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Arrivo tardi come al solito nel mondo informatico e mi cimento
cosi' per la prima volta con un Blog ....
Ma come dice il famoso detto popolare "Meglio tardi che mai".
Il seguente Blog tratta pertanto svariati argomenti: si va dalla vita personale a Fotografie, dalla Letteratura all'Arte in generale (Musica, Teatro, Cinema), dalla Storia alle Biografie di personaggi famosi, Viaggi, Ricette di Cucina, Eventi e notizie in generale.
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martedì 19 marzo 2013

Anton Cechov. Vita attraverso le lettere.

Pubblicato dalla casa editrice Einaudi, la prima volta nel 1960 (riedito poi nuovamente nel 1989), nella collana Gli Struzzi, il libro "Anton Cechov. Vita attraverso le lettere", seppur datato è uno di quei testi che non puo' assolutamente mancare nelle collezioni degli amanti della storia del teatro e delle biografie.
Composto da 323 pagine (corredate anche di immagini e fotografie varie), curato nel profilo biografico introduttivo, niente di meno che dalla grande scrittrice Natalia Gintzburg, il libro ripercorre la vita del famoso medico e scrittore russo, attraverso la corrispondenza e i diari privati dello stesso autore, in un periodo che va dal 1883 al 1904.
Segue pertanto sotto un rapido sguardo alla vita e alle opere dello scrittore piu' amato dai russi e dal resto del mondo agli inizi del '900.


ANTON CECHOV  BIOGRAFIA ED OPERE:

