentato per la prima volta al Festival di Spoleto e poi a Belgrado, Milano, Parigi, New York e in altre capitali mondiali, gli regala il successo e la fama internazionale.
Come già visto nel post del 3 Dicembre 2013, nel suo allestimento personale dell'opera di Ariosto, Ronconi, ha combinato aspetti del Teatro ambientale con quegli elementi che erano invece tipici del medioevo (gli avvenimenti erano recitati simultaneamente in diverse zone dello spazio teatrale e lo spettacolo era stato pensato e progettato per uno spazio largo all'aperto con un palcoscenico situato su ogni estremità e composto da piattaforme mobili di legno, circa 50 in tutto, fissate su ruote, una reminiscenza dei pageants medievali, che permettevano agli spettatori di muoversi liberamente e poter scegliere cosa vedere e di mescolarsi agli eventi rappresentati).


A partire dagli anni '70, Ronconi porta il suo genio creativo in numerosi pezzi teatrali firmandone e curandone le regie, ma non solo: dal 1975 al 1977 ha diretto la sezione teatrale della Biennale di Venezia e dall'anno successivo, il 1977, fino al 1979 ha fondato e diretto il Laboratorio teatrale di Prato (in questo suo laboratorio scopre e sperimenta nuove forme espressive di uso del linguaggio e di tecniche della messa in scena), passando in seguito a dirigere anche il Teatro Stabile di Torino (diretto dal 1989 al 1994).
Gli anni '70 sono anche gli stessi in cui il maestro (perché anche se lui non amava definirsi così alla fine non si può negare che lo fosse davvero) porta in scena spettacoli veramente memorabili.
Tra questi ci sono i classici greci come: Orestea (di Eschilo, portato in teatro nel 1972); Utopia (opera di Aristofane e portata sulle scene nel 1976); Le Baccanti (Euripide; in scena nel 1977).
Negli anni '80 invece, Ronconi, porta sulle scene testi diversi dalle rivisitazioni dei classici greci (scogli con cui, prima o poi, ci si deve per forza di cose imbattere lavorando nel campo teatrale) e sorprende ancora con altri spettacoli in cui dimostra tutta la sua forza geniale.
Tra questi vanno segnalati: Spettri (di Ibsen, in scena nel 1982); Mirra (di Alfieri; nel 1988);
Tre sorelle (di Cechov; l'anno in cui Ronconi lo porta sulle scene è il 1989).
Per quanto riguarda la messa in scena dell'opera di Ibsen, "Spettri", Ronconi la trasporta all'interno di una chiesa sconsacrata (la chiesa di San Nicolò a Spoleto) e trasformata per l'occasione in una serra completamente coperta di vetro dove racchiudeva sia lo spazio del pubblico che quello della recitazione degli attori (il regista era in quegli anni intento alla ricerca di una nuova formula audiovisiva e pertanto aveva fatto in modo che il pubblico avesse difficoltà in certe scene a sentire quanto recitato dagli attori).
Come tanti geni prima di lui anche stavolta in patria, cioè qui in Italia, la critica non comprese bene il senso di questo suo modo di "fare teatro" e pur dandone parere negativo non fecero altro che dargli una maggiore visibilità (soprattutto all'estero).
Altro testo che Ronconi rivisita qualche anno dopo e che crea stupore (nella critica come nel pubblico) è "Mirra", tratto dall'opera di Alfieri, e portato in scena nel 1988.
La parte più interessante di tutta l'opera, il regista, la concentra sulla scena finale, quando Mirra (interpretata dall'attrice Galatea Ranzi) ha tra le braccia il padre Ciniro (interpretato da Remo Girone).
Lei lo serra al petto con affetto innocente ma traspare subito in realtà qualcosa di differente dall'amore di una figlia verso un padre. Si sente infatti una tensione diversa, quasi incestuosa che viene poi compresa nel modo ambiguo che hanno i due di parlarsi, nelle loro battute e alla fine nel gesto insano che compie Mirra nel prendere l'arma che pende dal fianco del padre e nel compiere un suo sacrificio finale togliendosi la vita.
Ronconi esagera ed esaspera volutamente il gesto di Mirra e aiuta lo spettatore a comprendere quale fosse il vero messaggio che in quel frangente passava nel testo di Alfieri: Ciniro non riesce ad impedire il suicidio di Mirra o semplicemente non vuole impedirlo ?
Ronconi mostra come Alfieri punisce nel suo testo Mirra (per la sua incestuosità) facendola morire e mostra come Ciniro sia volutamente lento nel prendere l'arma con cui lei si suicida.
In sostanza Ciniro non impedisce il suicidio di Mirra perché così si sente salvo dai pensieri peccaminosi.
Ronconi non ha stravolto una sola virgola del testo di Alfieri ma ha volutamente giocato sui gesti dei personaggi, li ha esasperati e volutamente rallentati per far comprendere meglio quale fosse il significato dell'opera.
Ecco la genialità che Ronconi mostrava in tutte le sue regie. Una mano sapiente, lucida e calma che ti portava a vedere e comprendere quanto esiste di sottointeso nel testo, ad andare oltre le semplici parole che lo compongono.


