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martedì 9 aprile 2013

La zia Marchesa. Il secondo libro di Simonetta Agnello Hornby.

Non molto tempo fa avevo recensito in maniera positiva il libro di una scrittrice di cui fino ad allora avevo solo sentito nominare e che invece è una scrittrice di fama internazionale, parlo di: Simonetta Agnello Hornby.
Nel post di allora, il libro di cui avevo descritto, riguardava proprio quello che è stato il romanzo di esordio di questa scrittrice e che si intitola: La Mennulara.
Oggi invece, voglio scrivere di un altro suo testo, anche questo molto noto e che porta il titolo di:
La zia Marchesa.
Edito da Feltrinelli nel 2004, questo romanzo è il secondo testo scritto dalla Hornby (dopo la Mennulara, pubblicato nel 2002) che tratta sempre della Sicilia e di protagonisti di altri tempi.
Diviso in Due parti, il romanzo si compone di circa 318 pagine, contenenti 84 capitoletti o paragrafi a volte brevi, altri più lunghi, dove all'inizio di ognuno di essi vi si ritrova un proverbio siciliano come apertura.

LA TRAMA:

Ambientato nella seconda metà dell'Ottocento, nella provincia di Agrigento, il libro evoca attraverso i ricordi personali di Amalia Cuffaro, la storia della nobile famiglia Safamita e della baronessina Costanza, di cui la donna era stata balia e servitrice.
Ma non sono solo i ricordi di Amalia a raccontarci la storia, perchè essa in realtà si svolge a doppio filo: da un lato le memorie della donna, raccontate alla nipote Pinuzza, con cui vive in una grotta umida e malconcia; da altra parte il racconto viene anche svolto dalla narratrice stessa attraverso la storia di Costanza.
In una Sicilia che cambia a causa del crollo del regno borbonico e della vendita dei beni ecclesiastici, dove ha origine così quel potere oscuro e fattosi nel tempo sempre più forte quale è la Mafia, le storie dei Safamita, aristocratici di elevata importanza, si fanno avanti prepotentemente.
In particolar modo, la storia di Costanza, amata e protetta dal padre ed odiata invece dalla madre che preferiva avere un erede maschio.
Nata rossa di capelli, in una Sicilia ancora superstiziosa (ricordate Rosso Malpelo ?), Costanza si trova così a ricercare un amore materno che non troverà mai e a dover combattere contro i pregiudizi sul colore della sua testa.
Quando il padre, il barone Domenico Safamita, a fronte delle delusioni avute dai due figli maschi, designa Costanza come unica erede del prestigio e delle ricchezze dei Safamita, iniziano dei nuovi guai per questa povera giovane donna che si ritroverà così ad affrontare una vita mondana di cui in realtà non vorrebbe far parte e che la vede costretta ad acquisire una nuova identità sociale.
Il matrimonio con il marchese Pietro Patella di Sabbiamena, affascinante ma "spiantato e dissoluto" (definizione riportata nel retro del testo) avrà una rotta di alti e bassi che si concluderanno in maniera brusca per la giovane Safamita.

CONCLUSIONE:

Come per il primo romanzo, La Mennulara, anche con questa seconda opera, La zia Marchesa, ci ritroviamo in Sicilia.
Solo che stavolta non è più la Sicilia moderna degli anni '60, ma invece, come abbiamo visto sopra, si tratta di una Sicilia ancora arcaica dell'Ottocento che però va trasformandosi pian piano.
Il romanzo prende in analisi 36 anni di storia della famiglia Safamita ed il lettore a tutto il tempo per imparare a conoscere queste figure così complesse e delicate.
La scrittrice rivela, attorno alla storia di questa famiglia, parte di quella storia siciliana che ha visto il mondo aristocratico perdere fascino e potere con la nascita del Regno d'Italia.
Anche questo romanzo vede delle donne come protagoniste.
Se nella Mennulara vi era la storia di Rosalia Inzerillo, serva e "criata" (balia-domestica), della nobile famiglia degli Alfalippe; adesso invece, con La zia Marchesa, le donne sono due: da una parte la povera Amalia Cuffaro, anche lei balia e serva di una famiglia potente; dall'altra parte Costanza ricca e gentile d'animo che viene sopraffatta dagli eventi che la circondano e che sono piu' grandi di lei.
Libro che, nonostante certi dialettismi (di facile comprensione però perchè sono più italianizzati), si legge in maniera scorrevole e che affascina il lettore fino alla fine.
Figure nel complesso ben definite e di cui poco per volta la sapiente mano della scrittrice ne svela i segreti più nefasti.
Simonetta Agnello Hornby si conferma con questo libro una scrittrice abile e attenta ai dettagli.




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