Arriva il fine settimana ed arrivano anche le tanto attese festività pasquali.
Pertanto Auguro semplicemente a tutti una Buona Pasqua e ci si rivede dopo il due di Aprile.
Iniziamo
Arrivo tardi come al solito nel mondo informatico e mi cimento
cosi' per la prima volta con un Blog ....
Ma come dice il famoso detto popolare "Meglio tardi che mai".
Il seguente Blog tratta pertanto svariati argomenti: si va dalla vita personale a Fotografie, dalla Letteratura all'Arte in generale (Musica, Teatro, Cinema), dalla Storia alle Biografie di personaggi famosi, Viaggi, Ricette di Cucina, Eventi e notizie in generale.
Percio' Benvenuto a chiunque voglia seguire queste pagine.
cosi' per la prima volta con un Blog ....
Ma come dice il famoso detto popolare "Meglio tardi che mai".
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Percio' Benvenuto a chiunque voglia seguire queste pagine.
giovedì 28 marzo 2013
mercoledì 27 marzo 2013
Gita di Pasquetta: Fiorano Modenese e la Riserva Naturale delle Salse di Nirano.
Ancora pochi giorni e sarà di nuovo Pasqua.
Quali sono i vostri programmi per questo weekend festivo (con annesso il lunedì di Pasquetta) ?
Se non avete ancora idea di cosa fare o di dove andare, posso proporvi una gitarella utile, in mezzo alla natura, da effettuare con gli amici, con la famiglia o con chiunque ne abbiate voglia.
L'unica pecca è che forse è più consigliato a coloro che vivono nelle zone dell'Emilia-Romagna o al massimo in Toscana (ciò non preclude però l'apertura a chiunque vi si voglia recare per una visita).
Parlo infatti della Riserva Naturale delle Salse di Nirano.
BREVE STORIA DELLA RISERVA:
Questa riserva l'ho scoperta per caso durante una delle tante gite fuori porta quando si va senza avere una meta precisa, ma fortunatamente, alla fine si è rivelata una piacevole sorpresa.
Come sempre le foto (stavolta poche in realtà, causa batterie scariche della digitale) che allego man mano sono state scattate da me.
La Riserva di Nirano, si trova nel comune di Fiorano (scusate, rima non voluta), alle pendici appunto dell'Appenino Modenese.
Essa è il più vasto complesso di salse della Regione (dopo quello di Aragona, in provincia di Agrigento, in Sicilia) ed anche il più importante d'Italia.
Nel 1982, grazie ad un decreto regionale, l'area diventa una tra le prime protette ed individuate nella regione Emilia-Romagna, dove si possono così studiare dei fenomeni naturali con origini storiche lontane nei tempi.
Dopo svariati studi, infatti, ci si è trovati di fronte a numerose fonti che attestano la sua origine a poco prima dell'epoca romana.
Nel sito ufficiale della Riserva (http://www.comune.fiorano-modenese.mo.it/turismo/salse%20nirano/ri/riserva.htm) potrete leggere:
Naturalisti e viaggiatori del passato hanno visitato numerosi le Salse emiliane, fornendo una importante documentazione sulla loro evoluzione.
Le salse del modenese sono già ricordate infatti da Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. che nella sua opera "Naturalis Historia" parlò di "scontro di due monti che poi tornavano ad allontanarsi con grande frastuono, fiamme e fumo...".
A partire dal '600, le Salse furono oggetto di studi più approfonditi .... il più attendibile resoconto arriva dagli scritti dell'abate Spallanzani, nel 1793, in cui scrive "... esistono tre piccole Salse, le quali, quantunque non si sappia che abbiano mai lanciato in alto nè fango, nè altre materie, certo è però che incessantemente mandan fuori una terra di natura consimile a quelle della Salsa di Sassuolo (...). E l'acqua di alcune pozze di quei luoghi bolle apparentemente come se vi ardesse sotto il fuoco...".
Una vasta area di antica origine vulcanologica dunque, con fanghi, acque sulfuree e oggi centro di fauna e flora protetto, dove è possibile godersi il contatto diretto con la Natura e i suoi abitanti, ecco cosa sono le Salse di Nirano.
La riserva, a partire dal 1982, viene suddivisa inoltre in ben tre aree specifiche.
La prima è la Riserva Naturale Integrale, interamente di proprietà pubblica ed interessata dai fanghi (strani coni da cui fuoriescono le salse di fango). Nell'area vi è il divieto assoluto di costruzione, non vi si può cacciare e non si può danneggiare o portar via in alcun modo qualsiasi specie vegetale.
La seconda è l'Area di Tutela Ambientale Generale. Questa è infatti l'area protettiva vera e propria del luogo, dove ogni cosa deve rimanere così come è senza intaccare il sistema naturale delle cose.
Infine, vi è l'Area di Protezione, in tal caso si tratta dell'area più vasta ed anche in essa è fatto divieto di danneggiamento.
All'interno del parco, olre alla possibilità di vedere i fanghi (meglio le Salse) ci si può quindi imbattere anche nella visione di rari animali e di rara vegetazione protetti dal severo regolamento (come è giusto che sia) visto poco sopra.
Se non siete esperti naturalisti e volete saperne qualcosa di più, vi è inoltre la possibilità di recarsi presso il Centro Visite Ca' Tassi.
Il centro, di proprietà del comune di Fiorano, è stato recuperato, negli anni '90, da un vecchio complesso rurale ed al suo interno vi si possono ritrovare: il Museo Naturale ed Ornitico (oltre, come dal sito stesso descritto, complementi didattici educativi quali pannelli e giochi interattivi, o bacheche con immagini); l'Auditorium della sala convegni; il Laboratorio di Ricerca e sperimentazione per scolaresche; la Biblioteca; l'Area attrezzatura per pic-nic ed infine, la
Sala reception in cui potrete ricevere informazioni sul luogo e la guida per visite per scolaresche o gruppi.
Vicino alla riserva (o meglio nelle zone limitrofe, ma non tanto distanti poi in realtà) sono inoltre presenti numerosi Agriturismi e Bed and Breakfast presso il quale poter trovare buon cibo o alloggio se ci si vuol soffermare qualche notte.
CONCLUSIONE:
Che altro aggiungere ?
Sicuramente un luogo di pace e relax a contatto con Madre Natura in cui perdersi almeno una giornata.
Lo consiglio vivamente, sopratutto a chi ha dei bambini e vuole portarli a conoscere qualcosa di più sulla flora e sulla fauna del territorio. Ovviamente il divertimento è assicurato anche per i grandi e non solo per i più piccoli.
Visitate quindi il comune di Fiorano e le sue "Salse" e avrete così una giornata diversa da tutte le altre.
Sito ufficiale del luogo: http://www.comune.fiorano-modenese.mo.it/turismo/salse%20nirano/in/index.htm
Quali sono i vostri programmi per questo weekend festivo (con annesso il lunedì di Pasquetta) ?
Se non avete ancora idea di cosa fare o di dove andare, posso proporvi una gitarella utile, in mezzo alla natura, da effettuare con gli amici, con la famiglia o con chiunque ne abbiate voglia.
L'unica pecca è che forse è più consigliato a coloro che vivono nelle zone dell'Emilia-Romagna o al massimo in Toscana (ciò non preclude però l'apertura a chiunque vi si voglia recare per una visita).
Parlo infatti della Riserva Naturale delle Salse di Nirano.
BREVE STORIA DELLA RISERVA:
Questa riserva l'ho scoperta per caso durante una delle tante gite fuori porta quando si va senza avere una meta precisa, ma fortunatamente, alla fine si è rivelata una piacevole sorpresa.
Come sempre le foto (stavolta poche in realtà, causa batterie scariche della digitale) che allego man mano sono state scattate da me.
La Riserva di Nirano, si trova nel comune di Fiorano (scusate, rima non voluta), alle pendici appunto dell'Appenino Modenese.
Essa è il più vasto complesso di salse della Regione (dopo quello di Aragona, in provincia di Agrigento, in Sicilia) ed anche il più importante d'Italia.
Nel 1982, grazie ad un decreto regionale, l'area diventa una tra le prime protette ed individuate nella regione Emilia-Romagna, dove si possono così studiare dei fenomeni naturali con origini storiche lontane nei tempi.
Dopo svariati studi, infatti, ci si è trovati di fronte a numerose fonti che attestano la sua origine a poco prima dell'epoca romana.
Nel sito ufficiale della Riserva (http://www.comune.fiorano-modenese.mo.it/turismo/salse%20nirano/ri/riserva.htm) potrete leggere:
Naturalisti e viaggiatori del passato hanno visitato numerosi le Salse emiliane, fornendo una importante documentazione sulla loro evoluzione.
Le salse del modenese sono già ricordate infatti da Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. che nella sua opera "Naturalis Historia" parlò di "scontro di due monti che poi tornavano ad allontanarsi con grande frastuono, fiamme e fumo...".
A partire dal '600, le Salse furono oggetto di studi più approfonditi .... il più attendibile resoconto arriva dagli scritti dell'abate Spallanzani, nel 1793, in cui scrive "... esistono tre piccole Salse, le quali, quantunque non si sappia che abbiano mai lanciato in alto nè fango, nè altre materie, certo è però che incessantemente mandan fuori una terra di natura consimile a quelle della Salsa di Sassuolo (...). E l'acqua di alcune pozze di quei luoghi bolle apparentemente come se vi ardesse sotto il fuoco...".
Una vasta area di antica origine vulcanologica dunque, con fanghi, acque sulfuree e oggi centro di fauna e flora protetto, dove è possibile godersi il contatto diretto con la Natura e i suoi abitanti, ecco cosa sono le Salse di Nirano.
La riserva, a partire dal 1982, viene suddivisa inoltre in ben tre aree specifiche.
La prima è la Riserva Naturale Integrale, interamente di proprietà pubblica ed interessata dai fanghi (strani coni da cui fuoriescono le salse di fango). Nell'area vi è il divieto assoluto di costruzione, non vi si può cacciare e non si può danneggiare o portar via in alcun modo qualsiasi specie vegetale.
La seconda è l'Area di Tutela Ambientale Generale. Questa è infatti l'area protettiva vera e propria del luogo, dove ogni cosa deve rimanere così come è senza intaccare il sistema naturale delle cose.
Infine, vi è l'Area di Protezione, in tal caso si tratta dell'area più vasta ed anche in essa è fatto divieto di danneggiamento.
All'interno del parco, olre alla possibilità di vedere i fanghi (meglio le Salse) ci si può quindi imbattere anche nella visione di rari animali e di rara vegetazione protetti dal severo regolamento (come è giusto che sia) visto poco sopra.
Se non siete esperti naturalisti e volete saperne qualcosa di più, vi è inoltre la possibilità di recarsi presso il Centro Visite Ca' Tassi.
Il centro, di proprietà del comune di Fiorano, è stato recuperato, negli anni '90, da un vecchio complesso rurale ed al suo interno vi si possono ritrovare: il Museo Naturale ed Ornitico (oltre, come dal sito stesso descritto, complementi didattici educativi quali pannelli e giochi interattivi, o bacheche con immagini); l'Auditorium della sala convegni; il Laboratorio di Ricerca e sperimentazione per scolaresche; la Biblioteca; l'Area attrezzatura per pic-nic ed infine, la
Sala reception in cui potrete ricevere informazioni sul luogo e la guida per visite per scolaresche o gruppi.
Vicino alla riserva (o meglio nelle zone limitrofe, ma non tanto distanti poi in realtà) sono inoltre presenti numerosi Agriturismi e Bed and Breakfast presso il quale poter trovare buon cibo o alloggio se ci si vuol soffermare qualche notte.
CONCLUSIONE:
Che altro aggiungere ?