Nato a Taganrog (piccola città della Russia del Sud, sul Mar d'Azov), il 17 gennaio 1860, Anton è il terzogenito di una famiglia numerosa.
I nonni paterni erano stati servi della gleba e nel 1841 erano riusciti a riscattare la propria libertà pagando una grossa somma di denaro.
Il padre, Pavel Jegorovic, fu per anni contabile, poi riusci' a metter da parte del denaro sufficente per poter aprire un piccolo negozio in cui si vendevano: zucchero, granaglie, farina, spezie e cosi' via.
La figura del padre è stata per la famiglia Cechov un peso ed un tormento per tutta la loro vita.
Dispotico e autoritario, con manie religiose, infatti, l'uomo aveva l'abitudine di picchiare i propri figli.
La madre invece era una donna sottomessa ed insicura, rassegnata e sfiorita dalle numerose gravidanze. Le figure dei genitori, di cui Anton non riusci' mai a liberarsi del tutto nell'arco della propria vita (anzi dovette pure accollarsene il peso economico una volta divenuto famoso come scrittore), compaiono spesso nei racconti di Cechov che trae ispirazione per alcuni personaggi di particolare fattura.
Nell'agosto del 1868, Anton, si iscrive presso il ginnasio della propria città di nascita con in testa l'idea di studiare in futuro Medicina per diventare dottore. La licenza ginnasiale però la prenderà alla fine a Mosca, dove la famiglia dovette tutta trasferirsi a causa dei problemi economici del padre e dopo la messa in vendita della casa in cui fino ad allora erano vissuti.
Nel 1875, i fratelli di Anton, Aleksandr e Nikolaj, stanchi dei soprusi del padre, decisero di abbandonare la casa e di trovare una propria strada di vita, il primo come precettore, l'altro come studente e futuro artista disegnatore.
A Mosca, i Cechov, inizialmente vivevano in umilissime condizioni (quasi poveri) tutti insieme in un unico piccolo appartamento sempre sotto il controllo dispotico del padre.
Nell'Agosto 1879, Anton prese la licenza ginnasiale ed ottenne grazie ai suoi risultati eccellenti negli studi anche una borsa di studio che gli permise di iscriversi presso la facoltà di Medicina di Mosca.
A 19 anni il giovane prese le redini in mano e divenne il capofamiglia facendo così ricadere su di sè tutte le responsabilità piu' grandi. Il padre, che iniziò ad essere anche un alcolizzato, non potè fare altro che accettare in silenzio la situazione seppure livido di rancore.
Nel 1881, inizia a scrivere piccole commedie e racconti per poter sopravvivere, collaborando così con riviste e giornali quali "Lo Spettatore" e "La Cicala".
L'anno successivo incontra Lejkin, direttore del periodico "Schegge" che assume Anton ed il fratello Nikolaj presso la propria redazione stabilendo un compenso di 8 copeghe a riga per Anton, mentre l'altro fratello doveva illustrarne le storie coi suoi disegni.
I racconti dovevano essere brevi, leggeri, comici e tenere conto della pesante censura russa.
Firmandosi con lo pseudonimo Cechonte, Anton iniziò a inviare materiale al proprio editore Lejkin che nel 1882 gli pubblico' i racconti: La Morte dell'impiegato ed  Il grasso e il magro.
I lettori furono fin da subito entusiasti di leggere i racconti del giovane medico che sapeva far ridere ma allo stesso tempo commuovere gli animi.
Nel giugno 1884, diventa finalmente medico laureandosi ed iniziando la propria attività presso l'ospedale di Zvenigorod.
Abbandonata la povertà in cui vivevano, adesso la famiglia Cechov, grazie ad Anton, riesce ad avere un tenore di vita migliore (tanto che riuscirono persino ad affittare una villa a Babkino per le vacanze estive) e a permettersi un nuovo appartamento, piu' grande, a Mosca in un quartiere meno povero e piu' signorile.
Nel dicembre 1885, Cechov viene invitato come ospite da Lejkin a Pietroburgo, capitale politica e culturale della Russia, dove conosce e stringe amicizia con il miliardario Aleksej Suvorin, famoso direttore del quotidiano russo "Tempo Nuovo".
Suvorin, propone subito al giovane medico di scrivere e collaborare al proprio giornale (per dodici copeghe a riga come ricompensa) ed Anton accetta senza esitazioni.
Tornato a Mosca, infatti, invia subito il suo racconto Requiem a Suvorin, mentre due anni dopo, nel 1887, manda in stampa ben 16 racconti, tra questi vi è anche la sua prima opera teatrale: Ivanov.
Ivanov, dramma in 4 atti, viene rappresentato per la prima volta presso il teatro Kors di Mosca, nel novembre 1887. Sul manifesto compare finalmente il vero nome di Cechov, senza pseudonimi di mezzo.
Nel 1888, pubblica il suo primo romanzo lungo: La steppa, con questo romanzo Cechov riceve numerosi elogi da parte del mondo culturale russo, tanto che viene paragonato a scrittori quali Tolstoj e Gogol' e riceve inoltre una grossa somma di denaro di mille rubli.
In marzo dell'anno seguente, muore il fratello Nikolaj, malato di tifo.
Addolorato per questa sua cara perdita, Anton, si trasferisce per circa un anno a Yalta, dove scrisse l'opera "Una storia noiosa" per poi far ritorno a Mosca e scrivere "Lo spirito dei Boschi".
