Iniziamo

Arrivo tardi come al solito nel mondo informatico e mi cimento
cosi' per la prima volta con un Blog ....
Ma come dice il famoso detto popolare "Meglio tardi che mai".
Il seguente Blog tratta pertanto svariati argomenti: si va dalla vita personale a Fotografie, dalla Letteratura all'Arte in generale (Musica, Teatro, Cinema), dalla Storia alle Biografie di personaggi famosi, Viaggi, Ricette di Cucina, Eventi e notizie in generale.
Percio' Benvenuto a chiunque voglia seguire queste pagine.

martedì 31 dicembre 2013

AUGURI DI BUON ANNO DAL BLOG.

E ci siamo !
Oggi è l'ultimo del 2013 e domani inizia il nuovo anno.
Progetti ? Propositi ? Speranze future ?
L'unica cosa che mi Auguro per l'arrivo del Nuovo Anno è che le situazioni generali cambino e che arrivino nuove opportunità lavorative (la salute ovviamente rimane al primo posto della top ten, perché sarà banale dirlo ma senza quella non è che vai poi molto lontano).
A voi cari lettori Auguro un Felice Anno Nuovo e spero che ciò che più desideriate possa avverarsi.
A presto e Cari Auguri !!!

 

mercoledì 18 dicembre 2013

Auguri di Buon Natale dal Blog.

Si avvicinano le festività natalizie e come ogni anno invio gli Auguri di Buon Natale a chiunque legga questo blog e anche a chi semplicemente passa di tanto in tanto per una rapida occhiata a qualche post.
Anche se sono consapevole che questo 2013 è stato ricco di avvenimenti storici fondamentali ma è stato soprattutto (non si può negare alla fine l'evidenza) pessimo dal punto di vista economico a causa della crisi, ci tengo a sperare che il nuovo anno che verrà, sia diverso sotto ogni punto di vista e che finalmente porti serenità e stabilità ad un paese che oramai è sull'orlo di una crisi di nervi sempre più visibile.
Auguro pertanto un cambiamento profondo verso il meglio e vi lascio (tornerò dopo Santo Stefano, ovvero dopo il 26) nella speranza che possiate trascorrere un sereno Natale.
Auguri dunque a tutti e Arrivederci a presto !

mercoledì 11 dicembre 2013

Buon 11-12-13 a tutti

Correndo a più non posso in questi freddi giorni dicembrini (mancano solo i pinguini e gli orsi polari fuori dalla porta), non avevo ancora avuto il tempo di realizzare che oggi è una data particolare fino a quando stasera nell'accendere il pc e nel connettermi con il resto del mondo non mi è comparso a caratteri cubitali il messaggio che oggi è la data del: 11-12-13.
Particolare e simbolica, fin da subito intorno a questi numeri sono impazziti tutti con le più strane teorie, ma girando su e giù alla fine uno dei pochi siti internet che ha tentato di spiegare in maniera corretta cosa significasse questa data è stato un sito genovese di cui a breve vi inserirò il link.
Non mi dilungherò oltre perché sinceramente non saprei approfondire sull'argomento come invece qualche numerologo potrebbe fare in modo degno, vi lascio solo ricopiandovi il link a cui potete rifarvi per ulteriori brevi news di aggiornamento.
Buon proseguimento di serata.

http://www.genova24.it/2013/12/oggi-lultima-data-sequenza-numerica-del-secolo-111213-la-prossima-tra-89-anni-61508/

venerdì 6 dicembre 2013

Un semplice post per ricordare il grande Nelson Mandela.

E' morto ieri, all'età di 95 anni, uno degli uomini che ha rappresentato il simbolo del nostro secolo per la lotta contro le ingiustizie e che si è sempre battuto in nome della libertà e della democrazia.
Scrivere pertanto di una biografia su Nelson Mandela, premio Nobel per la pace nel 1993, sarebbe alquanto riduttivo, visto che già da ieri sera e per l'intera giornata di oggi (come è giusto che sia), le televisioni e i vari mezzi di comunicazione di massa dell'intero pianeta terrestre ne parlano.
Il post vuole comunque ricordare un grande uomo che resterà per sempre nel cuore delle persone.
Vi lascio pertanto con un video, tratto dal film "Invictus", e più sotto una foto che lo riguarda e per il resto non mi sembra che ci sia da aggiungere altro.



mercoledì 4 dicembre 2013

A Dicembre doppia ricetta golosa con "La Zuppa Dolce alle due Creme" e la "Torta Paradiso con Yogurt ai cereali".