Negli anni '90 porta in scena altre opere e dirige a Salisburgo (nel 1994) "I giganti della Montagna" di Luigi Pirandello.
Dal 1994 al 1998 ha diretto il Teatro di Roma, dove nel 1996 porta in scena "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana" (opera di Gadda).
Nel 1999 dirige il Piccolo Teatro di Milano e debuttando con due pièces teatrali: La vita è sogno (di Pietro Calderòn de la Barca) e Il sogno (di Strindberg).
Nel 2002, sempre al Piccolo, porta in scena uno spettacolo originale intitolato "Infinities" e tratto da un testo scientifico del cosmologo John David Barrow.
Ha curato regie anche nel campo della lirica (da Bellini a Rossini fino a Verdi e Puccini) e nel 2006 ha realizzato 5 spettacoli collegati tra loro in occasione dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino.
Il suo ultimo spettacolo a teatro in questi periodi è stato "Lehman Trilogy", dal testo di Stefano Massini, già molto discusso.
Concludo il post riportando le giuste parole che Maria Grazia Gregori dedica al regista in un suo articolo reperibile al seguente link: http://www.delteatro.it/2015/02/22/addio-amatissimo-luca/
Scrive la giornalista:

Per tutta la sua vita Ronconi ha combattuto contro lo spazio tradizionale, scendendo dal palcoscenico, scegliendo luoghi alternativi in grado di aprire drammaturgicamente lo svolgersi del tempo dello spettacolo.
Spazio, tempo, movimento delle scene sono la triade fondamentale del suo teatro perché dove lo spazio non permetteva nessuna fuga doveva comunque essere in movimento, andare su e giù, vicino e lontano verso il sogno di uno spettacolo infinito, un fluire continuo di oggetti, di personaggi di una umanità in movimento....

La Gregori spiega bene in queste sue righe come era Ronconi, il suo genio, quale è stato il suo lavoro sulle scene italiane e internazionali.
L'Italia perde così un vero e proprio Genio artistico come pochi ne sono ormai rimasti in giro.
Addio Maestro quindi.

FONTI ED IMMAGINI:

http://www.edizioniets.it/scheda.asp?N=88-467-1286-2

http://www.metronews.it/15/02/21/morto-milano-82-anni-il-regista-luca-ronconi.html

http://www.lucaronconi.it/mostraronconi_scheda.asp?num=84

http://www.delteatro.it/2015/02/22/addio-amatissimo-luca/

Oscar G. Brockett, Storia del Teatro vol.2, pp. 640 - 642 Edizioni Saggi Marsili.

R. Alonge, Il teatro dei Registi, Capitolo 9 "Luca Ronconi genialità e insoddisfazione", da pagina 133 fino a pagina 139, Editore Laterza 2006.

mercoledì 18 febbraio 2015

Cibo, sostanza e circostanza. L'articolo del professor Montanari.

Oggi riporto articolo della rivista di un supermercato (non lasciatevi fuorviare anche al loro interno ci sono argomenti che possono essere interessanti) e che vede, nella sezione Cibo e Cultura (mi appoggio qui alla pagina 16 della versione on line) uno scritto del professore Massimo Montanari, docente di Storia medievale e di Storia dell'alimentazione presso l'Università degli studi di Bologna.
L'articolo si intitola "Cibo, sostanza e circostanza" ed evidenzia appunto il rapporto che esiste tra il "cibo" e le "circostanze".
Il professor Montanari apre l'articolo portando l'esempio del semiologo francese Rolandes Barthes che nel 1961 ha pubblicato un saggio sulla "psico/sociologia dell'alimentazione" in cui si poneva l'attenzione su due termini, "sostanza e circostanza", osservando come il cibo e le bevande non siano solo "nutrizione" (intese come sostanze che si ingeriscono) ma anche "circostanze", ossia veicoli di comunicazione che trasportano valori sociali, rituali, simbolici, legati all'occasione del loro consumo.
Montanari per farsi capire riporta l'esempio del classico panettone che è diventato il simbolo del periodo che indica Natale.
Personalmente mi vengono invece in mente i momenti a pranzo con la mia famiglia di origine (il Sud Italia da questo lato offre infatti svariati punti di vista sul tema cibo/socialità), dove il cibo diventa il simbolo di unione profonda (alzino la mano tutti coloro che vi si ritrovano nell'immagine di una risata o anche di una litigata di fronte a un piatto di pasta della propria mamma).
Proseguendo la lettura dell'articolo, si ritorna sempre a parlare di Barthes e del suo saggio dove, i due termini (sostanza e circostanza) intesi come veicoli di comunicazione di qualcosa, possono anche contrapporsi l'uno all'altro.
Si riporta invece ora l'esempio del caffè, sostanza eccitante che tiene svegli ma che viene invece associata all'immagine di pausa relax (in ufficio con i colleghi diventa così momento in cui la circostanza batte la sostanza).
Montanari conclude con Barthes e scrive poi:

Non ho potuto fare a meno di pensare a Barthes vedendo, in questi giorni, sui giornali la pubblicità di una nuova confezione di popcorn, proposto in buste sigillate da inserire direttamente nel forno a microonde.
Lo slogan (il claim nel linguaggio del marketing) recita "Il gusto del cinema a casa tua".
Spiazzante, al primo impatto. Ma il senso è stato subito chiaro: al cinema si sgranocchiano popcorn, dunque se sgranocchiamo popcorn a casa, davanti alla televisione o magari a un gigantesco home video che simula, appunto, il "cinema a casa tua", è come se fossimo al cinema davvero.

In pratica, Montanari fa comprendere in questo caso come il popcorn pubblicizzato assuma prospettiva differente da quella del suo sapore all'interno di un contesto sociale più ampio (il cinema)per essere invece "privatizzato" tra le mura domestiche.
La parte migliore il professore la riserva però al finale dove scrive:

Tutto ciò che ha a che fare col cibo ci insegna molto di ciò che siamo o pensiamo di essere o vogliamo essere. Il desiderio (se c'è) di sgranocchiare i popcorn nel salotto di casa per replicare un gesto tipicamente "sociale e collettivo" come quello di andare al cinema è forse il segno di una cultura che sempre più tende a privilegiare i consumi privati e la dimensione intima "domestica" della vita. A scapito di quella pubblica.

Ho voluto riportare l'articolo di Montanari perché negli ultimi anni ho posto una attenzione totalmente differente nei confronti del tema alimentazione e mi è sembrato giusto condividerlo con altri lettori che magari si ritrovano in quanto letto o che semplicemente possono anche avere parere diverso (non importa che si sia a favore o no, alla fine ciò che conta è la capacità critica, sana, di visione di insieme che aiuta a crescere e migliorarsi).
Su questo tema in futuro, se ci sarà occasione, mi piacerebbe anche ritornarci.
Al momento concludo il post di oggi semplicemente scrivendo che il discorso cibo riguarda tanto la "sostanza" quanto la "circostanza" ricollegabili, almeno nella mia visione, comunque alla nota più ovvia e significativa: "la vita" (banale per qualcuno meno per altri).
E in attesa che inizi il grande evento italiano di quest'anno (l'Expo di Milano dove il tema sarà proprio quello dell'alimentazione) pareva giusto dedicargli almeno una prima parte.


FONTI ED IMMAGINI:

Articolo scaricabile anche al seguente link sotto:
m.consumatori.e-coop.it/index.php/download_file/force/8849/242/

venerdì 13 febbraio 2015

Risotto al Radicchio Rosso con Mela e Mandorle

"Gelato al cioccolato dolce un po' salato..." così cantava una vecchia canzone di un certo signor "Pupo" (nome vero Enzo Ghinazzi) e mi è tornata in mente quando ieri sera, avendo degli ingredienti in casa con cui non sapevo bene cosa cucinare, navigando sulla rete, ho ritrovato una ricetta che inizialmente mi ha lasciato perplessa ma che superata la diffidenza iniziale ho deciso di tentare e alla fine è pure venuta buona :)
Ora l'ingrediente in questione che vagava nel frigorifero era il Radicchio rosso e poiché di ricette con questo elemento ne esistono all'infinità alla fine, dovendo per forza scegliere qualcosa di insolito (fase sperimentativa che ogni tanto mi prende), ho optato per quello che prende il nome di:
Risotto al Radicchio con Mela e Mandorle.
La ricetta l'ho recuperata dal sito internet: http://www.greenme.it/mangiare/vegetariano-a-vegano/14855-risotto-radicchio-rosso-mandorle-mele  (post del 10 aprile 2014) e devo dire che alla fine sono rimasta sorpresa dal suo sapore.
Ho persino fatto delle fotografie mentre cucinavo ma non so bene come ho cancellato quella finale una volta che il risotto era stato messo dentro il piatto (pertanto accontentatevi di quelle con il pentolame).
Veniamo quindi a Ingredienti e Preparazione.