Nel 1890 dichiara a Suvorin di voler effettuare un viaggio verso Sachalin, in Siberia, luogo di deportazione di politici e uomini comuni russi, per poter scrivere un documentario sullo stato di prigionia. Nonostante tentarono in molti a fargli rinunciare a questa idea, nell'aprile dello stesso anno, Anton inizia il suo lunghissimo estenuante viaggio alla vota di Sachalin (ben 11.000 chilometri che gli costarono due mesi di viaggio solo per arrivare sul luogo).
Quando pero' fece ritorno a casa, nonostante avesse visto coi propri occhi le torture fisiche e le pesanti condizioni a cui i carcerati erano costretti a vivere, Anton non se la sentì subito di scrivere di Sachalin e decise di rimandarne la scrittura. Inizio' invece la stesura di un nuovo racconto lungo
"Il Duello" a cui si dedicò con piacere.
Nel marzo del 1891, Suvorin gli propone di accompagnarlo in viaggio per l'Europa.
Cechov accettò ed insieme visitarono così diverse nazioni, tra queste: l'Austria, l'Italia, la Francia e fecero ritorno a Mosca solo due mesi dopo.
Tornato in famiglia, con i suoi fratelli e i genitori, affittarono per le vacanze estive una casa a Bogimovo, dove lì finì di scrivere il racconto "Il Duello" e lo consegnò a Suvorin.
In settembre fece ritorno a Mosca con in mente però l'idea di comprare una casa in campagna per poter scrivere e lavorare in pace. Circa 7 mesi dopo quell'idea diventò realtà, grazie all'acquisto di una villa in un paesetto di campagna chiamato Melichovo dove vi si trasferì nel marzo del 1892 insieme ai genitori, alla sorella Marija e ai fratelli.
Con la sorella Marija, Cechov ha sempre avuto rapporti di totale affetto, quasi di gelosia, tanto che a Melichovo, quando in estate va a trovarli un suo amico, un certo Smagin, che innamoratosi della ragazza chiede di poterla sposare, Anton si chiude in sè stesso e si oppone al matrimonio facendo così in modo che la giovane rinunciasse.
Oltre a scrivere, a Melichovo, Cechov si dedica anche alla sua professione di medico, curando i contadini del paese senza farsi pagare perchè erano tutti poveri.
Nella sua nuova casa di campagna decise anche di non mandare più i suoi racconti a "Tempo Nuovo" la rivista di Suvorin, ma di inviarli invece a "Pensiero Russo", rivista di tendenze più liberali.
Su questa nuova rivista venne pubblicato il racconto "La corsia n°6", definita come una tra le migliori opere di Cechov.
"La corsia n°6" è un lungo racconto ambientato in ospedale di provincia, dove un medico finisce per subire il fascino di un pazzo del reparto psichiatrico. Al medico sembra che solo quel pazzo sia dotato di intelligenza e che meriti di essere ascoltato. Inizia così a rifiutare la frequentazione delle persone sane mentalmente e ad ignorare i colleghi dell'ospedale che ritiene ipocriti, alla fine anche il medico finisce per essere ospite del reparto psichiatrico.
Tra il lavoro di scrittore e quello di medico, Anton Cechov trovò lo stesso il tempo per frequentare delle donne, da cui era affascinato. A Melichovo iniziò una relazione con una amica di sua sorella, Lika Mizinova, ma non intendeva fare sul serio con lei.
La ragazza presa da gelosia inizia a fare così dei dispetti allo scrittore e diventa amante di un uomo sposato, Popatenko, anch'egli frequentatore ed ospite di casa Cechov. Non appena però l'uomo scopre che la donna è rimasta incinta decide di lasciarla.
Anton e Marija restano delusi dal comportamento dell'uomo ma decidono comunque di non esporsi e di non dire nulla.
Dopo l'opera "La Corsia n°6", Cechov scrive e pubblica anche "Il Monaco Nero" e finisce il "Documentario su Sachalin".
Nel 1894 la salute dello scrittore si aggrava e gli viene consigliato di trasferirsi a Yalta, sul mare. Cechov accetta e trascorre in una casa lì i mesi invernali ed è sempre in questo nuovo luogo che inizia a scrivere il dramma "Il Gabbiano".
In settembre viaggia e si reca in Italia, dove visita: Trieste, Venezia, Milano e Genova e infine rientra alla sua amata e odiata Melichovo.
Cechov come è noto, non è mai saputo stare fermo in un posto, ha sempre avuto voglia di viaggiare e conoscere cose, posti e persone nuove.
Così nell'estate del 1895 si reca a Poljana dove rende visita al grande scrittore Tolstoj.
Di Tolstoj Cechov scriverà nelle lettere a Suvorin: E' un uomo di grande talento, buono di cuore, ma fino ad ora non mi sembra che abbia un punto di vista definito sulla vita >>.
Nell'ottobre dello stesso anno, finisce di scrivere "Il Gabbiano", ma gli amici e i parenti gli fanno notare che l'opera riprende totalmente la storia vera di Lika e Poptenko nella quale si riconoscono i personaggi descritti. Cechov rimette così mano all'opera rendendo i personaggi meno simili a quelle che sono le persone reali su cui si basa la trama.
Il dramma viene rappresentato a Pietroburgo il 17 ottobre del 1896, risultando però un disastro totale e costringendo Cechov ad andarsene via deluso dal teatro.
Si reca a Mosca, dall'amico Suvorin, dove però la sua malattia si aggrava tanto da dover essere ricoverato in ospedale.
Come scrive la Ginzburg nel suo profilo biografico:

Di essere tubercoloso, Cechov lo sapeva da un pezzo, ma ora i medici gli avevano diagnosticato una tubercolosi grave, situata in tutta la zona alta dei polmoni. Doveva cambiare vita. Doveva nutrirsi bene, stare in riposo, e smettere di fare il medico. Egli chiese alla sorella e ai fratelli di tacere la gravità della malattia ai propri genitori.

In aprile torna così a Melichovo dove però smette di curare i poveri contadini.
Due anni dopo, nel maggio del 1898, Anton si sente meglio e riprende così in mano il mestiere di scrittore. Intanto gli arrivò anche una lettera, da parte di Nemirovic Dancenko, suo vecchio amico e ora collaboratore (come professore di arte drammatica) con Stanislavskij presso l'Accademia d'arte popolare di Mosca. Intendevano mettere in scena l'opera "Il Gabbiano"; titubante dopo il risultato disastroso ottenuto dalla rappresentazione precedente, Cechov finì con l'accettare solo dopo le varie insistenze dell'uomo.
In settembre, si reca così a Mosca, al Teatro di arte popolare, per vedere le prove di rappresentazione della sua opera. Li' conosce Olga Knipper, giovane attrice, di soli 28 anni, che interpretava Irina nel suo dramma. Cechov la trova fin da subito bravissima e scrive a Suvorin nelle sue lettere che ne è entusiasta.
In ottobre, Cechov è nuovamente a Yalta, sul mare, per la sua salute, lì arriva la notizia della morte di suo padre. In dicembre, acquista una casa nei pressi di Yalta.
Nel gennaio 1898, viene rappresentato nuovamente "Il Gabbiano" stavolta però per la prima volta con la compagnia teatrale di Stanislavskij e Dacenko che rendono l'opera un vero capolavoro con tanto di critiche positive da parte di pubblico e giornali.
Purtoppo Cechov non potè assistere a nessuna delle repliche a causa della sua salute cagionevole e dell'impossibilità di muoversi sino a Mosca.
Gli arrivavano pero' continui elogi da parte di tutti ed andò persino a trovarlo il giovane poeta Maksim Gor'kij, allora trentenne, con cui strinse amicizia.
Nel 1899, Cechov, delude il suo amico ed editore Suvorin, stringendo un accordo e firmando un contratto con un altro editore miliardario, tale Marks, che gli offrì ben 75000 rubli per avere tutte le sue opere presenti e future, escluse le commedie.
Con i soldi concessigli da Marks, Cechov costruì la sua nuova casa presso Autka (vicino Yalta) e dopo aver venduto quella di Melichovo, vi si trasferì con la madre e la sorella.
Ad Autka, scrisse opere come: La signora con il cagnolino e Zio Vanja.
Anche l'opera "Zio Vanja" venne affidata alle mani sapienti del teatro di arte popolare di Mosca dove Dancenko ne fece un successo teatrale assoluto.
Con tale scusa, Anton, potè inoltre rivedere l'attrice Olga Knipper, di cui si era totalmente invaghito.
Iniziò con lei una lunga frequentazione.
Nel gennaio del 1900, Cechov viene nominato membro della Accademia delle Scienze, nella sezione Letteratura, insieme a Tolstoj.
In agosto, inizia la stesura di un nuovo racconto, intitolato: Le tre sorelle.
L'opera narra la storia di tre sorelle, Ol'ga, Masa ed Irina, figlie del generale Prozorov, che vivono con il fratello Andrej e il marito di Masa in una casa della campagna russa, lontani dalla grande città.
Il loro unico sogno è di poter tornare a vivere a Mosca dove da bambine erano state felici.
La vita monotona di campagna viene però scossa improvvisamente da una guarnigione di ufficiali e nessuno dei sogni delle sorelle si avvererà mai.