In occasione delle ormai vicine festività natalizie e visto che non scrivevo una ricetta sui dolci da qualche mese (l'ultima credo risalga a Giugno, mentre quelle che sono seguite dopo nel tempo erano quasi tutte ricette salate), ho deciso che oggi ve ne posto addirittura due così da anticipare il clima di generosità che pervade di solito queste feste.
La prima ricetta non è mia ma viene dalla rivista "Cucina Naturale" di questo mese e vede la descrizione di un dolce particolare in quanto si tratta di una sorta di rivisitazione della famosa Zuppa Inglese.
Come tengono a precisare sul giornale, infatti, la loro rivisitazione non è alcolica e può essere quindi assaggiata anche dai più piccoli.
Chi scrive il giornale, inoltre, la chiama "Zuppa Dolce alle Due Creme" e assicura un trionfo tra amici e parenti seguendone la loro versione.
La seconda ricetta del dolce che trascrivo invece è ripresa dai miei vecchi libri di cucina ed è una torta che viene chiamata con il nome di "Torta Paradiso" ma nella versione proposta qui si aggiunge anche lo yogurt ai cereali.
Direi che possiamo iniziare.

"ZUPPA DOLCE ALLE DUE CREME":

INGREDIENTI: 3 Uova; 140 gr. di Zucchero di canna chiaro; 100 gr. di Pan di Spagna o di
                              Savoiardi; 100 gr. di Cioccolato Fondente; 70 gr. di Zucchero a velo; 30 gr. di
                              Farina; 30 gr. di Amido di Mais; 1 Bacca di Vaniglia o mezzo cucchiaino di
                              vaniglia in polvere; 300 ml di latte; 200 ml di panna fresca.

Per la bagna occorre invece: 1 arancia; 80 gr. di zucchero di canna; 1 stecca di cannella.

PREPARAZIONE:

Mettete il latte a scaldare con metà dello zucchero di canna senza però portarlo a bollore.
Separate il tuorlo dagli albumi e montate a spuma i tuorli con l'altra metà dello zucchero di canna, incorporate la maizena, la farina, i semini della bacca di vaniglia (o la polvere)  e versate tutto nel latte mescolando velocemente con una frusta.
Levate dal fuoco quando la crema diventa densa.
Dividete la crema in due parti , nella prima mescolate il cioccolato fondente tritato facendolo sciogliere mentre l'altra parte lasciatela bianca.
Montate la panna e incorporatela ad entrambe le creme.

Intanto preparate la bagna versando in un pentolino il succo filtrato di una arancia, qualche cucchiaino di acqua, lo zucchero di canna, la cannella e qualche scorzetta di arancia. Fate cuocere per circa 15 minuti (non oltre i 20 minuti comunque) e lasciate raffreddare.

Imbevete il Pan di Spagna (o i Savoiardi) nella bagna raffreddata e in degli stampi da dessert (o anche delle coppette) alternate gli strati con le due creme (quella con il cioccolato e quella semplice) (dovete creare una o più torrette alte che alternano pan di spagna e creme in modo da dare così forma e colore al dolce).
Sistemate il dolce in frigo per almeno un' ora.
Intanto con gli albumi avanzati potete preparare delle meringhe di modo che alla fine decorino il dolce.
Per preparare le meringhe dovete montare gli albumi a neve con lo zucchero a velo, poi date la forma delle meringhe all'impasto (in genere si usa la sacca da pasticcere ma potete usare anche un cucchiaio) e inseritele su una teglia ricoperta di carta forno. Infornate per 15-20 minuti a 160°.

Portate fuori dal frigorifero le zuppe e adagiatele su dei piatti. Ricoprite con le meringhe fatte e decorate a piacere.
Se non servite subito conservate il dolce nuovamente in frigo.

 
Passiamo ora alla descrizione del secondo dolce, variante forse meno calorica del primo illustrato così non c'è rischio di accumulare troppe calorie durante il Natale.
 
"TORTA PARADISO ALLO YOGURT AI CEREALI":
 
INGREDIENTI:
 
250 gr. di Farina bianca 00; 200 gr. di yogurt ai cereali; 200 gr. di zucchero di  canna; 80 gr. di burro; un cucchiaio di malto; 1 bustina di Lievito per dolci; 1 Limone; 4 Uova; Zucchero a velo; pizzico di sale.
 