Sicuramente un luogo di pace e relax a contatto con Madre Natura in cui perdersi almeno una giornata.
Lo consiglio vivamente, sopratutto a chi ha dei bambini e vuole portarli a conoscere qualcosa di più sulla flora e sulla fauna del territorio. Ovviamente il divertimento è assicurato anche per i grandi e non solo per i più piccoli.
Visitate quindi il comune di Fiorano e le sue "Salse" e avrete così una giornata diversa da tutte le altre.
Sito ufficiale del luogo: http://www.comune.fiorano-modenese.mo.it/turismo/salse%20nirano/in/index.htm
venerdì 22 marzo 2013
15 Aprile 2013: In onda i nuovi episodi del Commissario Montalbano.
C'è una notizia (che rende felici tutti gli appasionati di Camilleri come me) che circola in quest'ultimo mese, parlo del: Ritorno della fiction televisiva del Commissario Montalbano.
Attirata dallo spot pubblicitario serale, trasmesso dalla Rai, mi sono subito fiondata sul sito ufficiale dedicato allo scrittore siciliano (www.vigata.org) e lì ho trovato le fonti e le conferme da tanto tempo attese. A partire da lunedì 15 Aprile infatti, andranno in onda, in prima serata per Raiuno, ben
4 episodi che hanno come protagonista il commissario più amato di questi ultimi decenni.
I nuovi episodi sono tratti, come sempre, dai romanzi di Andrea Camilleri; stavolta verranno ritrasposti, televisivamente parlando: La lama di luce; Una voce di notte; Il sorriso di Angelica ed infine Il gioco degli specchi.
Episodi che sono sicura lasceranno lo spettatore incollato allo schermo vista la oramai fama crescente delle storie dedicate a Montalbano e grazie anche alla straordinaria bravura interpretativa del suo protagonista ed attore principale: Luca Zingaretti.
Non mi resta altro da scrivere su questo post blog se non semplicemente di restare pazientemente in attesa di questa nuova serie primaverile prima di trarne le proprie conclusioni.
immagine ripresa dal sito: http://televisione.tuttogratis.it/news/cat/il-commissario-montalbano/
Attirata dallo spot pubblicitario serale, trasmesso dalla Rai, mi sono subito fiondata sul sito ufficiale dedicato allo scrittore siciliano (www.vigata.org) e lì ho trovato le fonti e le conferme da tanto tempo attese. A partire da lunedì 15 Aprile infatti, andranno in onda, in prima serata per Raiuno, ben
4 episodi che hanno come protagonista il commissario più amato di questi ultimi decenni.
I nuovi episodi sono tratti, come sempre, dai romanzi di Andrea Camilleri; stavolta verranno ritrasposti, televisivamente parlando: La lama di luce; Una voce di notte; Il sorriso di Angelica ed infine Il gioco degli specchi.
Episodi che sono sicura lasceranno lo spettatore incollato allo schermo vista la oramai fama crescente delle storie dedicate a Montalbano e grazie anche alla straordinaria bravura interpretativa del suo protagonista ed attore principale: Luca Zingaretti.
Non mi resta altro da scrivere su questo post blog se non semplicemente di restare pazientemente in attesa di questa nuova serie primaverile prima di trarne le proprie conclusioni.
immagine ripresa dal sito: http://televisione.tuttogratis.it/news/cat/il-commissario-montalbano/
giovedì 21 marzo 2013
Addio al campione Pietro Mennea.
E'morto oggi, all'età di 61 anni, il campione sportivo Pietro Mennea (Oro Olimpico a Mosca nel 1980). Malato da tempo, Mennea è stato un uomo ed uno sportivo amato da tutti, anche da chi non seguiva la sua categoria.
Un Saluto quindi al grande Pietro.
foto ripresa dal sito: http://www.oggi.it/attualita/attualita/2013/03/21
Un Saluto quindi al grande Pietro.
foto ripresa dal sito: http://www.oggi.it/attualita/attualita/2013/03/21
martedì 19 marzo 2013
Anton Cechov. Vita attraverso le lettere.
Pubblicato dalla casa editrice Einaudi, la prima volta nel 1960 (riedito poi nuovamente nel 1989), nella collana Gli Struzzi, il libro "Anton Cechov. Vita attraverso le lettere", seppur datato è uno di quei testi che non puo' assolutamente mancare nelle collezioni degli amanti della storia del teatro e delle biografie.
Composto da 323 pagine (corredate anche di immagini e fotografie varie), curato nel profilo biografico introduttivo, niente di meno che dalla grande scrittrice Natalia Gintzburg, il libro ripercorre la vita del famoso medico e scrittore russo, attraverso la corrispondenza e i diari privati dello stesso autore, in un periodo che va dal 1883 al 1904.
Segue pertanto sotto un rapido sguardo alla vita e alle opere dello scrittore piu' amato dai russi e dal resto del mondo agli inizi del '900.
ANTON CECHOV BIOGRAFIA ED OPERE:
Nato a Taganrog (piccola città della Russia del Sud, sul Mar d'Azov), il 17 gennaio 1860, Anton è il terzogenito di una famiglia numerosa.
I nonni paterni erano stati servi della gleba e nel 1841 erano riusciti a riscattare la propria libertà pagando una grossa somma di denaro.
Il padre, Pavel Jegorovic, fu per anni contabile, poi riusci' a metter da parte del denaro sufficente per poter aprire un piccolo negozio in cui si vendevano: zucchero, granaglie, farina, spezie e cosi' via.
La figura del padre è stata per la famiglia Cechov un peso ed un tormento per tutta la loro vita.
Dispotico e autoritario, con manie religiose, infatti, l'uomo aveva l'abitudine di picchiare i propri figli.
La madre invece era una donna sottomessa ed insicura, rassegnata e sfiorita dalle numerose gravidanze. Le figure dei genitori, di cui Anton non riusci' mai a liberarsi del tutto nell'arco della propria vita (anzi dovette pure accollarsene il peso economico una volta divenuto famoso come scrittore), compaiono spesso nei racconti di Cechov che trae ispirazione per alcuni personaggi di particolare fattura.
Nell'agosto del 1868, Anton, si iscrive presso il ginnasio della propria città di nascita con in testa l'idea di studiare in futuro Medicina per diventare dottore. La licenza ginnasiale però la prenderà alla fine a Mosca, dove la famiglia dovette tutta trasferirsi a causa dei problemi economici del padre e dopo la messa in vendita della casa in cui fino ad allora erano vissuti.
Nel 1875, i fratelli di Anton, Aleksandr e Nikolaj, stanchi dei soprusi del padre, decisero di abbandonare la casa e di trovare una propria strada di vita, il primo come precettore, l'altro come studente e futuro artista disegnatore.
A Mosca, i Cechov, inizialmente vivevano in umilissime condizioni (quasi poveri) tutti insieme in un unico piccolo appartamento sempre sotto il controllo dispotico del padre.
Nell'Agosto 1879, Anton prese la licenza ginnasiale ed ottenne grazie ai suoi risultati eccellenti negli studi anche una borsa di studio che gli permise di iscriversi presso la facoltà di Medicina di Mosca.
A 19 anni il giovane prese le redini in mano e divenne il capofamiglia facendo così ricadere su di sè tutte le responsabilità piu' grandi. Il padre, che iniziò ad essere anche un alcolizzato, non potè fare altro che accettare in silenzio la situazione seppure livido di rancore.
Nel 1881, inizia a scrivere piccole commedie e racconti per poter sopravvivere, collaborando così con riviste e giornali quali "Lo Spettatore" e "La Cicala".
L'anno successivo incontra Lejkin, direttore del periodico "Schegge" che assume Anton ed il fratello Nikolaj presso la propria redazione stabilendo un compenso di 8 copeghe a riga per Anton, mentre l'altro fratello doveva illustrarne le storie coi suoi disegni.
I racconti dovevano essere brevi, leggeri, comici e tenere conto della pesante censura russa.
Firmandosi con lo pseudonimo Cechonte, Anton iniziò a inviare materiale al proprio editore Lejkin che nel 1882 gli pubblico' i racconti: La Morte dell'impiegato ed Il grasso e il magro.
I lettori furono fin da subito entusiasti di leggere i racconti del giovane medico che sapeva far ridere ma allo stesso tempo commuovere gli animi.
Nel giugno 1884, diventa finalmente medico laureandosi ed iniziando la propria attività presso l'ospedale di Zvenigorod.
Abbandonata la povertà in cui vivevano, adesso la famiglia Cechov, grazie ad Anton, riesce ad avere un tenore di vita migliore (tanto che riuscirono persino ad affittare una villa a Babkino per le vacanze estive) e a permettersi un nuovo appartamento, piu' grande, a Mosca in un quartiere meno povero e piu' signorile.
Nel dicembre 1885, Cechov viene invitato come ospite da Lejkin a Pietroburgo, capitale politica e culturale della Russia, dove conosce e stringe amicizia con il miliardario Aleksej Suvorin, famoso direttore del quotidiano russo "Tempo Nuovo".
Suvorin, propone subito al giovane medico di scrivere e collaborare al proprio giornale (per dodici copeghe a riga come ricompensa) ed Anton accetta senza esitazioni.
Tornato a Mosca, infatti, invia subito il suo racconto Requiem a Suvorin, mentre due anni dopo, nel 1887, manda in stampa ben 16 racconti, tra questi vi è anche la sua prima opera teatrale: Ivanov.
Ivanov, dramma in 4 atti, viene rappresentato per la prima volta presso il teatro Kors di Mosca, nel novembre 1887. Sul manifesto compare finalmente il vero nome di Cechov, senza pseudonimi di mezzo.
Nel 1888, pubblica il suo primo romanzo lungo: La steppa, con questo romanzo Cechov riceve numerosi elogi da parte del mondo culturale russo, tanto che viene paragonato a scrittori quali Tolstoj e Gogol' e riceve inoltre una grossa somma di denaro di mille rubli.
In marzo dell'anno seguente, muore il fratello Nikolaj, malato di tifo.
Addolorato per questa sua cara perdita, Anton, si trasferisce per circa un anno a Yalta, dove scrisse l'opera "Una storia noiosa" per poi far ritorno a Mosca e scrivere "Lo spirito dei Boschi".
Nel 1890 dichiara a Suvorin di voler effettuare un viaggio verso Sachalin, in Siberia, luogo di deportazione di politici e uomini comuni russi, per poter scrivere un documentario sullo stato di prigionia. Nonostante tentarono in molti a fargli rinunciare a questa idea, nell'aprile dello stesso anno, Anton inizia il suo lunghissimo estenuante viaggio alla vota di Sachalin (ben 11.000 chilometri che gli costarono due mesi di viaggio solo per arrivare sul luogo).
Quando pero' fece ritorno a casa, nonostante avesse visto coi propri occhi le torture fisiche e le pesanti condizioni a cui i carcerati erano costretti a vivere, Anton non se la sentì subito di scrivere di Sachalin e decise di rimandarne la scrittura. Inizio' invece la stesura di un nuovo racconto lungo
"Il Duello" a cui si dedicò con piacere.
Nel marzo del 1891, Suvorin gli propone di accompagnarlo in viaggio per l'Europa.
Cechov accettò ed insieme visitarono così diverse nazioni, tra queste: l'Austria, l'Italia, la Francia e fecero ritorno a Mosca solo due mesi dopo.
Tornato in famiglia, con i suoi fratelli e i genitori, affittarono per le vacanze estive una casa a Bogimovo, dove lì finì di scrivere il racconto "Il Duello" e lo consegnò a Suvorin.
In settembre fece ritorno a Mosca con in mente però l'idea di comprare una casa in campagna per poter scrivere e lavorare in pace. Circa 7 mesi dopo quell'idea diventò realtà, grazie all'acquisto di una villa in un paesetto di campagna chiamato Melichovo dove vi si trasferì nel marzo del 1892 insieme ai genitori, alla sorella Marija e ai fratelli.
