Iniziamo

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venerdì 14 febbraio 2014

Dopo gli Psicovampiri ecco le Psicosette. Altro articolo sulle vittime dei falsi santoni.

In un post scritto e pubblicato l'11 di Ottobre del 2012, vi avevo parlato degli "Psicovampiri", ovvero di quella gente meschina capace di succhiare le nostre emozioni (soprattutto in momenti di evidente fragilità nell'arco della vita) annullando la nostra persona.
Ora, sfogliando una rivista di una mia amica , mi sono imbattuta nuovamente in un articolo che ha qualcosa di simile al precedente ma che stavolta si intitola "Le Psico sette fanno (anche) vittime illustri. Perché tutti abbiamo qualche debolezza".
L'articolo che è stato pubblicato sulla rivista settimanale "F" (Cairo Editore, settimanale n° 6 del 12 febbraio 2014) è stato scritto dalla giornalista Anna Tagliacarne ed illustra un mondo per lo più sconosciuto ma in cui, a quanto pare, non è poi così difficile rischiare di imbattersi.
Ma vediamo meglio di cosa stiamo parlando e cosa si può eventualmente fare per evitare certi pericoli.
Si legge alla pagina di introduzione (pagina 48):

Sono almeno 1500 in Italia. Hanno tre milioni di adepti (forse di più).
Persone semplici e fragili ? Macché. Una criminologa ci racconta come si può essere irretiti da un culto pericoloso o da un avido guru. Che ci aggancia quando, per esempio, siamo alle prese con un lutto o una malattia. Uscirne è difficile ma non impossibile. Nel nostro Paese però la legge non aiuta.

Già solo leggendo questa introduzione mi sono meravigliata (ed anche leggermente preoccupata) del numero così grande di queste sette e dell'altrettanto maggior numero di persone che vengono coinvolte loro malgrado.
La criminologa che ha raccontato alla giornalista di questo fenomeno in crescita si chiama Patrizia Santovecchi ed è presidentessa dell'Osservatorio Nazionale abusi psicologici oltre che collaboratrice con la Squadra anti-sette della Polizia di Stato.
Partendo da questo punto, io che non sapevo neanche (perdonate l'ignoranza ma come si vede c'è sempre da imparare) che esistesse una Squadra di Polizia apposita, che combatte contro queste sette, mi sono sempre più incuriosita ed ho deciso di riportare appunto questo articolo anche a chi legge questo blog.
Lungo le tre pagine dell'articolo (da pagina 48 a pagina 50) vengono poste svariate domande (tutte interessanti) alla dottoressa; domande classiche quali: Quante sono le sette in Italia ? Quanti gli adepti ? Cosa sono esattamente le psico sette ? Chi sono le vittime ? Come si può uscire da questa specie di catena ?
Alla fine il profilo che si delinea dalle risposte (almeno secondo l'interpretazione che ne ho ricevuta) è abbastanza inquietante.
Si scopre così che : le sette sono almeno 1500 (la criminologa riporta qui un esempio famoso su tutti quale quello della santona di Carpineta, "Mamma Ebe", di cui avrete certamente sentito parlare anche voi e che si ritrova condannata per esercizio abusivo della professione medica, perché in Italia non esiste il reato di plagio) e che si calcolano circa 3 milioni di adepti.
Sembra che siano soprattutto le donne a cadere nella trappola e ad essere reclutate, ma ciò non significa che il fenomeno non coinvolga anche gli uomini.
Chiunque può cadere vittima di queste sette, non ci sono estrazioni sociali differenti o età diverse, ogni persona può essere presa in castagna.
Alla domanda le Psico sette cosa sono ? la criminologa risponde così:

Hanno come obiettivi primari sesso e soldi, ma è meglio parlare di "culti abusanti".
Queste sette praticano culti distruttivi e mettono in atto pratiche manipolatorie. Possono essere piccoli gruppi di qualche decina di persone fino ad arrivare ad organizzazioni con migliaia di soggetti.
Il sesso viene usato come mezzo di espressione del loro leader, che offre conoscenze particolari ispirandosi a testi psicanalitici o a tecniche di rilassamento.
Si tratta di gruppi sincretisti spesso orientati al benessere psicofisico, al potenziamento del sé, allo sviluppo dei talenti con una impronta religiosa.