Intanto la relazione tra lo scrittore e l'attrice Olga Knipper continuava, con lei che nelle lettere che gli spediva gli chiedeva di poter diventare sua moglie dopo la loro lunga frequentazione.
Dopo una sorta di rifiuto iniziale, Anton, acconsentì e sposò Olga in segreto (senza avvisare nessuno dei propri parenti o amici) nel maggio del 1901.
I familiari non accolsero benevolmente la notizia, sopratutto la sorella di Anton, Marja che era stata costretta per amor di suo fratello a non sposare gli uomini che le avevano chiesto la mano.
Inoltre Olga si trasferì nella casa di Yalta con il marito, dove ancora vivevano la suocera e Marja e quindi tra nuora, suocera e cognata, non fu proprio un rapporto propriamente sereno ed idilliaco.
Fortunatamente per lei però, il suo lavoro di attrice la portava a girare per i teatri della Russia.
Così in agosto Olga partì ed Anton si sentì rasserenato.
Nel frattempo, Cechov, aveva scritto in una lettera privata il proprio testamento in cui dichiarava di lasciare quasi ogni suo bene alla sorella Marja, mentre alla moglie lasciava poco e nulla (riteneva infatti che sua moglie fosse benissimo in grado di farcela da sola, grazie ai suoi impegni lavorativi teatrali).
Il matrimonio tra Anton Cechov e Olga Knipper durò solo tre anni e fu un rapporto strano fatto di pochi periodi di vita vissuta insieme e con molte lettere scritte.
Tutto il periodo del 1902 lo passò tra Yalta e Mosca, ma sentendosi sempre piu' stanco e ammalato preferiva di più restarsene alla casa sul mare. Nello stesso anno Olga abortì spontaneamente il loro primo figlio. Cechov iniziò così a scrivere i propri pensieri e le proprie vicende private su dei Quaderni e nello stesso tempo continuava anche a scrivere racconti.
Nell'ottobre del 1903 portò a termine l'opera "Il giardino dei ciliegi" ed inviò il manoscritto al teatro di arte popolare di Mosca, che lo mise in scena nel gennaio dell'anno successivo.
Anche quest'ultima opera venne accolta con clamore dal pubblico.
La malattia di Cechov però continuò a peggiorare e nel giugno del 1904, insieme alla moglie Olga, si recò a Berlino per farsi curare da un medico tedesco che proponeva nuove terapie e cure mediche.
Dopo tre giorni, si spostarono da Berlino e si recarono verso Badenweiler, nella Selva Nera, in una stazione termale, seguiti dal medico curante.
Nella notte del primo di luglio, verso le due, Anton, si svegliò d'improvviso ansimando, tossendo e delirando. Venne chiamato il medico e non appena questi arrivò Cechov pronunciò la frase "Ich sterbe" (che significa Io muoio) si lasciò cadere su un fianco e morì così.
Il corpo venne riportato a Mosca e lì sepolto.

CECHOV VITA ATTRAVERSO LE LETTERE E CONCLUSIONE:

Quella che ho riportato qui sopra è la biografia del grande scrittore russo Anton Cechov.
Nel testo "Anton Cechov. Vita attraverso le lettere" viene riportata, a grandi linee, in questa maniera proprio attraverso le lettere personali che lo scrittore teneva con i propri familiari, i propri amici, la moglie Olga e altri ancora.
Se ne ritrova così una immagine di un grande uomo costretto a vivere con i fantasmi del proprio passato, il padre e la famiglia, senza mai potersene liberare del tutto nella propria vita, senza crescere mai fino in fondo (ed ecco il perchè delle tante relazioni instabili prima dell'incontro con Olga).
Un uomo indurito dalle sue esperienze e dalla malattia capace di descrivere nelle proprie opere con lucida analisi critica la realtà che lo circondava (storie di fragilità umane in un contesto storico russo particolarmente duro e censorio di quell'epoca).
Quando scriveva diventava così finalmente sensibile e apriva le speranze a nuove occasioni.
In teatro solo Stanislavkj, sebbene le incomprensioni degli ultimi periodi su come allestire le sue opere erano diventate più frequenti, fu in grado di riproporne la bellezza e la drammaticità della sua scrittura.
Dunque, se volete comprendere qualcosa di piu' sul Cechov scrittore e sul Cechov uomo dovete affidarvi alla lettura del libro sopra citato e ne ricaverete una immagine intima totalmente differente da quelle riproposte dai soliti libri biografici.



immagine ripresa dal sito: www.asterischi.it

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