Con la sorella Marija, Cechov ha sempre avuto rapporti di totale affetto, quasi di gelosia, tanto che a Melichovo, quando in estate va a trovarli un suo amico, un certo Smagin, che innamoratosi della ragazza chiede di poterla sposare, Anton si chiude in sè stesso e si oppone al matrimonio facendo così in modo che la giovane rinunciasse.
Oltre a scrivere, a Melichovo, Cechov si dedica anche alla sua professione di medico, curando i contadini del paese senza farsi pagare perchè erano tutti poveri.
Nella sua nuova casa di campagna decise anche di non mandare più i suoi racconti a "Tempo Nuovo" la rivista di Suvorin, ma di inviarli invece a "Pensiero Russo", rivista di tendenze più liberali.
Su questa nuova rivista venne pubblicato il racconto "La corsia n°6", definita come una tra le migliori opere di Cechov.
"La corsia n°6" è un lungo racconto ambientato in ospedale di provincia, dove un medico finisce per subire il fascino di un pazzo del reparto psichiatrico. Al medico sembra che solo quel pazzo sia dotato di intelligenza e che meriti di essere ascoltato. Inizia così a rifiutare la frequentazione delle persone sane mentalmente e ad ignorare i colleghi dell'ospedale che ritiene ipocriti, alla fine anche il medico finisce per essere ospite del reparto psichiatrico.
Tra il lavoro di scrittore e quello di medico, Anton Cechov trovò lo stesso il tempo per frequentare delle donne, da cui era affascinato. A Melichovo iniziò una relazione con una amica di sua sorella, Lika Mizinova, ma non intendeva fare sul serio con lei.
La ragazza presa da gelosia inizia a fare così dei dispetti allo scrittore e diventa amante di un uomo sposato, Popatenko, anch'egli frequentatore ed ospite di casa Cechov. Non appena però l'uomo scopre che la donna è rimasta incinta decide di lasciarla.
Anton e Marija restano delusi dal comportamento dell'uomo ma decidono comunque di non esporsi e di non dire nulla.
Dopo l'opera "La Corsia n°6", Cechov scrive e pubblica anche "Il Monaco Nero" e finisce il "Documentario su Sachalin".
Nel 1894 la salute dello scrittore si aggrava e gli viene consigliato di trasferirsi a Yalta, sul mare. Cechov accetta e trascorre in una casa lì i mesi invernali ed è sempre in questo nuovo luogo che inizia a scrivere il dramma "Il Gabbiano".
In settembre viaggia e si reca in Italia, dove visita: Trieste, Venezia, Milano e Genova e infine rientra alla sua amata e odiata Melichovo.
Cechov come è noto, non è mai saputo stare fermo in un posto, ha sempre avuto voglia di viaggiare e conoscere cose, posti e persone nuove.
Così nell'estate del 1895 si reca a Poljana dove rende visita al grande scrittore Tolstoj.
Di Tolstoj Cechov scriverà nelle lettere a Suvorin: E' un uomo di grande talento, buono di cuore, ma fino ad ora non mi sembra che abbia un punto di vista definito sulla vita >>.
Nell'ottobre dello stesso anno, finisce di scrivere "Il Gabbiano", ma gli amici e i parenti gli fanno notare che l'opera riprende totalmente la storia vera di Lika e Poptenko nella quale si riconoscono i personaggi descritti. Cechov rimette così mano all'opera rendendo i personaggi meno simili a quelle che sono le persone reali su cui si basa la trama.
Il dramma viene rappresentato a Pietroburgo il 17 ottobre del 1896, risultando però un disastro totale e costringendo Cechov ad andarsene via deluso dal teatro.
Si reca a Mosca, dall'amico Suvorin, dove però la sua malattia si aggrava tanto da dover essere ricoverato in ospedale.
Come scrive la Ginzburg nel suo profilo biografico:
Di essere tubercoloso, Cechov lo sapeva da un pezzo, ma ora i medici gli avevano diagnosticato una tubercolosi grave, situata in tutta la zona alta dei polmoni. Doveva cambiare vita. Doveva nutrirsi bene, stare in riposo, e smettere di fare il medico. Egli chiese alla sorella e ai fratelli di tacere la gravità della malattia ai propri genitori.
In aprile torna così a Melichovo dove però smette di curare i poveri contadini.
Due anni dopo, nel maggio del 1898, Anton si sente meglio e riprende così in mano il mestiere di scrittore. Intanto gli arrivò anche una lettera, da parte di Nemirovic Dancenko, suo vecchio amico e ora collaboratore (come professore di arte drammatica) con Stanislavskij presso l'Accademia d'arte popolare di Mosca. Intendevano mettere in scena l'opera "Il Gabbiano"; titubante dopo il risultato disastroso ottenuto dalla rappresentazione precedente, Cechov finì con l'accettare solo dopo le varie insistenze dell'uomo.
In settembre, si reca così a Mosca, al Teatro di arte popolare, per vedere le prove di rappresentazione della sua opera. Li' conosce Olga Knipper, giovane attrice, di soli 28 anni, che interpretava Irina nel suo dramma. Cechov la trova fin da subito bravissima e scrive a Suvorin nelle sue lettere che ne è entusiasta.
In ottobre, Cechov è nuovamente a Yalta, sul mare, per la sua salute, lì arriva la notizia della morte di suo padre. In dicembre, acquista una casa nei pressi di Yalta.
Nel gennaio 1898, viene rappresentato nuovamente "Il Gabbiano" stavolta però per la prima volta con la compagnia teatrale di Stanislavskij e Dacenko che rendono l'opera un vero capolavoro con tanto di critiche positive da parte di pubblico e giornali.
Purtoppo Cechov non potè assistere a nessuna delle repliche a causa della sua salute cagionevole e dell'impossibilità di muoversi sino a Mosca.
Gli arrivavano pero' continui elogi da parte di tutti ed andò persino a trovarlo il giovane poeta Maksim Gor'kij, allora trentenne, con cui strinse amicizia.
Nel 1899, Cechov, delude il suo amico ed editore Suvorin, stringendo un accordo e firmando un contratto con un altro editore miliardario, tale Marks, che gli offrì ben 75000 rubli per avere tutte le sue opere presenti e future, escluse le commedie.
Con i soldi concessigli da Marks, Cechov costruì la sua nuova casa presso Autka (vicino Yalta) e dopo aver venduto quella di Melichovo, vi si trasferì con la madre e la sorella.
Ad Autka, scrisse opere come: La signora con il cagnolino e Zio Vanja.
Anche l'opera "Zio Vanja" venne affidata alle mani sapienti del teatro di arte popolare di Mosca dove Dancenko ne fece un successo teatrale assoluto.
Con tale scusa, Anton, potè inoltre rivedere l'attrice Olga Knipper, di cui si era totalmente invaghito.
Iniziò con lei una lunga frequentazione.
Nel gennaio del 1900, Cechov viene nominato membro della Accademia delle Scienze, nella sezione Letteratura, insieme a Tolstoj.
In agosto, inizia la stesura di un nuovo racconto, intitolato: Le tre sorelle.
L'opera narra la storia di tre sorelle, Ol'ga, Masa ed Irina, figlie del generale Prozorov, che vivono con il fratello Andrej e il marito di Masa in una casa della campagna russa, lontani dalla grande città.
Il loro unico sogno è di poter tornare a vivere a Mosca dove da bambine erano state felici.
La vita monotona di campagna viene però scossa improvvisamente da una guarnigione di ufficiali e nessuno dei sogni delle sorelle si avvererà mai.
Intanto la relazione tra lo scrittore e l'attrice Olga Knipper continuava, con lei che nelle lettere che gli spediva gli chiedeva di poter diventare sua moglie dopo la loro lunga frequentazione.
Dopo una sorta di rifiuto iniziale, Anton, acconsentì e sposò Olga in segreto (senza avvisare nessuno dei propri parenti o amici) nel maggio del 1901.
I familiari non accolsero benevolmente la notizia, sopratutto la sorella di Anton, Marja che era stata costretta per amor di suo fratello a non sposare gli uomini che le avevano chiesto la mano.
Inoltre Olga si trasferì nella casa di Yalta con il marito, dove ancora vivevano la suocera e Marja e quindi tra nuora, suocera e cognata, non fu proprio un rapporto propriamente sereno ed idilliaco.
Fortunatamente per lei però, il suo lavoro di attrice la portava a girare per i teatri della Russia.
Così in agosto Olga partì ed Anton si sentì rasserenato.
Nel frattempo, Cechov, aveva scritto in una lettera privata il proprio testamento in cui dichiarava di lasciare quasi ogni suo bene alla sorella Marja, mentre alla moglie lasciava poco e nulla (riteneva infatti che sua moglie fosse benissimo in grado di farcela da sola, grazie ai suoi impegni lavorativi teatrali).
Il matrimonio tra Anton Cechov e Olga Knipper durò solo tre anni e fu un rapporto strano fatto di pochi periodi di vita vissuta insieme e con molte lettere scritte.
Tutto il periodo del 1902 lo passò tra Yalta e Mosca, ma sentendosi sempre piu' stanco e ammalato preferiva di più restarsene alla casa sul mare. Nello stesso anno Olga abortì spontaneamente il loro primo figlio. Cechov iniziò così a scrivere i propri pensieri e le proprie vicende private su dei Quaderni e nello stesso tempo continuava anche a scrivere racconti.
Nell'ottobre del 1903 portò a termine l'opera "Il giardino dei ciliegi" ed inviò il manoscritto al teatro di arte popolare di Mosca, che lo mise in scena nel gennaio dell'anno successivo.
Anche quest'ultima opera venne accolta con clamore dal pubblico.
La malattia di Cechov però continuò a peggiorare e nel giugno del 1904, insieme alla moglie Olga, si recò a Berlino per farsi curare da un medico tedesco che proponeva nuove terapie e cure mediche.
Dopo tre giorni, si spostarono da Berlino e si recarono verso Badenweiler, nella Selva Nera, in una stazione termale, seguiti dal medico curante.
Nella notte del primo di luglio, verso le due, Anton, si svegliò d'improvviso ansimando, tossendo e delirando. Venne chiamato il medico e non appena questi arrivò Cechov pronunciò la frase "Ich sterbe" (che significa Io muoio) si lasciò cadere su un fianco e morì così.
Il corpo venne riportato a Mosca e lì sepolto.
CECHOV VITA ATTRAVERSO LE LETTERE E CONCLUSIONE:
Quella che ho riportato qui sopra è la biografia del grande scrittore russo Anton Cechov.
Nel testo "Anton Cechov. Vita attraverso le lettere" viene riportata, a grandi linee, in questa maniera proprio attraverso le lettere personali che lo scrittore teneva con i propri familiari, i propri amici, la moglie Olga e altri ancora.
Se ne ritrova così una immagine di un grande uomo costretto a vivere con i fantasmi del proprio passato, il padre e la famiglia, senza mai potersene liberare del tutto nella propria vita, senza crescere mai fino in fondo (ed ecco il perchè delle tante relazioni instabili prima dell'incontro con Olga).
Un uomo indurito dalle sue esperienze e dalla malattia capace di descrivere nelle proprie opere con lucida analisi critica la realtà che lo circondava (storie di fragilità umane in un contesto storico russo particolarmente duro e censorio di quell'epoca).
Quando scriveva diventava così finalmente sensibile e apriva le speranze a nuove occasioni.
In teatro solo Stanislavkj, sebbene le incomprensioni degli ultimi periodi su come allestire le sue opere erano diventate più frequenti, fu in grado di riproporne la bellezza e la drammaticità della sua scrittura.