INGREDIENTI:

180 gr. di riso; 1/4 di Cipolla (la ricetta originale diceva di usare la cipolla rossa io ho usato invece quella bianca e ne ho usata metà); 1/4  di Radicchio Rosso; 1 Mela piccola; 1 litro di brodo di verdure; 1 pizzico di Zenzero; una quindicina di Mandorle sgusciate (io ho usato quelle già tritate in busta che vendono nei supermercati); 3 cucchiai di olio extravergine di Oliva; Sale e Pepe.

PREPARAZIONE:

Preparate un litro di brodo secondo le vostre normali abitudini (fate comunque in modo che sia pronto quando dovrete iniziare a cuocere il riso).
Intanto lavate e tagliate il Radicchio Rosso (nel mio caso l'ho fatto a listarelle lunghe) e fate lo stesso con la cipolla (cioè tagliatela; anche in questo caso l'ho lasciata un poco più lunga del solito).
Versate due cucchiai di Olio extravergine di Oliva in una padella e riscaldate. Aggiungetevi la Cipolla per dorarla.
Versate poi il risotto e tostatelo a fiamma viva per circa 30 secondi, mescolate facendo in modo che non si attacchi alla pentola.
Aggiungete quindi alla pentola anche il Radicchio rosso e mescolate sempre iniziando a versare anche una parte di Brodo.


Prevedete all'incirca tra i 15 e i 20 minuti per la cottura.
Sbucciate la mela e affettatela a cubetti unendola al riso e al radicchio dopo circa 5 minuti della cottura. Aggiungete altro brodo e mescolate ancora.
Verso la fine della cottura del vostro risotto aggiungete anche un pizzico di Zenzero ed uno di Pepe Nero e mescolate le spezie per bene.
Servite il risotto e appena sarà cotto guarnitelo con le Mandorle trite.

 
Ora tralasciando il più simpatico commento di qualche parente che non appena ha visto le immagini di quanto preparato ha subito domandato "Ma cos'è la pappa per il cane ?" salvo poi pentirsene una volta assaggiato e chiedere il bis (bis concesso anche se forse non lo meritava vista la poco carineria)
Vi giuro che ha un sapore fantastico che mixa perfettamente quell'amarognolo del Radicchio e il piccante dello Zenzero al sapore dolce della Mela e delle Mandorle.
Provatela e poi se volete lasciate pure i vostri commenti.
A presto
 
FONTI:
 

http://www.greenme.it/mangiare/vegetariano-a-vegano/14855-risotto-radicchio-rosso-mandorle-mele

lunedì 9 febbraio 2015

The Big Snow si ritorna lentamente alla normalità. Il post con qualche immagine.

Ritornati (almeno da queste parti) finalmente a una pseudo-normalità dopo due giorni di blackout totale (niente luci, acqua e riscaldamenti) si possono riprendere anche quel tipo di comunicazioni che erano state interrotte a causa di batterie morte di computer e telefoni cellulari.
La mancanza di utenze e servizi di questi due giorni mi ha fatto ben comprendere come oggi siamo schiavi di tutti quei mezzi moderni che ci agevolano la vita e come alle prime difficoltà si cada nel panico facilmente senza trovare punti forza per reagire.
Personalmente, per quel che mi riguarda, possiedo alle spalle la fortuna di avere frequentato fin da piccola per anni svariati campeggi estivi e poi quando mi sono trasferita qui in Emilia-Romagna anche anni di studentato universitario (alcuni si domanderanno cosa o come possa entrare in gioco quest'ultima situazione, mentre altri comprenderanno benissimo le mie allusioni) che mi hanno aiutata ad affrontare questi giorni di intemperie.
Al contrario posso ben immaginare le enormi difficoltà che hanno invece avuto tutte quelle famiglie che ritrovano al loro interno persone anziane, bambini o qualche caro ammalato (magari costretto a restare a letto immobile).
Già solo per questa ragione non trovo corretto che un ente nazionale come Enel la passi liscia (si parla di grandi numeri, li ritrovate in rete, che hanno coinvolto più di 12 comuni dell'Appennino Emiliano dove siamo stati lasciati per tre giorni a soffrire e al momento non so se ancora qualche comune è isolato) senza risarcire o pagare per quanto accaduto.
Quella che doveva essere fatta si chiama semplicemente PREVENZIONE, ma come sempre in Italia viene ed è venuta a mancare.
Ad ogni modo non voglio proseguire oltre con questo post che vuole essere solo e semplicemente una descrizione generica di quanto accaduto in quella che già da tempo era preannunciata come "The Big Snow" (o Grande Nevicata appunto).
Vi lascio con le immagini del luogo in cui mi ritrovo e del dopo nevicata (due/tre giorni intensi di ininterrotta neve) quando finalmente siamo riusciti ad essere "disibernati".
Posto anche le immagini del mio pelosone a quattro zampe (conosciuto da chi segue il blog in quanto gli sono stati dedicati due post in precedenza), Billy, ribattezzato in questa occasione "cane/delfino". Almeno lui si è divertito nel giardino (specifico subito che vive in casa, il giardino lo usa solo per svago e bisogni personali, mentre la cuccia che avevamo comprato appositamente per lui è sempre rimasta inutilizzata visto che alla fine si è conquistato il divano in sala, suo posto d'onore ormai) al contatto con questo elemento per lui "cane-siculo-marittimo" tutto nuovo.
Buon proseguimento di serata e a presto.