PREPARAZIONE:
 
Montate le uova con lo zucchero di canna, aggiungete il malto ed un pizzico di sale.
Unite lo Yogurt ai cereali, la farina setacciata ed il burro fuso versandolo a filo.
Mescolate delicatamente il composto e spolverizzate con il lievito e profumate con la scorza di limone.
Versate il composto nello stampo da Plumcake (o in una tortiera ) precedentemente imburrato.
Infornate a 175° per 45 minuti circa.
Lasciate raffreddare prima di sformare la torta e servitela infine con una spolverata di zucchero a velo sopra.
 
Fonti e Immagini:
 
Per la ricetta della Zuppa alle due Creme, la fonte è la rivista mensile "Cucina Naturale" del mese di Dicembre 2013 (pagina 30).
L'immagine invece è ripresa dal seguente sito:
 
Per la ricetta invece della Torta Paradiso con Yogurt ai cereali, la fonte è il libricino intitolato "Dolci" (regalato in omaggio con la spesa qualche anno fa).
L'immagine è invece ripresa dal sito:

martedì 3 dicembre 2013

Terza parte di Storia del Teatro Italiano Moderno e Contemporaneo dal 1960 al 1980. Qualche vecchio appunto universitario.

Il 23 settembre 2013 avevo inserito sul blog un primo post che trattava del Teatro italiano moderno e contemporaneo mostrando quelli che sono stati i suoi esordi, avvenuti tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento fino a soffermarmi su una prima data, identificata con quella del 1936.
In Ottobre era poi seguito un secondo post sull'argomento che riprendeva da punto lasciato (anno citato poco sopra) fino ad arrivare alla data del 1960.
Oggi, come di certo avrete intuito, riprendo in mano il discorso con questo terzo post da dove avevo lasciato in precedenza, ovvero ripartendo dal teatro italiano a partire dalla data del 1960.
Prima però ricordo come sempre velocemente a chi legge che, per chi fosse interessato, tutti gli argomenti trattati fino ad ora si possono trovare nella colonna a fianco denominata "Etichette", alla voce "Teatro".
Riassumiamo un attimo quindi, quanto visto fino ad ora e lo possiamo fare attraverso un semplice ma efficace schema creato e fissato nei punti che seguono:

- Dalla fine dell'Ottocento arrivano i primi segnali di insofferenza nei confronti di un modo vecchio di Pensare e di Agire nel mondo culturale e artistico in generale.

- A partire dagli inizi del Novecento si tenta pertanto, di stravolgere e rinnovare il Teatro (ma anche tanti altri settori come ad esempio: la letteratura, l'arte, la musica ed altro ancora) grazie anche al lavoro impeccabile dei numerosi personaggi, citati e visti in precedenza, che hanno operato affinché il cambiamento potesse avvenire presto (sono stati segnalati nomi del calibro di Eleonora Duse; Luigi Pirandello; Marinetti; Silvio D'Amico e subito dopo, a partire dal 1936, invece, quelli di Sthreler e Grassi; Visconti; Zeffirelli; De Filippo e Totò).
E' un secolo, quello del '900 attraversato da guerre e rivoluzioni (Prima e Seconda Guerra Mondiale per esempio) e dove Sperimentazione, Estremismo e Dissacrazione diventano nuove parole d'ordine.

- Nascono i Teatri Stabili e le Accademie dove si tenta finalmente di dare un senso di fermezza e garanzia, anche economica, alle compagnie che tempo prima erano abbandonata a sé stesse, sempre in giro in lungo e in largo e se non a gestione familiare capitavano in mano di singoli impresari che il più delle volte se ne approfittavano.
Adesso anche la politica si interessa alle arti, sovvenzionando gli addetti ai lavori e le compagnie affinché si possa avere un ruolo educativo, pedagogico e sociale a proprio vantaggio.

- Nascono nuove figure, come ad esempio quella vista in precedenza del Regista, che porterà a sua volta alla nascita della Regia Critica (quella in cui il regista smonta il testo e lo analizza per rivisitarlo in maniera propria e più attuale, modernizzandolo così sulla scena). Si rinnova anche la figura dell'Attore, mezzo espressivo che il regista ha per portare in scena il testo.
Lo stile recitativo diviene ora più realistico e meno affettato rispetto a quello di un tempo.