Dunque, se volete comprendere qualcosa di piu' sul Cechov scrittore e sul Cechov uomo dovete affidarvi alla lettura del libro sopra citato e ne ricaverete una immagine intima totalmente differente da quelle riproposte dai soliti libri biografici.
immagine ripresa dal sito: www.asterischi.it
Composto da 323 pagine (corredate anche di immagini e fotografie varie), curato nel profilo biografico introduttivo, niente di meno che dalla grande scrittrice Natalia Gintzburg, il libro ripercorre la vita del famoso medico e scrittore russo, attraverso la corrispondenza e i diari privati dello stesso autore, in un periodo che va dal 1883 al 1904.
Segue pertanto sotto un rapido sguardo alla vita e alle opere dello scrittore piu' amato dai russi e dal resto del mondo agli inizi del '900.
ANTON CECHOV BIOGRAFIA ED OPERE:
Nato a Taganrog (piccola città della Russia del Sud, sul Mar d'Azov), il 17 gennaio 1860, Anton è il terzogenito di una famiglia numerosa.
I nonni paterni erano stati servi della gleba e nel 1841 erano riusciti a riscattare la propria libertà pagando una grossa somma di denaro.
Il padre, Pavel Jegorovic, fu per anni contabile, poi riusci' a metter da parte del denaro sufficente per poter aprire un piccolo negozio in cui si vendevano: zucchero, granaglie, farina, spezie e cosi' via.
La figura del padre è stata per la famiglia Cechov un peso ed un tormento per tutta la loro vita.
Dispotico e autoritario, con manie religiose, infatti, l'uomo aveva l'abitudine di picchiare i propri figli.
La madre invece era una donna sottomessa ed insicura, rassegnata e sfiorita dalle numerose gravidanze. Le figure dei genitori, di cui Anton non riusci' mai a liberarsi del tutto nell'arco della propria vita (anzi dovette pure accollarsene il peso economico una volta divenuto famoso come scrittore), compaiono spesso nei racconti di Cechov che trae ispirazione per alcuni personaggi di particolare fattura.
Nell'agosto del 1868, Anton, si iscrive presso il ginnasio della propria città di nascita con in testa l'idea di studiare in futuro Medicina per diventare dottore. La licenza ginnasiale però la prenderà alla fine a Mosca, dove la famiglia dovette tutta trasferirsi a causa dei problemi economici del padre e dopo la messa in vendita della casa in cui fino ad allora erano vissuti.
Nel 1875, i fratelli di Anton, Aleksandr e Nikolaj, stanchi dei soprusi del padre, decisero di abbandonare la casa e di trovare una propria strada di vita, il primo come precettore, l'altro come studente e futuro artista disegnatore.
A Mosca, i Cechov, inizialmente vivevano in umilissime condizioni (quasi poveri) tutti insieme in un unico piccolo appartamento sempre sotto il controllo dispotico del padre.
Nell'Agosto 1879, Anton prese la licenza ginnasiale ed ottenne grazie ai suoi risultati eccellenti negli studi anche una borsa di studio che gli permise di iscriversi presso la facoltà di Medicina di Mosca.
A 19 anni il giovane prese le redini in mano e divenne il capofamiglia facendo così ricadere su di sè tutte le responsabilità piu' grandi. Il padre, che iniziò ad essere anche un alcolizzato, non potè fare altro che accettare in silenzio la situazione seppure livido di rancore.
Nel 1881, inizia a scrivere piccole commedie e racconti per poter sopravvivere, collaborando così con riviste e giornali quali "Lo Spettatore" e "La Cicala".
L'anno successivo incontra Lejkin, direttore del periodico "Schegge" che assume Anton ed il fratello Nikolaj presso la propria redazione stabilendo un compenso di 8 copeghe a riga per Anton, mentre l'altro fratello doveva illustrarne le storie coi suoi disegni.
I racconti dovevano essere brevi, leggeri, comici e tenere conto della pesante censura russa.
Firmandosi con lo pseudonimo Cechonte, Anton iniziò a inviare materiale al proprio editore Lejkin che nel 1882 gli pubblico' i racconti: La Morte dell'impiegato ed Il grasso e il magro.
I lettori furono fin da subito entusiasti di leggere i racconti del giovane medico che sapeva far ridere ma allo stesso tempo commuovere gli animi.
Nel giugno 1884, diventa finalmente medico laureandosi ed iniziando la propria attività presso l'ospedale di Zvenigorod.
Abbandonata la povertà in cui vivevano, adesso la famiglia Cechov, grazie ad Anton, riesce ad avere un tenore di vita migliore (tanto che riuscirono persino ad affittare una villa a Babkino per le vacanze estive) e a permettersi un nuovo appartamento, piu' grande, a Mosca in un quartiere meno povero e piu' signorile.
Nel dicembre 1885, Cechov viene invitato come ospite da Lejkin a Pietroburgo, capitale politica e culturale della Russia, dove conosce e stringe amicizia con il miliardario Aleksej Suvorin, famoso direttore del quotidiano russo "Tempo Nuovo".
Suvorin, propone subito al giovane medico di scrivere e collaborare al proprio giornale (per dodici copeghe a riga come ricompensa) ed Anton accetta senza esitazioni.
Tornato a Mosca, infatti, invia subito il suo racconto Requiem a Suvorin, mentre due anni dopo, nel 1887, manda in stampa ben 16 racconti, tra questi vi è anche la sua prima opera teatrale: Ivanov.
Ivanov, dramma in 4 atti, viene rappresentato per la prima volta presso il teatro Kors di Mosca, nel novembre 1887. Sul manifesto compare finalmente il vero nome di Cechov, senza pseudonimi di mezzo.
Nel 1888, pubblica il suo primo romanzo lungo: La steppa, con questo romanzo Cechov riceve numerosi elogi da parte del mondo culturale russo, tanto che viene paragonato a scrittori quali Tolstoj e Gogol' e riceve inoltre una grossa somma di denaro di mille rubli.
In marzo dell'anno seguente, muore il fratello Nikolaj, malato di tifo.
Addolorato per questa sua cara perdita, Anton, si trasferisce per circa un anno a Yalta, dove scrisse l'opera "Una storia noiosa" per poi far ritorno a Mosca e scrivere "Lo spirito dei Boschi".
Nel 1890 dichiara a Suvorin di voler effettuare un viaggio verso Sachalin, in Siberia, luogo di deportazione di politici e uomini comuni russi, per poter scrivere un documentario sullo stato di prigionia. Nonostante tentarono in molti a fargli rinunciare a questa idea, nell'aprile dello stesso anno, Anton inizia il suo lunghissimo estenuante viaggio alla vota di Sachalin (ben 11.000 chilometri che gli costarono due mesi di viaggio solo per arrivare sul luogo).
Quando pero' fece ritorno a casa, nonostante avesse visto coi propri occhi le torture fisiche e le pesanti condizioni a cui i carcerati erano costretti a vivere, Anton non se la sentì subito di scrivere di Sachalin e decise di rimandarne la scrittura. Inizio' invece la stesura di un nuovo racconto lungo
"Il Duello" a cui si dedicò con piacere.
Nel marzo del 1891, Suvorin gli propone di accompagnarlo in viaggio per l'Europa.
Cechov accettò ed insieme visitarono così diverse nazioni, tra queste: l'Austria, l'Italia, la Francia e fecero ritorno a Mosca solo due mesi dopo.
Tornato in famiglia, con i suoi fratelli e i genitori, affittarono per le vacanze estive una casa a Bogimovo, dove lì finì di scrivere il racconto "Il Duello" e lo consegnò a Suvorin.
In settembre fece ritorno a Mosca con in mente però l'idea di comprare una casa in campagna per poter scrivere e lavorare in pace. Circa 7 mesi dopo quell'idea diventò realtà, grazie all'acquisto di una villa in un paesetto di campagna chiamato Melichovo dove vi si trasferì nel marzo del 1892 insieme ai genitori, alla sorella Marija e ai fratelli.
Con la sorella Marija, Cechov ha sempre avuto rapporti di totale affetto, quasi di gelosia, tanto che a Melichovo, quando in estate va a trovarli un suo amico, un certo Smagin, che innamoratosi della ragazza chiede di poterla sposare, Anton si chiude in sè stesso e si oppone al matrimonio facendo così in modo che la giovane rinunciasse.
Oltre a scrivere, a Melichovo, Cechov si dedica anche alla sua professione di medico, curando i contadini del paese senza farsi pagare perchè erano tutti poveri.
Nella sua nuova casa di campagna decise anche di non mandare più i suoi racconti a "Tempo Nuovo" la rivista di Suvorin, ma di inviarli invece a "Pensiero Russo", rivista di tendenze più liberali.
Su questa nuova rivista venne pubblicato il racconto "La corsia n°6", definita come una tra le migliori opere di Cechov.
"La corsia n°6" è un lungo racconto ambientato in ospedale di provincia, dove un medico finisce per subire il fascino di un pazzo del reparto psichiatrico. Al medico sembra che solo quel pazzo sia dotato di intelligenza e che meriti di essere ascoltato. Inizia così a rifiutare la frequentazione delle persone sane mentalmente e ad ignorare i colleghi dell'ospedale che ritiene ipocriti, alla fine anche il medico finisce per essere ospite del reparto psichiatrico.
Tra il lavoro di scrittore e quello di medico, Anton Cechov trovò lo stesso il tempo per frequentare delle donne, da cui era affascinato. A Melichovo iniziò una relazione con una amica di sua sorella, Lika Mizinova, ma non intendeva fare sul serio con lei.
La ragazza presa da gelosia inizia a fare così dei dispetti allo scrittore e diventa amante di un uomo sposato, Popatenko, anch'egli frequentatore ed ospite di casa Cechov. Non appena però l'uomo scopre che la donna è rimasta incinta decide di lasciarla.
Anton e Marija restano delusi dal comportamento dell'uomo ma decidono comunque di non esporsi e di non dire nulla.
Dopo l'opera "La Corsia n°6", Cechov scrive e pubblica anche "Il Monaco Nero" e finisce il "Documentario su Sachalin".
Nel 1894 la salute dello scrittore si aggrava e gli viene consigliato di trasferirsi a Yalta, sul mare. Cechov accetta e trascorre in una casa lì i mesi invernali ed è sempre in questo nuovo luogo che inizia a scrivere il dramma "Il Gabbiano".
In settembre viaggia e si reca in Italia, dove visita: Trieste, Venezia, Milano e Genova e infine rientra alla sua amata e odiata Melichovo.
Cechov come è noto, non è mai saputo stare fermo in un posto, ha sempre avuto voglia di viaggiare e conoscere cose, posti e persone nuove.
Così nell'estate del 1895 si reca a Poljana dove rende visita al grande scrittore Tolstoj.
Di Tolstoj Cechov scriverà nelle lettere a Suvorin: E' un uomo di grande talento, buono di cuore, ma fino ad ora non mi sembra che abbia un punto di vista definito sulla vita >>.
Nell'ottobre dello stesso anno, finisce di scrivere "Il Gabbiano", ma gli amici e i parenti gli fanno notare che l'opera riprende totalmente la storia vera di Lika e Poptenko nella quale si riconoscono i personaggi descritti. Cechov rimette così mano all'opera rendendo i personaggi meno simili a quelle che sono le persone reali su cui si basa la trama.
Il dramma viene rappresentato a Pietroburgo il 17 ottobre del 1896, risultando però un disastro totale e costringendo Cechov ad andarsene via deluso dal teatro.
Si reca a Mosca, dall'amico Suvorin, dove però la sua malattia si aggrava tanto da dover essere ricoverato in ospedale.