Quindi leggendo queste parole, si potrebbe benissimo pensare "Ah ma tanto non mi tocca perché questi sono santoni che prendono di mira solo persone deboli" ed invece non è proprio così perché alla domanda successiva, infatti, ci viene spiegato Chi sono le vittime e lì non puoi far altro che cominciare a ricrederti un momento.
Ma a questo punto Chi sono le vittime ?
Ed ecco che la criminologa spiega anche ciò e dichiara:

Gli adepti non sono necessariamente fragili, come si tende a ritenere: sono spesso soggetti idealisti, che hanno un senso religioso, cercano un significato da dare alla loro esistenza, valori da condividere e persone affini a loro ....
La vittima vive in un mondo ovattato perché la sua mente viene intorpidita. Crede di non sentire più lo sconforto ed il dolore ed abbassa così l'eventuale livello di ribellione...
Per tale ragione spesso hanno paura poi di fare denunce .... non possono certo andare a dire che hanno fatto sesso da adulti consenzienti n gruppo e che hanno speso tutti i loro soldi fino all'ultimo centesimo...
Provano vergogna per questi ricordi che sembrano appartenere ad un altro.
Le vittime di sette parlano delle loro esperienze come se avessero vissuto in uno stato di trance...

Capite ora che non è così facile descrivere bene le vittime ?
Alla fine potrebbe essere davvero chiunque a cascarci e si capisce anche bene perché poi diventa difficile anche il fattore denuncia visto i forti sentimenti di paura e vergogna che entrano in gioco.
Se pensate poi che in Italia non esistono ancora leggi precise e serie in tal proposito anche qui si comprende chiaramente come mai è facile incontrare lungo il cammino questa tipologia di persone.
Ultima domanda che vi riporto (non è l'ultima in sé ma è quella che vi riprendo io perché se no non finisco più il post, anche se interessante) è quella che la giornalista rivolge sempre alla dottoressa Santovecchi e che immagino chiunque vorrebbe fare, ovvero: Come se ne esce ?
La risposta che viene data è questa:

In una setta si acquisisce la sindrome dell'assedio: fuori c'è la negatività dentro invece c'è la salvezza. Dentro sono i salvati, fuori i dannati. Solo quando questo meccanismo di controllo si incrina diventa possibile mettere in discussione l'intero sistema e ci si libera...

Quindi alla fine dipende tutto dalla volontà dell'uomo. Ovviamente parliamo di una nuova acquisizione di volontà (visto che precedentemente invece non si è stati abbastanza forti) e di prendere una nuova consapevolezza della situazione generale.
Personalmente aggiungerei che non occorre avere paura né tanto meno vergognarsi di essere passati da questa situazione perché chi si dovrebbe vergognare è in realtà chi si approfitta dei momenti no della vita altrui.
L'articolo lo finisco qui. Spero di aver riportato qualcosa che possa essere stato di vostro interesse.
Se volete approfondire il discorso esistono numerosi siti che ne hanno già trattato in passato (alcuni ve li riporto sotto alla voce Fonti con incluso la fonte di questo articolo citato fino ad ora).



Fonte:

Articolo di Anna Tagliacarne, Le Psico sette fanno (anche) vittime illustri. Perché tutti abbiamo qualche debolezza", pubblicato su "F" di Cairo Editore, settimanale n° 6 del 12 febbraio 2014.

http://www.focus.it/community/cs/forums/thread/277948.aspx

Immagine da:

http://attualitanews.blogspot.it/

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