Finito di illustrare i punti e i fatti più salienti dei due lunghi post precedenti (ovviamente se volete in qualche modo approfondire il discorso rifatevi a quei due post di settembre e ottobre) passiamo ora a parlare del Teatro in Italia a partire dal 1960 in poi, esattamente quindi da dove lo avevamo lasciato in precedenza.


Il teatro degli anni ’60 si scopre molto più politico di quello che non si pensava fino a poco tempo prima e diede inoltre spazio e occasione di visibilità a personaggi che avrebbero tenuto in mano le redini dello spettacolo fino alla fine degli anni ’80.
Per quanto riguarda il modo di governare il teatro di questi anni possiamo dire che esso era sovvenzionato da circolari ministeriali che, soprattutto per i Teatri Stabili, servivano a garantire annualmente i soggetti e le condizioni per usufruire dei contributi statali.
Gli anni ’60 sono noti
(soprattutto la data simbolo del 1968) per essere anni di combattimenti e di rinnovamenti nei settori più svariati (non esistevano solo le rivoluzioni studentesche, le lotte operaie o il femminismo ma alle spalle vi si incrociavano politiche e situazioni sociali ben più ampie e complesse) e pertanto, anche il teatro, sull’onda del momento storico, ha avuto le sue rivoluzioni innovative.
Adesso infatti la scena teatrale si vuole al servizio dei cittadini e viene chiesto a chi lavora in scena di “alzare la testa”, ovvero di far uscire il teatro dal teatro stesso e portarlo oltre, fuori dai soliti contesti, di modo che arrivasse anche alla gente comune e la portasse a riflettere.
Il Teatro abbandonava così i classici luoghi convenzionali, le classiche tavole del palcoscenico dei grandi o piccoli teatri e scendeva ora anche nelle piazze e per le strade, nei magazzini, nelle case (esempio unico su tutti il Living Theatre, di Julian Beck e Judith Malina, che proprio in un appartamento di una palazzina in America, avevano iniziato a muovere i primi passi del loro teatro fino ad arrivare poi ad essere conosciuti in tutto il resto del mondo. Su Beck ho scritto in passato la sua biografia, la trovate come sempre a fianco nel campo etichette se la cercate per qualche approfondimento) nelle cantine e in tutti quei luoghi o non luoghi che si volevano al fianco della gente comune.
Anche in questi anni ’60 tantissimi i personaggi presenti nel panorama culturale teatrale che hanno segnato profondamente il settore. Come sempre ci limitiamo qui al settore italiano e ne citiamo pochi perché impossibile nominarli tutti (ricordo che ciò non significa che biografie sui singoli o ulteriori approfondimenti non vengano magari effettuati nel tempo nel corso di post futuri). Sull’onda del periodo, ed in base a quanto dicevamo prima riguardo all’abbandono dei luoghi classici, chi in Italia ha portato il suo messaggio teatrale e la propria presenza scenica anche per le strade è stato sicuramente Dario Fo con al suo fianco l’immancabile compagna di una vita (morta purtroppo pochissimo tempo fa), la grande attrice Franca Rame.

Autore e attore di straordinario talento, Dario Fo, ha iniziato a lavorare in teatro fin dagli anni ’50, sviluppando una propria attenzione particolare nei confronti della satira politica dai toni farseschi che viene poi trasmesso al pubblico per le strade in spettacoli come ad esempio “Aveva due pistole dagli occhi bianchi e neri” (1960). Verso la fine degli anni ’60 l’attore comincia a rivolgersi ad un pubblico operaio allestendo spettacoli connessi alle situazioni e agli eventi politici di stretta attualità.
La satira di Fo prendeva di mira il capitalismo e i vari partiti politici (ad esempio quello comunista italiano) oltre che la chiesa ed altre istituzioni accusate di svolgere azioni conservatrici.
Diciamo quindi che nelle commedie di Fo e Rame appare una vena etica, una sorta di “accuse” che coinvolge l’intero sistema politico e sociale e che si esprime attraverso il gioco dell’ironia e dei travestimenti.
Questo strano tipo di successo, avuto scendendo in mezzo al pubblico, ha portato Fo alla televisione di Stato nel 1962 per un edizione di “Canzonissima” presto però interrotta a causa di una sgradita allusione alle morti del mondo del lavoro.
Indubbiamente tra gli spettacoli più noti di Fo vi è quello intitolato “Mistero Buffo”, del 1969, spettacolo tra i più replicati in Italia che ha concesso fama al duo anche a livello extra-europeo.
Seguono poi opere come “Tutti uniti ! Tutti insieme ! Ma scusa quello non è il padrone ?” (1971), “Morte accidentale di un anarchico” (1970) o “Il Fanfani rapito” (1975).
Fo è un personaggio che stringe un forte rapporto con la sala e con chi lo osserva e lo ascolta durante gli spettacoli, un personaggio dalla grande personalità e carisma tanto che riesce a portar in scena personaggi ricchi interiormente di situazioni, tratte persino dalla tradizione apocrifa dei Vangeli Medievali, e tanto da essere apprezzato persino all’estero.
Dario Fo è una sorta di clown dissacratore che prende in giro il potere e il sistema.
Questa sua dissacralità però è un arma a doppio taglio che porta da una parte Fo lontano dalle televisioni e dalle scene italiane, censurato e criticato, durante tutti gli anni ’70 e ’80, ma che fa sì allo stesso tempo che lo stesso attore venga premiato da luoghi lontani e che riceva addirittura il premio Nobel per la Letteratura.