Come scrive la Ginzburg nel suo profilo biografico:
Di essere tubercoloso, Cechov lo sapeva da un pezzo, ma ora i medici gli avevano diagnosticato una tubercolosi grave, situata in tutta la zona alta dei polmoni. Doveva cambiare vita. Doveva nutrirsi bene, stare in riposo, e smettere di fare il medico. Egli chiese alla sorella e ai fratelli di tacere la gravità della malattia ai propri genitori.
In aprile torna così a Melichovo dove però smette di curare i poveri contadini.
Due anni dopo, nel maggio del 1898, Anton si sente meglio e riprende così in mano il mestiere di scrittore. Intanto gli arrivò anche una lettera, da parte di Nemirovic Dancenko, suo vecchio amico e ora collaboratore (come professore di arte drammatica) con Stanislavskij presso l'Accademia d'arte popolare di Mosca. Intendevano mettere in scena l'opera "Il Gabbiano"; titubante dopo il risultato disastroso ottenuto dalla rappresentazione precedente, Cechov finì con l'accettare solo dopo le varie insistenze dell'uomo.
In settembre, si reca così a Mosca, al Teatro di arte popolare, per vedere le prove di rappresentazione della sua opera. Li' conosce Olga Knipper, giovane attrice, di soli 28 anni, che interpretava Irina nel suo dramma. Cechov la trova fin da subito bravissima e scrive a Suvorin nelle sue lettere che ne è entusiasta.
In ottobre, Cechov è nuovamente a Yalta, sul mare, per la sua salute, lì arriva la notizia della morte di suo padre. In dicembre, acquista una casa nei pressi di Yalta.
Nel gennaio 1898, viene rappresentato nuovamente "Il Gabbiano" stavolta però per la prima volta con la compagnia teatrale di Stanislavskij e Dacenko che rendono l'opera un vero capolavoro con tanto di critiche positive da parte di pubblico e giornali.
Purtoppo Cechov non potè assistere a nessuna delle repliche a causa della sua salute cagionevole e dell'impossibilità di muoversi sino a Mosca.
Gli arrivavano pero' continui elogi da parte di tutti ed andò persino a trovarlo il giovane poeta Maksim Gor'kij, allora trentenne, con cui strinse amicizia.
Nel 1899, Cechov, delude il suo amico ed editore Suvorin, stringendo un accordo e firmando un contratto con un altro editore miliardario, tale Marks, che gli offrì ben 75000 rubli per avere tutte le sue opere presenti e future, escluse le commedie.
Con i soldi concessigli da Marks, Cechov costruì la sua nuova casa presso Autka (vicino Yalta) e dopo aver venduto quella di Melichovo, vi si trasferì con la madre e la sorella.
Ad Autka, scrisse opere come: La signora con il cagnolino e Zio Vanja.
Anche l'opera "Zio Vanja" venne affidata alle mani sapienti del teatro di arte popolare di Mosca dove Dancenko ne fece un successo teatrale assoluto.
Con tale scusa, Anton, potè inoltre rivedere l'attrice Olga Knipper, di cui si era totalmente invaghito.
Iniziò con lei una lunga frequentazione.
Nel gennaio del 1900, Cechov viene nominato membro della Accademia delle Scienze, nella sezione Letteratura, insieme a Tolstoj.
In agosto, inizia la stesura di un nuovo racconto, intitolato: Le tre sorelle.
L'opera narra la storia di tre sorelle, Ol'ga, Masa ed Irina, figlie del generale Prozorov, che vivono con il fratello Andrej e il marito di Masa in una casa della campagna russa, lontani dalla grande città.
Il loro unico sogno è di poter tornare a vivere a Mosca dove da bambine erano state felici.
La vita monotona di campagna viene però scossa improvvisamente da una guarnigione di ufficiali e nessuno dei sogni delle sorelle si avvererà mai.
Intanto la relazione tra lo scrittore e l'attrice Olga Knipper continuava, con lei che nelle lettere che gli spediva gli chiedeva di poter diventare sua moglie dopo la loro lunga frequentazione.
Dopo una sorta di rifiuto iniziale, Anton, acconsentì e sposò Olga in segreto (senza avvisare nessuno dei propri parenti o amici) nel maggio del 1901.
I familiari non accolsero benevolmente la notizia, sopratutto la sorella di Anton, Marja che era stata costretta per amor di suo fratello a non sposare gli uomini che le avevano chiesto la mano.
Inoltre Olga si trasferì nella casa di Yalta con il marito, dove ancora vivevano la suocera e Marja e quindi tra nuora, suocera e cognata, non fu proprio un rapporto propriamente sereno ed idilliaco.
Fortunatamente per lei però, il suo lavoro di attrice la portava a girare per i teatri della Russia.
Così in agosto Olga partì ed Anton si sentì rasserenato.
Nel frattempo, Cechov, aveva scritto in una lettera privata il proprio testamento in cui dichiarava di lasciare quasi ogni suo bene alla sorella Marja, mentre alla moglie lasciava poco e nulla (riteneva infatti che sua moglie fosse benissimo in grado di farcela da sola, grazie ai suoi impegni lavorativi teatrali).
Il matrimonio tra Anton Cechov e Olga Knipper durò solo tre anni e fu un rapporto strano fatto di pochi periodi di vita vissuta insieme e con molte lettere scritte.
Tutto il periodo del 1902 lo passò tra Yalta e Mosca, ma sentendosi sempre piu' stanco e ammalato preferiva di più restarsene alla casa sul mare. Nello stesso anno Olga abortì spontaneamente il loro primo figlio. Cechov iniziò così a scrivere i propri pensieri e le proprie vicende private su dei Quaderni e nello stesso tempo continuava anche a scrivere racconti.
Nell'ottobre del 1903 portò a termine l'opera "Il giardino dei ciliegi" ed inviò il manoscritto al teatro di arte popolare di Mosca, che lo mise in scena nel gennaio dell'anno successivo.
Anche quest'ultima opera venne accolta con clamore dal pubblico.
La malattia di Cechov però continuò a peggiorare e nel giugno del 1904, insieme alla moglie Olga, si recò a Berlino per farsi curare da un medico tedesco che proponeva nuove terapie e cure mediche.
Dopo tre giorni, si spostarono da Berlino e si recarono verso Badenweiler, nella Selva Nera, in una stazione termale, seguiti dal medico curante.
Nella notte del primo di luglio, verso le due, Anton, si svegliò d'improvviso ansimando, tossendo e delirando. Venne chiamato il medico e non appena questi arrivò Cechov pronunciò la frase "Ich sterbe" (che significa Io muoio) si lasciò cadere su un fianco e morì così.
Il corpo venne riportato a Mosca e lì sepolto.
CECHOV VITA ATTRAVERSO LE LETTERE E CONCLUSIONE:
Quella che ho riportato qui sopra è la biografia del grande scrittore russo Anton Cechov.
Nel testo "Anton Cechov. Vita attraverso le lettere" viene riportata, a grandi linee, in questa maniera proprio attraverso le lettere personali che lo scrittore teneva con i propri familiari, i propri amici, la moglie Olga e altri ancora.
Se ne ritrova così una immagine di un grande uomo costretto a vivere con i fantasmi del proprio passato, il padre e la famiglia, senza mai potersene liberare del tutto nella propria vita, senza crescere mai fino in fondo (ed ecco il perchè delle tante relazioni instabili prima dell'incontro con Olga).
Un uomo indurito dalle sue esperienze e dalla malattia capace di descrivere nelle proprie opere con lucida analisi critica la realtà che lo circondava (storie di fragilità umane in un contesto storico russo particolarmente duro e censorio di quell'epoca).
Quando scriveva diventava così finalmente sensibile e apriva le speranze a nuove occasioni.
In teatro solo Stanislavkj, sebbene le incomprensioni degli ultimi periodi su come allestire le sue opere erano diventate più frequenti, fu in grado di riproporne la bellezza e la drammaticità della sua scrittura.
Dunque, se volete comprendere qualcosa di piu' sul Cechov scrittore e sul Cechov uomo dovete affidarvi alla lettura del libro sopra citato e ne ricaverete una immagine intima totalmente differente da quelle riproposte dai soliti libri biografici.
immagine ripresa dal sito: www.asterischi.it
giovedì 14 marzo 2013
Jorge Mario Bergoglio sarà Papa Francesco. Il Papa che arriva dall'Argentina.
Ed anche questa è fatta.
In momenti storico-politici di dubbi ed incertezze, ieri sera (prorio verso l'ora di cena qui in Italia) è stato annunciato e poi presentato al pianeta intero il successore di Papa Benedetto XVI, quindi come si suol dire: Habemus Papam.
Abbiamo il Papa, la sede di Roma (o meglio del Vaticano) non è piu' vacante e finalmente i fedelissimi possono dormire sonni tranquilli.
Periodo, dicevamo all'inizio, storico-politico incerto ed aggiungerei movimentato per i cattolici, quindi onde evitare ulteriori confusioni si è optato e votato (i cardinali mai piu' veloci di cosi' sono stati nell'eleggere il successore di Pietro) per una nuova figura.
Il nuovo Papa, infatti, per la prima volta nella storia religiosa e generale, viene, come egli stesso si è autopresentato ieri alla folla, da lontano, viene addirittura dall'America Latina, esattamente da Buenos Aires, ovvero dall'Argentina (nonostante abbia nel cognome delle origini piemontesi).
Il suo nome è Jorge Mario Bergoglio e guiderà la Chiesa Romana e i suoi seguaci con il nome di Papa Francesco.
A 76 anni (classe 1936, 17 Dicembre per essere precisi), Papa Francesco, gesuita, diventa così il 266°successore di Pietro nella linea del Pontificato.
Non sto qui a riportarvi la sua intera biografia (anche perchè quella la recuperate ovunque oggi e in piu' ieri sera le televisioni di mezzo mondo con degli speciali dedicatigli ne hanno ampliamente già discusso) ma semplicemente mi sembrava giusto riportarne la notizia e lasciare i lettori con qualche domanda di fondo. Ad esempio: Riuscira questo Papa a ridare credibilità alla Chiesa dopo tutti gli scandali che l'hanno vista coinvolta (dalla pedofilia allo scandalo della Banca Vaticana, lo IOR) ???
Riporterà a se' i fedeli persi ? Sarà in grado di restare davvero umile come appare ? Oppure si lascerà influenzare anche lui dalle ricchezze e dai tesori del Vaticano e cambierà presto volto ?
Tantissime altre le domande che si affollano ma è meglio soffermarsi qui.
A chi legge lascio questo post lascio il piacere di riflettere su queste domande e su quelle altre che ne verranno fuori man mano che se le porrà.
Intanto concludo dicendo comunque (e non sono ironica stavolta): Benvenuto Francesco.
immagine ripresa dal sito: http://tg24.sky.it/tg24/mondo/photogallery/2013/03/13/papa_francesco_bertoglio_balcone_primo_saluto.html
In momenti storico-politici di dubbi ed incertezze, ieri sera (prorio verso l'ora di cena qui in Italia) è stato annunciato e poi presentato al pianeta intero il successore di Papa Benedetto XVI, quindi come si suol dire: Habemus Papam.
Abbiamo il Papa, la sede di Roma (o meglio del Vaticano) non è piu' vacante e finalmente i fedelissimi possono dormire sonni tranquilli.
Periodo, dicevamo all'inizio, storico-politico incerto ed aggiungerei movimentato per i cattolici, quindi onde evitare ulteriori confusioni si è optato e votato (i cardinali mai piu' veloci di cosi' sono stati nell'eleggere il successore di Pietro) per una nuova figura.
Il nuovo Papa, infatti, per la prima volta nella storia religiosa e generale, viene, come egli stesso si è autopresentato ieri alla folla, da lontano, viene addirittura dall'America Latina, esattamente da Buenos Aires, ovvero dall'Argentina (nonostante abbia nel cognome delle origini piemontesi).