 
 

giovedì 5 febbraio 2015

"The Cinema Show" in mostra a Modena il mondo del Cinema dal 7 febbraio fino al 7 giugno.

Segnalo iniziativa interessante che si terrà a Modena a partire da sabato 7 febbraio e che prende il nome di "The Cinema Show".
Non si tratta, come potrebbe sembrare dal titolo, di una canzone dei Genesis ma bensì di una mostra che si terrà presso il Palazzo Santa Margherita (mostra organizzata dalla Galleria Civica di Modena) e che vede un intero allestimento di opere fotografiche cinematografiche (provenienti in parte dal fondo Franco Fontana) edite ed inedite.
Gli appassionati del genere, pertanto, non potranno perdersi questa esclusiva dedicata ad un secolo di cinema e che racchiude molti dei volti ormai noti.
Si va infatti da svariate fotografie di scena, con i ritratti fatti in studio durante le registrazioni o le pause dei set, fino alle fotografie di divi messi in posa.
Tra i tanti attori e le tanti attrici ripresi ci sono: Marilyn Monroe; Marlene Dietrich; Tony Curtis; Carroll Baker; Audrey Hepburn; Maria Callas; Gerard Depardieu; Anna Magnani; Totò; Federico Fellini; Roberto Benigni; Visconti; Pasolini; Eduardo De Filippo; Mastroianni e tantissimi altri mostri sacri di questa magnifica arte.
Ampia selezione della mostra è inoltre dedicata alla fotografia di scena con immagini riprese sui set dei film, come ad esempio Robert De Niro nel film "Novecento".
Sono circa quaranta i fotografi/autori di questi scatti immortali e tra questi si ritrovano quelli di: Philippe Antonello; Franco Bellomo; Anton Giulio Bragaglia; Jean Francois Bauret; Giovanni Cozzi; Chico De Luigi; David Gamble; Erich Lessing; Horst P. Horst; Luciana Mulas; Gina Lollobrigida; Umberto Montiroli; Claude Nori; Gianfranco Salis; Federico Patellani; John Phillips; Pierluigi Praturlon; Roger Pic; Paul Ronald; Tazio Secchiaroli; Pino Settanni; Angelo Turetta; Mario Tursi.
Della mostra fanno anche parte due documentari sulla fotografia di scena prodotti da Haiku Film per la televisione.
La mostra, che fa parte di un progetto avviato nel 2011 e che vuole mostrare con regolarità il patrimonio della Galleria Civica di Modena, resterà visibile presso la sala grande del Palazzo Santa Margherita fino al 7 di Giugno 2015.
Per quanto riguarda gli orari essi vanno dal 7 di febbraio fino al 17 aprile tutti i mercoledì-venerdì dalle ore 10.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00 (mentre sabati, domeniche e festivi invece l'orario è continuato dalle 10.30 alle 19.00)
Mentre dal 18 aprile al 7 giugno  saranno da mercoledì a venerdì ore 10.30-13.00 e 16.00-19.00 (festivi stessi di prima mentre i lunedì e i martedì sono giorni di chiusura).

Non perdetevi dunque questa mostra e accorrete numerosi appassionati di cinema.
Per ulteriori informazioni contattate l'urp (ufficio relazioni con il pubblico) di Modena o il seguente sito:
 

FONTI ED IMMAGINI:

http://www.clponline.it/mostre/cinema-show