 
 



Se Dario Fo e Franca Rame sono stati  i rappresentanti primari delle scene italiane ed europee, altro personaggio che merita di essere citato, soprattutto per quanto riguarda il campo della Regia è quello di Luca Ronconi.
Allievo dell’Accademia d’Arte Drammatica di Silvio D’Amico, dal carattere schivo e profondo, fin dal 1966, Ronconi, rinuncia a salire sulla ribalta per dirigere gli attori dall’alto ma preferisce una prospettiva panoramica più ampia attraverso un ribaltamento dei testi.
La scena con Ronconi rivendica il diritto a proporsi come luogo di studio e riflessione sul rapporto Testo/Spazio.
La fama internazionale del regista è arrivata nel 1969 con la messa in scena dell’Orlando Furioso, rappresentato per la prima volta a Spoleto, poi a Belgrado, Milano, Parigi, New York e in molte altre capitali mondiali.
Nel suo allestimento personale dell’opera Ariostesca, Ronconi, combinava aspetti del teatro ambientale con elementi tipicamente medievali. Gli avvenimenti venivano recitati simultaneamente in diverse zone dello spazio teatrale. Lo spettacolo era stato pensato e progettato per un largo spazio all’aperto di 40 metri di lunghezza per 14 di larghezza, con un palcoscenico situato su ciascuna estremità. L’area compresa tra i palchi era occupata sia dalle piattaforme mobile che dagli spettatori che muovendosi liberamente potevano scegliere cosa vedere.
Dal 1976 al 1978, Ronconi, ha diretto il Laboratorio teatrale di Prato per passare poi alla direzione del Teatro Stabile di Torino.
Diciamo che Ronconi, sia come regista che come persona, ha compreso a pieno gli anni rivoluzionari in cui ha vissuto, dal ’60 in poi (Ronconi è nato nel 1933 e quindi in quegli anni era giovane e sensibile a ciò che lo circondava), facendo usi innovativi degli spazi e dei testi che andava a rappresentare.
 
 
 