Il suo nome è Jorge Mario Bergoglio e guiderà la Chiesa Romana e i suoi seguaci con il nome di Papa Francesco.
A 76 anni (classe 1936, 17 Dicembre per essere precisi), Papa Francesco, gesuita, diventa così il 266°successore di Pietro nella linea del Pontificato.
Non sto qui a riportarvi la sua intera biografia (anche perchè quella la recuperate ovunque oggi e in piu' ieri sera le televisioni di mezzo mondo con degli speciali dedicatigli ne hanno ampliamente già discusso) ma semplicemente mi sembrava giusto riportarne la notizia e lasciare i lettori con qualche domanda di fondo. Ad esempio: Riuscira questo Papa a ridare credibilità alla Chiesa dopo tutti gli scandali che l'hanno vista coinvolta (dalla pedofilia allo scandalo della Banca Vaticana, lo IOR) ???
Riporterà a se' i fedeli persi ? Sarà in grado di restare davvero umile come appare ? Oppure si lascerà influenzare anche lui dalle ricchezze e dai tesori del Vaticano e cambierà presto volto ?
Tantissime altre le domande che si affollano ma è meglio soffermarsi qui.
A chi legge lascio questo post lascio il piacere di riflettere su queste domande e su quelle altre che ne verranno fuori man mano che se le porrà.
Intanto concludo dicendo comunque (e non sono ironica stavolta): Benvenuto Francesco.
immagine ripresa dal sito: http://tg24.sky.it/tg24/mondo/photogallery/2013/03/13/papa_francesco_bertoglio_balcone_primo_saluto.html
martedì 12 marzo 2013
Film: The Elephant Man.
Ieri sera sul canale del digitale terrestre Iris, verso mezzanotte, è stato mandato in onda un film culto che avevo quasi rimosso dalla mente e che invece merita seriamente di essere visionato e valutato con cura ed attenzione, parlo di: The Elephant Man.
Il film, che venne presentato in anteprima mondiale a New York il 3 ottobre 1980, è stato diretto dal noto regista David Lynch, con protagonisti attori del calibro di Anthony Hopkins, John Hurt ed Anne Bancroft.
Segnalo una breve e veloce curiosità prima di passare alla descrizione della trama: Il film è stato prodotto dal noto Mel Brooks, ma questi non volendo creare idee sbagliate sul genere in cui rientrava la pellicola (genere drammatico, basato su una reale biografia), temendo che la gente si facesse un'idea sbagliata, ha preferito non far comparire mai il proprio nome nei titoli.
LA TRAMA:
Riadattato dai libri "The Elephant Man and Other Reminiscences" (di Sir Frederick Treves) e "The Elephant Man: A Study in Human Dignity" (di Ashley Montagu), il film tratta la storia biografica vera di John Merrick.
Nella Londra di fine '800 (periodo di regno della regina Vittoria), durante uno spettacolo di strada, gestito dal malvagio signor Bytes, il Dottor Frederick Treves (interpretato da Anthony Hopkins) vede il deforme John Merrick (l'attore John Hurt) trattato come fenomeno da baraccone a causa delle innumerevoli deformazioni fisiche del suo corpo (soprattutto la testa enorme e pesante) e attrattiva principale del circo conosciuto come: L'uomo Elefante.
Per non essere deriso, Merrick cammina tra la gente indossando in testa un sacco da bucato, cucito ad un cappello, in modo che possa coprire la deformità del viso e della testa.
Il Dottor Treves vuole aiutare il povero Merrick (che soffre di quella che oggi è conosciuta con il nome di Sindrome di Prometeo, mentre all'epoca dei fatti era ancora una malattia ignota) e paga Bytes (che considera Merrick al pari di un animale e quindi di sua proprietà, tanto che piu' volte usa contro di lui persino la frusta) per poterlo portare via con sè.
Pagato il signor Bytes, Treves accompagna il signor Merrick presso l'ospedale in cui lavora, il London Hospital, di modo che insieme ai suoi colleghi possano trovare delle cure adatte a farlo stare meglio.
In ospedale però, l'aspetto di Merrick spaventa le infermiere (tutte eccetto la capo-infermiera anziana Madre Shead) e così Treves è costretto a trasferirlo in una stanza isolata nel sottotetto.
Per poter fare restare l'uomo lì, il Dr. Treves deve convincere il direttore della struttura Mr. Gomm, che inizialmente appare reticente e che ricorda al giovane medico che le regole interne vietano di tenere sotto osservazione persone incurabili. Dopo un'esitazione iniziale però, una volta conosciuto meglio Merrick, il signor Gumm acconsente affinchè questi rimanga ospite presso l'ospedale.
Con il passare del tempo, Merrick acquista fiducia nel Dr Treves ed inizia ad aprirsi e confidarsi con lui sulla storia della propria provata esistenza.
Inoltre piu' passano i giorni e piu' i medici scoprono in Merrick una persona dal carattere sensibile, gentile ed intelligente.
Il caso dell'Uomo Elefante però diventa notizia da prima pagina presso tutti i quotidiani del regno, tanto che giunge fino alle orecchie della stessa regina Vittoria. Quest'ultima, presa di compassione dalla storia del povero uomo, accetta di aprire un fondo monetario presso l'ospedale affinchè possano essergli fornite cure adeguate.
Essendo diventato notizia principale del regno, Merrick inizia a ricevere visite anche da diversi nobili dell'alta società, incuriositi dal suo aspetto orribile; riceve anche la visita di una famosa attrice del teatro londinese, Miss Kendall (interpretata dalla bellissima Anne Bancroft) che gli dona una propria fotografia ed un libro di Shakespeare (la famosa storia di Romeo e Giulietta).
La capo-infermiera, Madre Shead, si sente però infastidita da tutte quelle visite dei nobili e rimprovera il Dottor Treves accusandolo di trattare anche lui il signor Merrick come un fenomeno da baraccone stavolta dell'alta società.
Turbato dalle parole dell'infermiera, il dottore inizia a chiedersi se stia fecendo del bene oppure no al signor Merrick.
Intanto però il cattivo Bytes rivuole indietro la sua attrazione principale, ovvero Merrick, ed approfittando del fatto che il guardiano dell'ospedale di notte (ad insaputa dei medici e delle infermiere) tira su dei soldi mostrando l'uomo elefante al popolo entra nella sua stanza e non appena la ressa di persone svanisce lo rapisce e lo porta con se nell'Europa continentale dove lo esibisce in circhi e fiere ritrattandolo come un animale in gabbia.
Il Dottor Treves scopre del rapimento di Merrick e dopo aver licenziato il guardiano notturno inizia la disperata ricerca dell'uomo ma senza ottenere risultati positivi.
Saranno gli stessi compagni del circo a liberare Merrick, stanchi e impietositi di vederlo trattare male da Bytes lo aiuteranno a fuggire e a fare ritorno a Londra.
Rientrato a Londra, Merrick con il volto incappuciato per non impaurire la gente, viene preso di mira alla stazione da un gruppo di ragazzini che lo inseguono e che attirano così un intera folla su di lui. Messo alle strette nei bagni pubblici Merrick sfoga tutto il suo dolore urlando contro le persone: Noooo !!!! Non sono un Elefante !!! Non sono un animale !!!! Sono un essere Umano ! >>.
Arriva la polizia che prende Merrick, lo allontana dalla folla e lo riaccompagna presso il London Hospital, dove il Dr Treves felice di rivederlo lo abbraccia.
Ma la felicitò dura solo un lampo poichè i medici e Treves scoprono che Merrick è sul punto di morire a causa di una Broncopneumopatia cronica ostruttiva.
Intanto Merrick viene invitato a teatro dalla signora Kendall (l'attrice che durante la visita gli aveva regalato il libro di Romeo e Giulietta) a vedere una pantomima basata sulla fiaba del Gatto con gli stivali.
Finito lo spettacolo teatrale, Merrick torna in ospedale dove ringrazia il Dottor Treves per tutto quello che ha fatto per lui e per essere diventato suo amico nonostante le sue condizioni fisiche.
Terminato il colloquio con Treves, Merrick si sdraia sul letto in posizione supina (posizione in cui mai era potuto rimanere prima a causa dell'enorme peso della sua testa che lo costringeva a dormire dritto) consapevole del fatto che così morirà per soffocamento.
Deciso, l'uomo muore sereno e in pace e l'ultima scena del film mostrerà Merrick accolto nell'infinito dell'universo dalla madre mentre viene citato il monologo di Tennyson "Niente morirà mai".
CONCLUSIONE:
Come avrete intuito leggendo la trama, questo film risulta essere una storia commovente e strappalacrime in paricolar modo se si pensa che è basato su una storia vera (andatevi a leggere alla voce John Merrick su wikipedia o su altre fonti la vita di questo povero uomo; o meglio ancora andatene a vedere i resti del suo corpo, donati alla scienza, presso il museo del London Hospital, e anche a voi forse scenderà qualche lacrima).
Intenso e vibrante, il film ha ottenuto l'acclamazione della critica (eccetto Robert Ebert che lo ha considerato troppo eccessivo di pathos) ed è stato approvato dal pubblico mondiale, tanto da ricevere ben 8 nomination agli Oscar (anche se alla fine purtroppo non ne vinse neanche uno), tra i quali: Miglior Attore (John Hurt, che per il ruolo di Merrick ha dovuto sottoporsi ad un estenuante continuo trucco e ad un pesante costume ricavato da calchi originali effettuati sul corpo del reale uomo elefante); Miglior Scenografia; Miglior Costume; Miglior Regista (David Lynch); Miglior sceneggiatura non originale ; Miglior Colonna Sonora (piccola curiosità, durante i titoli di testa e nella scena finale del film si sente l'Adagio for Strings di Samuel Barber, tema musicale voluto fortemente da Lynch).
Nessun Oscar dunque per Elephant Man nel 1980 ma in compenso dei premi arrivarono dai BAFTA (British Academy of Film and Television Arts) come: Miglior Film; Miglior Attore Protagonista (John Hurt) e Miglior Scenografia >> ed ancora, l'anno successivo, nel 1981, premi dall'ottava edizione del Festival internazionale del film fantastico di Avoriaz.
Come ha giustamente scritto nella sua recensione, Lorenzo Davani (reperibile sul sito: http://www.storiadeifilm.it/drammatico/drammatico/david_lynch-the_elephant_man(brooks_film-1980).html ):
Con questo film, siamo spettatori di una delle piu' morbose e tragiche storie che l'uomo abbia mai raccontato: l'inevitabile e tragica parabola di sdoganamento e sfruttamento del piu' famoso caso al mondo di fenomeni di baraccone, i cosidetti freaks...
La storia di John Merrick che ricoverato dal Dottor Trevis presso il reale London Hospital, con la scusa di cure e diagnosi, diverra oggetto della malsana e spesso ipocrita attenzione di persone della nobiltà londinese e dello spettacolo....
Obnubilati e corrotti da terrificanti luoghi comuni sull'esteriorità delle persone, coloro che incuriositi dalle notizie circa il fatto che il povero mostro fosse incredibilmente in realtà un perfetto gentleman inglese, si avvicineranno ad esso, chi con paura, chi con imbarazzo, chi con tenerezza, chi con compassione e chi ancora con malsana curiosità. Essi scopriranno presto quanto l'oscena creatura in realtà sia ben educata, intelligente e persino fin troppo positiva e solare rispetto alla sua miserevole situazione....
Sceneggiatura, regia e interpretazioni memorabili quindi per una storia commovente che porta a riflettere sulla società che fissa solo dei canoni estetici senza andare oltre le reali apparenze, senza guardare a fondo dell'essere umano in sè e senza la voglia reale di scoprire come mai quell'uomo sia diventato così (oltre che per cause naturali della malattia ci sono infatti quelle condizioni psichiche dolorose, quelle ferite dell'anima, che l'uomo ha riportato a causa di una società poco benevola che è stata pronta ad etichettarlo volgarmente con il nomignolo di Uomo Elefante e a trattarlo di conseguenza come qualcosa, quasi un oggetto grottesco, invece che un essere reale in carne ed ossa).
Vivamente consigliato a chi cerca un film emozionante e diverso dalle solite solfe.
immagine di Anne Bancroft (nel film interpreta l'attrice Mrs. Kendall)
immagine di John Hurt (protagonista principale interprete di John Marrick).
Siti consultati e fonti ed immagini riprese da:
http://www.cineblog.it/post/33493/the-elephant-man-trailer-originale-e-20-curiosita-sul-film-di-david-lynch
http://www.cineblog.it/galleria/the-elephant-man/3
Il film, che venne presentato in anteprima mondiale a New York il 3 ottobre 1980, è stato diretto dal noto regista David Lynch, con protagonisti attori del calibro di Anthony Hopkins, John Hurt ed Anne Bancroft.
Segnalo una breve e veloce curiosità prima di passare alla descrizione della trama: Il film è stato prodotto dal noto Mel Brooks, ma questi non volendo creare idee sbagliate sul genere in cui rientrava la pellicola (genere drammatico, basato su una reale biografia), temendo che la gente si facesse un'idea sbagliata, ha preferito non far comparire mai il proprio nome nei titoli.
LA TRAMA:
Riadattato dai libri "The Elephant Man and Other Reminiscences" (di Sir Frederick Treves) e "The Elephant Man: A Study in Human Dignity" (di Ashley Montagu), il film tratta la storia biografica vera di John Merrick.
Nella Londra di fine '800 (periodo di regno della regina Vittoria), durante uno spettacolo di strada, gestito dal malvagio signor Bytes, il Dottor Frederick Treves (interpretato da Anthony Hopkins) vede il deforme John Merrick (l'attore John Hurt) trattato come fenomeno da baraccone a causa delle innumerevoli deformazioni fisiche del suo corpo (soprattutto la testa enorme e pesante) e attrattiva principale del circo conosciuto come: L'uomo Elefante.
Per non essere deriso, Merrick cammina tra la gente indossando in testa un sacco da bucato, cucito ad un cappello, in modo che possa coprire la deformità del viso e della testa.
Il Dottor Treves vuole aiutare il povero Merrick (che soffre di quella che oggi è conosciuta con il nome di Sindrome di Prometeo, mentre all'epoca dei fatti era ancora una malattia ignota) e paga Bytes (che considera Merrick al pari di un animale e quindi di sua proprietà, tanto che piu' volte usa contro di lui persino la frusta) per poterlo portare via con sè.
Pagato il signor Bytes, Treves accompagna il signor Merrick presso l'ospedale in cui lavora, il London Hospital, di modo che insieme ai suoi colleghi possano trovare delle cure adatte a farlo stare meglio.
In ospedale però, l'aspetto di Merrick spaventa le infermiere (tutte eccetto la capo-infermiera anziana Madre Shead) e così Treves è costretto a trasferirlo in una stanza isolata nel sottotetto.
Per poter fare restare l'uomo lì, il Dr. Treves deve convincere il direttore della struttura Mr. Gomm, che inizialmente appare reticente e che ricorda al giovane medico che le regole interne vietano di tenere sotto osservazione persone incurabili. Dopo un'esitazione iniziale però, una volta conosciuto meglio Merrick, il signor Gumm acconsente affinchè questi rimanga ospite presso l'ospedale.
Con il passare del tempo, Merrick acquista fiducia nel Dr Treves ed inizia ad aprirsi e confidarsi con lui sulla storia della propria provata esistenza.
Inoltre piu' passano i giorni e piu' i medici scoprono in Merrick una persona dal carattere sensibile, gentile ed intelligente.
Il caso dell'Uomo Elefante però diventa notizia da prima pagina presso tutti i quotidiani del regno, tanto che giunge fino alle orecchie della stessa regina Vittoria. Quest'ultima, presa di compassione dalla storia del povero uomo, accetta di aprire un fondo monetario presso l'ospedale affinchè possano essergli fornite cure adeguate.
Essendo diventato notizia principale del regno, Merrick inizia a ricevere visite anche da diversi nobili dell'alta società, incuriositi dal suo aspetto orribile; riceve anche la visita di una famosa attrice del teatro londinese, Miss Kendall (interpretata dalla bellissima Anne Bancroft) che gli dona una propria fotografia ed un libro di Shakespeare (la famosa storia di Romeo e Giulietta).
La capo-infermiera, Madre Shead, si sente però infastidita da tutte quelle visite dei nobili e rimprovera il Dottor Treves accusandolo di trattare anche lui il signor Merrick come un fenomeno da baraccone stavolta dell'alta società.
Turbato dalle parole dell'infermiera, il dottore inizia a chiedersi se stia fecendo del bene oppure no al signor Merrick.
Intanto però il cattivo Bytes rivuole indietro la sua attrazione principale, ovvero Merrick, ed approfittando del fatto che il guardiano dell'ospedale di notte (ad insaputa dei medici e delle infermiere) tira su dei soldi mostrando l'uomo elefante al popolo entra nella sua stanza e non appena la ressa di persone svanisce lo rapisce e lo porta con se nell'Europa continentale dove lo esibisce in circhi e fiere ritrattandolo come un animale in gabbia.
Il Dottor Treves scopre del rapimento di Merrick e dopo aver licenziato il guardiano notturno inizia la disperata ricerca dell'uomo ma senza ottenere risultati positivi.
Saranno gli stessi compagni del circo a liberare Merrick, stanchi e impietositi di vederlo trattare male da Bytes lo aiuteranno a fuggire e a fare ritorno a Londra.
Rientrato a Londra, Merrick con il volto incappuciato per non impaurire la gente, viene preso di mira alla stazione da un gruppo di ragazzini che lo inseguono e che attirano così un intera folla su di lui. Messo alle strette nei bagni pubblici Merrick sfoga tutto il suo dolore urlando contro le persone: Noooo !!!! Non sono un Elefante !!! Non sono un animale !!!! Sono un essere Umano ! >>.
Arriva la polizia che prende Merrick, lo allontana dalla folla e lo riaccompagna presso il London Hospital, dove il Dr Treves felice di rivederlo lo abbraccia.
Ma la felicitò dura solo un lampo poichè i medici e Treves scoprono che Merrick è sul punto di morire a causa di una Broncopneumopatia cronica ostruttiva.
Intanto Merrick viene invitato a teatro dalla signora Kendall (l'attrice che durante la visita gli aveva regalato il libro di Romeo e Giulietta) a vedere una pantomima basata sulla fiaba del Gatto con gli stivali.
Finito lo spettacolo teatrale, Merrick torna in ospedale dove ringrazia il Dottor Treves per tutto quello che ha fatto per lui e per essere diventato suo amico nonostante le sue condizioni fisiche.
Terminato il colloquio con Treves, Merrick si sdraia sul letto in posizione supina (posizione in cui mai era potuto rimanere prima a causa dell'enorme peso della sua testa che lo costringeva a dormire dritto) consapevole del fatto che così morirà per soffocamento.
Deciso, l'uomo muore sereno e in pace e l'ultima scena del film mostrerà Merrick accolto nell'infinito dell'universo dalla madre mentre viene citato il monologo di Tennyson "Niente morirà mai".
CONCLUSIONE:
Come avrete intuito leggendo la trama, questo film risulta essere una storia commovente e strappalacrime in paricolar modo se si pensa che è basato su una storia vera (andatevi a leggere alla voce John Merrick su wikipedia o su altre fonti la vita di questo povero uomo; o meglio ancora andatene a vedere i resti del suo corpo, donati alla scienza, presso il museo del London Hospital, e anche a voi forse scenderà qualche lacrima).
Intenso e vibrante, il film ha ottenuto l'acclamazione della critica (eccetto Robert Ebert che lo ha considerato troppo eccessivo di pathos) ed è stato approvato dal pubblico mondiale, tanto da ricevere ben 8 nomination agli Oscar (anche se alla fine purtroppo non ne vinse neanche uno), tra i quali: Miglior Attore (John Hurt, che per il ruolo di Merrick ha dovuto sottoporsi ad un estenuante continuo trucco e ad un pesante costume ricavato da calchi originali effettuati sul corpo del reale uomo elefante); Miglior Scenografia; Miglior Costume; Miglior Regista (David Lynch); Miglior sceneggiatura non originale ; Miglior Colonna Sonora (piccola curiosità, durante i titoli di testa e nella scena finale del film si sente l'Adagio for Strings di Samuel Barber, tema musicale voluto fortemente da Lynch).
Nessun Oscar dunque per Elephant Man nel 1980 ma in compenso dei premi arrivarono dai BAFTA (British Academy of Film and Television Arts) come: Miglior Film; Miglior Attore Protagonista (John Hurt) e Miglior Scenografia >> ed ancora, l'anno successivo, nel 1981, premi dall'ottava edizione del Festival internazionale del film fantastico di Avoriaz.
Come ha giustamente scritto nella sua recensione, Lorenzo Davani (reperibile sul sito: http://www.storiadeifilm.it/drammatico/drammatico/david_lynch-the_elephant_man(brooks_film-1980).html ):
Con questo film, siamo spettatori di una delle piu' morbose e tragiche storie che l'uomo abbia mai raccontato: l'inevitabile e tragica parabola di sdoganamento e sfruttamento del piu' famoso caso al mondo di fenomeni di baraccone, i cosidetti freaks...
La storia di John Merrick che ricoverato dal Dottor Trevis presso il reale London Hospital, con la scusa di cure e diagnosi, diverra oggetto della malsana e spesso ipocrita attenzione di persone della nobiltà londinese e dello spettacolo....
Obnubilati e corrotti da terrificanti luoghi comuni sull'esteriorità delle persone, coloro che incuriositi dalle notizie circa il fatto che il povero mostro fosse incredibilmente in realtà un perfetto gentleman inglese, si avvicineranno ad esso, chi con paura, chi con imbarazzo, chi con tenerezza, chi con compassione e chi ancora con malsana curiosità. Essi scopriranno presto quanto l'oscena creatura in realtà sia ben educata, intelligente e persino fin troppo positiva e solare rispetto alla sua miserevole situazione....
Sceneggiatura, regia e interpretazioni memorabili quindi per una storia commovente che porta a riflettere sulla società che fissa solo dei canoni estetici senza andare oltre le reali apparenze, senza guardare a fondo dell'essere umano in sè e senza la voglia reale di scoprire come mai quell'uomo sia diventato così (oltre che per cause naturali della malattia ci sono infatti quelle condizioni psichiche dolorose, quelle ferite dell'anima, che l'uomo ha riportato a causa di una società poco benevola che è stata pronta ad etichettarlo volgarmente con il nomignolo di Uomo Elefante e a trattarlo di conseguenza come qualcosa, quasi un oggetto grottesco, invece che un essere reale in carne ed ossa).
Vivamente consigliato a chi cerca un film emozionante e diverso dalle solite solfe.
immagine di Anne Bancroft (nel film interpreta l'attrice Mrs. Kendall)
immagine di John Hurt (protagonista principale interprete di John Marrick).
Siti consultati e fonti ed immagini riprese da:
http://www.cineblog.it/galleria/the-elephant-man/3
lunedì 11 marzo 2013
La ragazza con l'orecchino di perla. In mostra a Bologna presso Palazzo Fava.