Al fianco di Ronconi, altra figura che è stata una vera e propria rivoluzione del settore è indubbiamente quella di Carmelo Bene.
Ora scrivere di Carmelo Bene è molto più complesso (almeno per quanto mi riguarda) perché la sua lunga vita artistica e la sua genialità ribelle sono difficili da riassumere in un singolo post su un blog che deve racchiuderne in poche righe il suo estro e il suo grande talento. Ad ogni modo tenterò di farlo e chiedo fin da subito scusa se ne uscirà qualcosa di riduttivo.
Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene, semplicemente noto come Carmelo Bene, nasce a Campi Salentina, provincia di Lecce, nel settembre del 1937, ed è stato attore, drammaturgo, regista, scrittore e poeta.
La sua figura è stata per il teatro italiano una tra le più grandi e famose dell’avanguardia italiana che gli ha permesso di essere apprezzato e compreso forse più all’estero che non nella sua stessa nazione di origine.
A diciassette anni, dopo aver compiuto il liceo classico presso il Collegio dei Padri Gesuiti di Lecce (l’avversione di Bene nei confronti della religione nasce quindi a causa della madre fervente cattolica e a causa degli studi frequentati) lascia la sua città natale per trasferirsi a Roma dove si iscrive prima alla Facoltà di Giurisprudenza (che non frequenterà mai), poi all’Accademia Sharoff ed infine, nel 1957, all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico dove però frequenta i corsi solo per un anno in quanto non trova il giusto feeling con gli insegnanti e reputa i corsi noiosi ed inutili.
Il suo esordio come attore avviene nel 1959 con l’interpretazione di Caligola dello scrittore Albert Camus e da allora in poi verrà spinto sempre più nel campo della sperimentazione teatrale e artistica con tutta una serie di spettacoli allestiti nelle cantine romane (ricordate la rottura dei luoghi-non luoghi convenzionali di cui poco sopra scrivevamo) dove tra i più noti ritroviamo “Spettacolo Majakovskij” (1960) e “Salomè” di Wilde (1964).
Per far dispetto alla propria famiglia torna a Campi Salentina, suo paese di origine, e sposa, nel 1960, una attrice fiorentina, Giuliana Rossi, di sei anni più grande di lui e non ben vista dalla famiglia di Bene. Con lei avrà un figlio maschio, Alessandro, morto in giovane età a causa di una malattia.
Trasferitosi a Firenze, Bene, si dedica principalmente alla letteratura e dopo aver letto l’opera di James Joyce intitolata “L’Ulisse”, rimane affascinato talmente tanto da ripensare al suo modo di vivere e al suo modo di produzione artistica.
L’opera di Joyce lo sconvolge così tanto che Bene lascia Firenze ed inizia un periodo di vagabondaggio per l’Italia soffermandosi poi per breve periodo a Genova dove conosce e lega amicizia con  Silvano Bussotti che cura le musiche dello “Spettacolo – concerto Majakovskij”.
Tra il 1961 e il 1962, Bene, realizza il primo “Amleto” e in seguito anche “Pinocchio” e costituisce il suo “Teatro Laboratorio” a Roma dove si allestiscono spettacoli di Cabaret dai titoli significativi, come ad esempio “Addio Porco”, una sorta di happening farsesco nei confronti della gente snob che andava a teatro, o ancora lo spettacolo “Cristo ‘63” che viene censurato scatenando scandalo e tafferugli con la polizia.

Il Teatro Laboratorio viene fatto presto chiudere in seguito ad una azione poco gradita da parte di Bene nei confronti della platea e dell’ambasciatore argentino.
Nel 1963, Bene, stringe amicizia con gli attori del Living Theatre che si trovavano in giro per l’Italia, anche loro destando non pochi scandali con le loro messe in scena.
Lo stesso anno conosce, frequenta ed instaura una relazione amorosa con l’attrice Lydia Mancinelli con cui recita “La storia di Sawney Bean”.
Dopo la chiusura ed il sequestro del Teatro Laboratorio, trascorrono 6 mesi affinché Bene torni in teatro con l’allestimento del “Divino Amore”.
Tra il 1965 e il 1966, Bene, scrive romanzi di grande risonanza quali “Nostra Signora dei Turchi” e “Credito Italiano” che verranno poi riportati in teatro e apprezzati da intellettuali e critici quali Ennio Flaiano.
Nel 1967 inizia la sua esperienza cinematografica (esperienza che dura fino al 1973 circa), dove viene coinvolto come regista in rielaborazioni di testi classici revisionati alla sua maniera anticonformista, e dove arriva addirittura, l’anno successivo, a vincere il Leone D’Argento al Festival di Venezia con il suo capolavoro (prima letterario poi trasposto su pellicola cinematografica) “Nostra Signora dei Turchi”.
Seguono una serie di lungometraggi, come ad esempio: Capricci (1969); Don Giovanni (1970); Salomè (1972); ed infine Un Amleto di meno.
Dal 1973, Carmelo Bene, torna in teatro dove ottiene un successo dopo l’altro fino ad arrivare alla metà degli anni '80.
Nel 1988 viene nominato (con sorpresa di tutti) direttore artistico della sezione teatro della Biennale di Venezia dove però si finisce in una serie di querele per una intricata storia di appropriazione indebita di opere d’arte.
Nel 1992, Bene, si risposa con l’attrice Raffaella Baracchi e gira per i teatri italiani con opere teatrali di grande importanza.
Carmelo Bene muore a Roma nel 2002 ma non si capisce bene di quale malattia (visto che la sorella aveva dichiarato alle televisioni che suo fratello era sano).
La figura di Carmelo Bene è da come si sarà intuito leggendo (seppur in poche righe) molto controversa e spesso al centro di numerose e clamorose polemiche che hanno diviso pubblico e critica, ammiratori e detrattori.
Non si può però di certo negare che Bene è stato uno dei più grandi attori teatrali della seconda metà del Novecento.
Definito come “massacratore di testi”, Bene si è sempre schierato contro un tipo di teatro che richiamava drammaturgie in certi modi borghesi.
 Egli rivalutava i testi a suo modo ponendo loro una interpretazione propria attoriale che non fosse necessariamente il punto di vista dello scrittore dell’opera.  
Bene, si definiva contro il Teatro di Testo a favore di un Teatro del Fare, di un Teatro che vivesse il momento magico del “qui ed ora” (hic et nunc) del palcoscenico.
Tutto ruota intorno all’attore quindi e non al testo; l’attore è il solo vero artefice di ciò che trasmette sulla scena e per farlo deve distruggere il proprio Io e immedesimarsi totalmente nel proprio ruolo.
Bene è stato definito dai critici come “Attore Artiflex”, cioè come attore artefice di tutto e che veniva a scontrarsi con l’immagine precedente di attori di inizi Novecento che si facevano manovrare invece dalla figura del regista. Molte delle sue opere letterarie si ritrovano raccolte in un volume unico dal titolo “Opere con l’Autografia di un ritratto” (collana Bompiani) e portano il messaggio artistico di Bene ancora oggi a chi vuol prendersi la briga di leggerlo.
 