Spulciando tra i vari eventi dei quotidiani on line della provincia di Bologna, mi sono imbattuta in una notizia che non potevo lasciar cadere nel vuoto e che dovevo assolutamente condividere con gli appassionati d'Arte.
Come probabilmente molti di voi già sapranno, infatti, presso il Palazzo Fava (via Manzoni, in pieno centro bolognese) a partire dall'8 di Febbraio e fino al 25 Maggio del 2014, verrà messo in mostra il famoso quadro dell'artista olandese Vermeer: La ragazza con l'orecchino di perla.
Opera riconosciuta come un vero e proprio capolavoro indiscusso (insieme alla Gioconda di Leonardo) di cui la figura è tra le piu' riprodotte al mondo.
Il quadro diventa così, presso Palazzo Fava, l'attrazione principale di una raffinata mostra curata da Marco Goldin (storico, critico e amministratore d'arte), in collaborazione con la direttrice del Museo dell'Aja olandese (dove il quadro ha casa), che vede una serie sulla pittura olandese della "Golden Age" (viene chiamato così il XVII secolo nei Paesi Bassi, ovvero dagli inizi del 1600 al 1699, un secolo intero appunto, in cui le scienze, il commercio, le arti in generale, la medicina, furono tra le piu' acclamate del mondo).
Jan Vermeer dipinse questa sua nota opera (Olio su tela) tra il 1655 e il 1666.
Cio' che affascina ancora oggi è il soggetto raffigurato, questa giovane donna che su sfondo nero è voltata di tre quarti e che sembra osservare dritto un obiettivo (una sorta di fotomodella dei nostri tempi moderni).
In testa un grande turbante blu ed oro (non a caso il dipinto è conosciuto anche con il nome de: La ragazza dal turbante) e di lato spicca un grosso orecchino di perla che Vermeer dipinge come una grande goccia. Tutti elementi questi che richiamano l'estremo Oriente (le perle venivano all'epoca esportate in Europa attraverso i commerci marittimi dai paesi asiatici).
Ad ogni modo, il quadro è stato nel tempo, anche oggetto sfrenato delle fantasie dei piu' svariati artisti dei vari generi, tanto che nel 1986, Tracy Chevalier (scrittrice statunitense di romanzi storici) ne ha scritto un romanzo che nel 1999 sarebbe poi diventato famoso perchè trasportato su pellicola cinematografica (in sostanza ne hanno fatto un film) con Scarlett Johansson.
Bologna ha l'onore così di essere l'unica sede europea, per questo anno, ad ospitare questo famoso dipinto prima che faccia ritorno al suo luogo di origine (Museo dell'Aia in Olanda).
Prenotate numerosi.
immagine ripresa dal sito di wikipedia
Come probabilmente molti di voi già sapranno, infatti, presso il Palazzo Fava (via Manzoni, in pieno centro bolognese) a partire dall'8 di Febbraio e fino al 25 Maggio del 2014, verrà messo in mostra il famoso quadro dell'artista olandese Vermeer: La ragazza con l'orecchino di perla.
Opera riconosciuta come un vero e proprio capolavoro indiscusso (insieme alla Gioconda di Leonardo) di cui la figura è tra le piu' riprodotte al mondo.
Il quadro diventa così, presso Palazzo Fava, l'attrazione principale di una raffinata mostra curata da Marco Goldin (storico, critico e amministratore d'arte), in collaborazione con la direttrice del Museo dell'Aja olandese (dove il quadro ha casa), che vede una serie sulla pittura olandese della "Golden Age" (viene chiamato così il XVII secolo nei Paesi Bassi, ovvero dagli inizi del 1600 al 1699, un secolo intero appunto, in cui le scienze, il commercio, le arti in generale, la medicina, furono tra le piu' acclamate del mondo).
Jan Vermeer dipinse questa sua nota opera (Olio su tela) tra il 1655 e il 1666.
Cio' che affascina ancora oggi è il soggetto raffigurato, questa giovane donna che su sfondo nero è voltata di tre quarti e che sembra osservare dritto un obiettivo (una sorta di fotomodella dei nostri tempi moderni).
In testa un grande turbante blu ed oro (non a caso il dipinto è conosciuto anche con il nome de: La ragazza dal turbante) e di lato spicca un grosso orecchino di perla che Vermeer dipinge come una grande goccia. Tutti elementi questi che richiamano l'estremo Oriente (le perle venivano all'epoca esportate in Europa attraverso i commerci marittimi dai paesi asiatici).
Ad ogni modo, il quadro è stato nel tempo, anche oggetto sfrenato delle fantasie dei piu' svariati artisti dei vari generi, tanto che nel 1986, Tracy Chevalier (scrittrice statunitense di romanzi storici) ne ha scritto un romanzo che nel 1999 sarebbe poi diventato famoso perchè trasportato su pellicola cinematografica (in sostanza ne hanno fatto un film) con Scarlett Johansson.
Bologna ha l'onore così di essere l'unica sede europea, per questo anno, ad ospitare questo famoso dipinto prima che faccia ritorno al suo luogo di origine (Museo dell'Aia in Olanda).
Prenotate numerosi.
immagine ripresa dal sito di wikipedia
giovedì 7 marzo 2013
Buon 8 Marzo a tutte le Donne.
Domani è l'8 Marzo.
Domani è la festa della Donna (anche se dovrebbe essere tenuta in considerazione sempre e comunque durante tutto l'anno con rispetto e non in un solo singolo giorno).
Pertanto con questa unica e semplice immagine (recuperata dal sito: http.//freeforumzone.leonardo.it/lofi/Buon-8-marzo-a-tutte-le-donne-del-forum) voglio Augurare Buona Festa a tutte le Donne !
Domani è la festa della Donna (anche se dovrebbe essere tenuta in considerazione sempre e comunque durante tutto l'anno con rispetto e non in un solo singolo giorno).
Pertanto con questa unica e semplice immagine (recuperata dal sito: http.//freeforumzone.leonardo.it/lofi/Buon-8-marzo-a-tutte-le-donne-del-forum) voglio Augurare Buona Festa a tutte le Donne !
martedì 5 marzo 2013
Plumcake al Cioccolato
Il post di oggi vuol proporre una ricetta dolce, veloce (circa un'oretta tra preparazione e servizio) e semplice da preparare adatta sia ai piu' golosoni che non, parlo del: Plumcake al Cioccolato.
Vediamo quali sono gli ingredienti e come si prepara:
INGREDIENTI:
150 gr. di Zucchero; 3 Uova; 100 gr. di Gherigli di Noce; 100 gr. di Uvetta; 100 gr. di Cioccolato amaro a pezzettini; la scorza grattugiata di mezzo Limone; 240 gr. di Farina; 100 gr. di Burro; una bustina di Lievito; Zucchero a Velo; un pizzico di sale.
PREPARAZIONE:
Mettere l'Uvetta a bagno in acqua tiepida.
Tritare i gherigli di Noce.
In una terrina inserire solo i Tuorli delle Uova ì, tenendo gli Albumi da parte.
Unire lo Zucchero con 80 gr. di Burro ammorbidito, lavorarli finchè non si ottiene un composto morbido bianco. Aggiungete le Noci, il Cioccolato amaro a pezzi, l'uvetta ben strizzata e la scorza del Limone.
Montate a neve gli Albumi delle Uova e inseritele pian piano nella terrina poco sopra descritta in cui setaccerete inoltre della Farina con il lievito e un pizzico di sale.
Mescolate tutto per bene (se l'impasto risulta duro ammorbidite con un poco di latte o se preferite anche con dello Yogurt).
Imburrate uno stampo da Plumcake e versatevi tutto il composto.
Inserite in Forno caldo a 200° per 45 minuti circa.
Spegnete, levate dal forno e fate raffreddare, infine cospargere di zucchero a velo e servire.
Immagine reperibile in: http://www.ircfiles.com/misya2/2009/03/fettaplumcake.jpG
Vediamo quali sono gli ingredienti e come si prepara:
INGREDIENTI:
150 gr. di Zucchero; 3 Uova; 100 gr. di Gherigli di Noce; 100 gr. di Uvetta; 100 gr. di Cioccolato amaro a pezzettini; la scorza grattugiata di mezzo Limone; 240 gr. di Farina; 100 gr. di Burro; una bustina di Lievito; Zucchero a Velo; un pizzico di sale.
PREPARAZIONE:
Mettere l'Uvetta a bagno in acqua tiepida.
Tritare i gherigli di Noce.
In una terrina inserire solo i Tuorli delle Uova ì, tenendo gli Albumi da parte.
Unire lo Zucchero con 80 gr. di Burro ammorbidito, lavorarli finchè non si ottiene un composto morbido bianco. Aggiungete le Noci, il Cioccolato amaro a pezzi, l'uvetta ben strizzata e la scorza del Limone.
Montate a neve gli Albumi delle Uova e inseritele pian piano nella terrina poco sopra descritta in cui setaccerete inoltre della Farina con il lievito e un pizzico di sale.
Mescolate tutto per bene (se l'impasto risulta duro ammorbidite con un poco di latte o se preferite anche con dello Yogurt).
Imburrate uno stampo da Plumcake e versatevi tutto il composto.
Inserite in Forno caldo a 200° per 45 minuti circa.
Spegnete, levate dal forno e fate raffreddare, infine cospargere di zucchero a velo e servire.
Immagine reperibile in: http://www.ircfiles.com/misya2/2009/03/fettaplumcake.jpG
lunedì 4 marzo 2013
4 Marzo 2013. Stasera Megaconcerto in Piazza Maggiore per gli Auguri a Lucio Dalla.
Oggi 4 Marzo 2013, Google dedica il suo logo all'anniversario della nascita della cantante Miriam Makeba.
Oggi 4 Marzo 2013, voglio invece dedicare velocemente il mio post blog ad un'altro personaggio che ha fatto la storia della Musica della nostra nazione e che avrebbe compiuto 70 anni proprio in questa memorabile giornata, parlo ovviamente di: Lucio Dalla.
Stasera infatti si terrà proprio nella sua amata Piazza Maggiore di Bologna, a partire dalle ore 21, un Megaconcertone gratuito, con tanto di ospiti Vip d'onore che riproporranno i testi del cantautore ed artista bolognese ed inoltre l'evento verrà trasmesso in diretta televisiva per la Rai.
I nomi che si vedranno sul palco sono tra i piu' svariati, si va infatti da Renato Zero a Giuliano Sangiorgi, da Zucchero a Gianni Morandi, da Fiorella Mannoia a Marco Mengoni e tantissimi altri amici e collaboratori artistici di "Lucio".
Quindi Auguri ad un poeta della Musica precocemente scomparso quale è stato Lucio Dalla che di sicuro osserverà dall'alto con curiosità cio' che accade stasera in suo nome.
Oggi 4 Marzo 2013, voglio invece dedicare velocemente il mio post blog ad un'altro personaggio che ha fatto la storia della Musica della nostra nazione e che avrebbe compiuto 70 anni proprio in questa memorabile giornata, parlo ovviamente di: Lucio Dalla.
Stasera infatti si terrà proprio nella sua amata Piazza Maggiore di Bologna, a partire dalle ore 21, un Megaconcertone gratuito, con tanto di ospiti Vip d'onore che riproporranno i testi del cantautore ed artista bolognese ed inoltre l'evento verrà trasmesso in diretta televisiva per la Rai.
I nomi che si vedranno sul palco sono tra i piu' svariati, si va infatti da Renato Zero a Giuliano Sangiorgi, da Zucchero a Gianni Morandi, da Fiorella Mannoia a Marco Mengoni e tantissimi altri amici e collaboratori artistici di "Lucio".
Quindi Auguri ad un poeta della Musica precocemente scomparso quale è stato Lucio Dalla che di sicuro osserverà dall'alto con curiosità cio' che accade stasera in suo nome.
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