 
Per concludere il discorso sul teatro italiano contemporaneo, nel periodo che va dal 1960 al 1980, possiamo dire che la parola chiave del periodo oltre a "Politica" e "Contestazione" era quella che spesso nei secoli studiati fino ad ora ritorna puntuale, ovvero "Sperimentazione". Ogni epoca e ogni periodo storico ha infatti avuto le proprie rivoluzioni, piccole o grandi che fossero, che hanno portato alla voglia di creare attraverso la sperimentazione materiale e idee nuovi.
La sperimentazione degli anni '60 ha quindi conosciuto in Italia una notevole fama grazie ai personaggi visti poco sopra e a centinaia di altri che sarebbe giusto elencare ma che per mancanza di tempo e spazio non mi è possibile farlo in un singolo post (ora giusto per citarne qualcuno basta pensare ai nomi di: Carlo Quartucci; Memé Perlini; Leo De Bernadinis; Vittorio Gassman e tanti altri ancora).
Gli anni ’60 in un certo senso hanno risvegliato le coscienze collettive grazie anche ai numerosi eventi-scandalo che sono stati portati sulle tavole sceniche da quegli stessi personaggi coraggiosi sopra visti che hanno rotto con la tradizione in nome della modernità.
Ora, prima di chiudere in maniera definitiva, voglio solo avvisare che, man mano che andavo scrivendo  il post e raccogliendo materiale, mi sono resa conto che ancora ci sarebbe spazio per un ultimo post futuro sulla storia del teatro moderno e contemporaneo in Italia e che vede un periodo di tempo che va dai mitici anni ’80 fino agli inizi del 2000 circa.
Così pensando e ripensando sono arrivata alla conclusione finale che occorrerà prossimamente (spero di riuscire a farcela per Gennaio) scrivere anche di quest’ultimo periodo artistico e teatrale in modo da completare questo ciclo di appunti iniziato pochi mesi fa.
Alla prossima allora e buon proseguimento di giornata.

FONTI E IMMAGINI:

R. Alonge, Il Teatro dei Registi, Edizioni Laterza, Bari, 2006.

O.G. Brockett, Manuale di Storia del Teatro e dello spettacolo vol.II, edizioni Marsilio 1999.

Appunti tratti dalle lezioni del professor Guccini di Storia del Teatro e dello Spettacolo I, anno accademico 1999-2000, università degli studi di Bologna.

Appunti tratti dalle lezioni del professor Gozzi di Metodologia e critica dello spettacolo, anno accademico 2001-2002, università degli studi di Bologna.
 
http://www.storiadeifilm.it/news/3422/07_marzo_2013-per_gli_80_anni_di_luca_ronconi_l_orlando_furioso_alla_casa_del_cinema.html